2019-11-25
Sfiorato un altro ponte Morandi su un'autostrada sotto inchiesta
Un fiume di fango abbatte un pezzo della A6 a Savona. Nessuna vittima. Sull'infrastruttura, che i Gavio hanno comprato dai Benetton, indagano i pm dopo un esposto. Luigi Di Maio: «Basta concessioni senza manutenzione». A soli 60 chilometri dal Ponte Morandi, su un tratto di strada sotto inchiesta per la scarsa manutenzione dei viadotti, ieri si è rischiata una seconda tragedia: un fronte di frana probabilmente causato dai diluvi degli ultimi giorni, stando ai primi accertamenti, potrebbe aver travolto e tirato giù un pezzo del viadotto Madonna del Monte, lungo la Torino-Savona, tratto dell'Autostrada dei fiori in concessione al gruppo Gavio, il quale la acquistò nel 2012 da Atlantia della famiglia Benetton. Per ora, miracolosamente, non sono state rinvenute vittime. Unità cinofile hanno setacciato la zona alla ricerca di automezzi sotto i diversi metri di fango che sono scesi giù dal costone. La terra melmosa ha investito i tralicci di sostegno di entrambe le lingue di asfalto, ma è crollato solo l'impalcato della carreggiata in direzione Torino, lasciando sospeso nel vuoto il guard rail. L'altra carreggiata è rimasta in piedi, anche se sarà valutata la sua tenuta prima di riaprirla al traffico. Bisognerà attendere le verifiche strutturali dei Vigili del fuoco e dei consulenti della Procura di Genova, però, per stabilire le cause del crollo e per assolvere da ogni responsabilità la società concessionaria, affibbiando tutta la colpa al maltempo. Che da giorni ormai sta flagellando la Liguria. Le frane hanno lasciato diverse comunità isolate. Per raggiungere la Valbormida, per esempio, c'è solo la ferrovia. «Un terzo della pioggia di un anno è caduto nelle ultime 48 ore», ha spiegato il governatore ligure Giovanni Toti, che chiederà al più presto lo stato di emergenza. Il ministro alla Infrastrutture Paola De Micheli sarà a Savona oggi per un sopralluogo. «Il Madonna del Monte sembrava anche il viadotto che stava meglio degli altri», commenta l'ingegnere Paolo Forzano, presidente del comitato di cittadini che si batte per ottenere più manutenzione su quel tratto di strada. E che ha presentato l'esposto in Procura dal quale, lo scorso febbraio, sono partite le indagini dei mangistrati. Tra Altare e Ferrania, sostiene l'ingegnere, la fragilità dei ponti è chiarissima. L'ingegnere ha segnalato che al posto degli interventi di sostanza, necessari in quel tratto stradale, erano stati effettuati dei semplici lavori di cosmesi. C'era stato, insomma, solo qualche ritocco. A settembre 2018, dopo aver depositato l'esposto, l'ingegnere è stato ascoltato dal procuratore Ubaldo Pelosi. A febbraio di quest'anno, come riportato dal Secolo XIX, gli investigatori si sono presentati nelle sedi di Autofiori. Come è successo per il Morandi, anche se la situazione è diversa, non mancheranno le polemiche. «Noi avevamo monitorato tutto. Il punto chiave è che la frana ha preso in pieno l'autostrada. Il problema è dovuto a un disseto idrogeologico», ha detto il presidente della società Luciano Pasquale. «Ma i controlli», ha ribadito l'ingegnere Forzano con La Verità, «devono essere effettuati da enti terzi e con le migliori tecnologie disponibili». «Vedere un altro ponte crollare nella stessa regione in cui è crollato il Morandi, con un altro concessionarie che non sono i Benetton», ha invece incalzato il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, «continua ad avvalorare la nostra tesi che questi concessionari che non manutengono ponti e strade non devono avere più concessioni». Certo il problema resta. Se viaggiare in autostrada comporta rischi di morte, agli utenti poco interessa se a uccidere sia un difetto strutturale o una causa esterna. E se l'autostrada è oggetto da tempo di un'inchiesta, i Gavio sono da tempo immemore al centro di polemiche. Dirigenti della holding sono stati processati e assolti per la cessione nel 2005 alla Provincia di Milano del 15 per cento delle azioni della Milano-Serravalle. Una plusvalenza per cui in Appello la Corte dei conti ha condannato a luglio l'intera giunta provinciale dell'allora presidente Ds Filippo Penati, l'ex capo di gabinetto Giordano Vimercati, l'ex segretario generale Antonino Princiotta a risarcire un danno di 44,5 milioni di euro. Polemiche anche per le intercettazioni dell'inchiesta Grandi opere in cui emergeva il possibile conflitto d'interessi del professore Maurizio Maresca, consulente del gruppo Gavio, dell'Aiscat (l'associazione delle concessionarie), di Atlantia, ma anche del governo Renzi per la razionalizzazione delle concessioni e del ministro Graziano Delrio per la struttura di missione che ha perorato la causa della proroga delle concessioni davanti alla Commissione di Bruxelles. «Fino a oggi noi abbiamo avuto mandato da Gavio a fare i suoi interessi… e questo va benissimo… ma in una logica di collaborazione con lo Stato… se adesso noi… cosa facciamo?», chiedeva il professore al figlio Davide nel giugno 2015. All'epoca i carabinieri evidenziarono ai pm gli incontri di Maresca con Alberto Bianchi, oggi indagato per traffico di influenze per i rapporti con un altro concessionario autostradale, il gruppo Toto, a cui avrebbe fatto da trait d'union con il Gilgio magico. «Sto andando da un nostro amico... ma non amico amico che uno pensa amico… amico ! Nostro amico!», annunciava Maresca al presidente dell'Aiscat Fabrizio Palenzona prima di incontrare Bianchi. Palenzona raccomandava a Maresca «di non accontentarsi di una semplice rassicurazione da parte dell'amico, nella considerazione che gli eventi si stanno sviluppando in senso opposto ai loro interessi». E in un'altra intercettazione Maresca spiegò al figlio Davide: «Delrio non intende avallare le pretese dei Gavio». E aggiunse: «Noi stiamo collaborando con la Presidenza del Consiglio... col ministero... per fare delle cose... se cambiano le posizioni del governo su queste vicende qua è chiaro che i nostri clienti potranno non essere contenti». Maresca, che si stava occupando degli altri tratti autostradali dei Gavio (che per la Savona-Torino sono prorogati fino al 2038) temeva che per colpa di Bruxelles non venissero rinnovate le concessioni. «Anche arrivare al 2028 è una situazione molto complessa», sosteneva. Ma successivamente qualcosa si deve essere sbloccato e ad aprile 2018 la Sias dei Gavio ha ottenuto la proroga della concessione sino al 2030. Al governo c'era ancora il Pd, con premier Paolo Gentiloni. Un anno prima era stato approvato un emendamento a favore dei Toto. Sul quale stanno indagando la Guardia di finanza e la Procura di Firenze.Ha collaborato Patrizio Canestri