Si avvicina San Silvestro e anche se sarà un incontro per pochi intimi l'addio all'anno vecchio e il saluto a quello nuovo è stavolta particolarmente atteso. Perché? Inutile spendere parole. Il doppio venti è stato un anno orribile, per dirla con Lucio Dalla: «l'anno che sta arrivando tra un anno passerà». Eppure conviene sperare. E per dare fantasia ai pensieri e materializzare i sogni un buon bicchiere di spumante e qualche coccola gastronomica aiutano. Ecco l'ora del salmone affumicato.
Si avvicina San Silvestro e anche se sarà un incontro per pochi intimi l'addio all'anno vecchio e il saluto a quello nuovo è stavolta particolarmente atteso. Perché? Inutile spendere parole. Il doppio venti è stato un anno orribile, per dirla con Lucio Dalla: «l'anno che sta arrivando tra un anno passerà». Eppure conviene sperare. E per dare fantasia ai pensieri e materializzare i sogni un buon bicchiere di spumante e qualche coccola gastronomica aiutano. Ecco l'ora del salmone affumicato. Se vi pensate che sia uno sfizio della contemporaneità, magari un retaggio degli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, sbagliate di grosso. Già i greci mangiavano pesci d'acqua dolce affumicati, ma furono i romani a scoprire le delizie dei pesci d'Armorica insaporiti alla maniera degli abitatori della foresta Il salmone affumicato anche nella Roma imperiale era una delizia del palato. E per tutto il Medioevo fu cibo di popolo almeno al di là delle Alpi. Oggi è talmente richiesto che se ne produce di diverse qualità. Per queste nostre ghiottonerie scegliete il migliore Deve essere dell'Atlantico del nord possibilmente di cattura, se di allevamento basate che si allevamento biologico. E poi deve essere affumicato alla fichelle (cioè appeso) sul fuoco di betulla diretto. Dunque preferite l'affumicatura a caldo. State alla larga da salmoni a buon mercato spesso allevati in condizioni disastrose imbottiti di antibiotici e poi affumicati più l'ausilio di composti chimici che con il sottile soffio aromatico dei legni.Comunque sia l'anno doppio venti se ne va senza rimpianti. Ingredienti - 150 grammi di farina 00, 150 grammi di acqua, 200 grammi di burro di primo affioramento, 5 uova di media grandezza, un pizzico di sale, una macinata di pepe (facoltativo), 4 fette di pane da tramezzini, 300 grammi di salmone affumicato di prima qualità possibilmente in trancio e non a fette, 200 grammi di formaggio spalmabile, una decina di lamponi o 100 grammi di ribes rosso e bianco, un mazzetto di erba cipollina. Procedimento - Preparate una pasta choux (si chiama così perché i bignè che se ne ricavano sembrano dei piccoli cavoli) mettendo a scaldare 150 grammi di acqua in una pentola dove farete fondere 100 gr di burro nell'acqua aggiustando di sale (la pasta non deve essere salata, ma quasi neutra). Una volta che il burro si sia sciolto aggiungete la farina e mescolate con energia.L'impasto deve diventare una pala staccandosi dalle pareti della pentola.Lasciatelo raffreddare. Nel frattempo prepariamo i fiori col salmone. Con un coppapasta a forma di fiore (o altra forma che a voi piaccia) preparate le basi delle tartine dalle fette di pane da tramezzini. Tenetele da parte. Tritate finemente l'erba cipollina avendo cura di serbarne alcuni fili interi, e con il trito aromatizzate il burro residuo lavorandolo bene con un cucchiaio fino a renderlo quasi spumoso. Con metà del salmone affumicato fate una tartare(cubetti molto piccoli senza sfibrare il pesce però). Ora spalmate con il burro mantecate che se volete potete aggiustare di pepe spalmate le tartine poi sistemateci sopra un cucchiaio di tartare di salmone e guarnite o col lampone e con i chicchi di ribes. Passate in frigorifero per alcuni minuti. Ora riprendete l'impasto che si sarà più che intepidito e aggiungete una alla volta le uva.Dovete incorporare bene l'uovo prima di mettere il secondo girando continuamente. La pasta deve assumere una consistenza compatta ma non dura e deve essere traslucida. Ora versate l'impasto in un sac a poche e fate su una placca da forno coperta da un foglio di carta da forno dei mucchietti d'impasto. Infornate e cuocete per 20 minuti a 200 gradi ventilato, vedrete che i bignè si gonfiano, abbassata di dieci gradi e cuocete per latri dieci quindici minuti finché no sono ben dorati. Ora spegnete il forno e lasciate raffreddare con lo sportello del forno semiaperto. Ora con metà del salmone rimasto fate delle fettine, con l'altra metà fate una brounoise che aggiungerete mantecando a metà del formaggio spalmabile. Ora prendete i bignè, tagliatene la calotta e in metà bignè spalmate il formaggio aggiungendo una o due fettine di salmone, farcite l'altra metà dei bignè con l'impasto di formaggio e salmone. Richiudete i bignè e guarnite con un filo di erba cipollina. Servite insieme alle tartine e buon anno! Come far divertire i bambini - I bambini possono fare almeno tre operazioni:mantecare il burro con l'erba cipollina, incorporare il salmone nel formaggio spalmabile e aiutarvi a guarnire i bignè. Si sentiranno importanti! Abbinamento - A queste ghiottonerie potete abbinare qualsiasi spumante italiano meglio però se metodo classico. Particolarmente adatti sono o i rosé se amate una certa complessità al naso oppure i blanc des blancs se volete un incontro morbido con il palato.
(Arma dei Carabinieri)
Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone indagate per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro. Con l’aggravante del metodo mafioso.
Questa mattina, nei comuni di Gallipoli, Nardò, Galatone, Sannicola , Seclì e presso la Casa Circondariale di Lecce, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno portato a termine una vasta operazione contro un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti che operava nella zona ionica del Salento. L’intervento ha mobilitato 120 militari, supportati dai comandi territoriali, dal 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori «Puglia», dal Nucleo Cinofili di Modugno (Ba), nonché dai militari dell’11° Reggimento «Puglia».
Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, sono state eseguite misure cautelari di cui 7 in carcere e 9 ai domiciliari su un totale di 51 indagati. Gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo mafioso.
Tutto è cominciato nel giugno del 2020 con l’arresto in flagranza per spaccio di stupefacenti avvenuto a Galatone di un giovane nato nel 1999. Le successive investigazioni avviate dai militari dell’Arma hanno consentito di individuare l’esistenza di due filoni parallel ed in costante contatto, che si spartivano le due principali aree di spaccio della zona ionica del Salento, suddivise tra Nardò e Gallipoli. Quello che sembrava un’attività apparentemente isolata si è rivelata ben presto la punta dell’iceberg di due strutture criminali ramificate, ben suddivise sui rispettivi territori, capaci di piazzare gradi quantitativi di droga. In particolare, l’organizzazione che operava sull’area di Nardò è risultata caratterizzata da una struttura verticistica in grado di gestire una sistematica attività di spaccio di stupefacenti aggravata dal tipico ricorso alla violenza, in perfetto stile mafioso anche mediante l’utilizzo di armi, finalizzata tanto al recupero dei crediti derivanti dalla cessione di stupefacente, quanto al controllo del territorio ed al conseguente riconoscimento del proprio potere sull’intera piazza neretina.
Sono stati alcuni episodi a destare l’attenzione degli inquirenti. Un caso eclatante è stato quando,dopo un prelievo di denaro presso un bancomat, una vittima era stata avvicinata da alcuni individui armati che, con violenza e minaccia, la costringevano a cedere il controllo della propria auto.
Durante il tragitto, la vittima veniva colpita con schiaffi e minacciata con una pistola puntata alla gamba destra e al volto, fino a essere portata in un luogo isolato, dove i malviventi la derubavano di una somma in contanti di 350 euro e delle chiavi dell’auto.
Uno degli aggressori esplodeva successivamente due colpi d’arma da fuoco in direzione della macchina, uno dei quali colpiva lo sportello dal lato del conducente.
In un'altra circostanza invece, nei pressi di un bar di Nardò, una vittima era stata aggredita da uno dei sodali in modo violento, colpendola più volte con una violenza inaudita e sproporzionata anche dopo che la stessa era caduta al suolo con calci e pugni al volto, abbandonandolo per terra e causandogli la deformazione e lo sfregio permanente del viso.
Per mesi i Carabinieri hanno seguito le tracce delle due strutture criminose, intrecciando intercettazioni, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree. Un lavoro paziente che ha svelato un traffico continuo di cocaina, eroina, marijuana e hashish, smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona.
Nell’organizzazione, un ruolo di primo piano è stato rivestito anche dalle donne di famiglia. Alcune avevano ruoli centrali, come referenti sia per il rifornimento dei pusher sia per lo spaccio al dettaglio. Altre gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllavano gli approvvigionamenti e le consegne, alcune avvenute anche alla presenza del figlio minore di una di loro. Spesso utilizzavano automobili di terzi soggetti estranei alla compagine criminale con il compito di “apripista”, agevolando così lo spostamento dello stupefacente.
Un’altra donna vicina al capo gestiva per conto suo i contatti telefonici, organizzava gli incontri con le altre figure di spicco dell’organizzazione e svolgeva, di fatto, il ruolo di “telefonista”. In tali circostanze, adottava cautele particolari al fine di eludere il controllo delle forze dell’ordine, come l’utilizzo di chat dedicate create su piattaforme multimediali di difficile intercettazione (WhatsApp e Telegram).
Nell’azione delle due strutture è stato determinante l’uso della tecnologia e l’ampio ricorso ai sistemi di messaggistica istantanea da parte dei fruitori finali, che contattavano i loro pusher di riferimento per ordinare le dosi. In alcuni casi gli stessi pusher, per assicurarsi della qualità del prodotto ceduto, ricontattavano i clienti per acquisire una “recensione” sullo stupefacente e quindi fidelizzare il cliente.
La droga, chiamata in codice con diversi appellativi che ricordavano cibi o bevande (come ad es. “birra” o “pane fatto in casa”), veniva prelevata da nascondigli sicuri e preparata in piccole dosi prima di essere smerciata ai pusher per la diffusione sul territorio. Un sistema collaudato che ha permesso alle due frange di accumulare ingenti profitti nel Salento ionico, fino all’intervento di oggi.
Il bilancio complessivo dell’operazione è eloquente: dieci arresti in flagranza, il sequestro di quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana, che avrebbero potuto inondare il territorio con quasi 5.000 dosi da piazzare al dettaglio.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti dai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, ha condiviso l’impostazione accusatoria della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, emettendo dunque l’ordinanza di custodia cautelare a cui il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ha dato esecuzione nella mattinata di oggi.
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