2025-02-06
Il buongusto trionfa sugli euroburocrati. Crolla il consumo di grilli e larve in Italia
Nonostante la spinta per introdurre farina di insetti nei pasti la gente non ci casca.Si è giocata una partita tra l’ideoinsettologia (l’ideologia degli insetti a tavola) dei burocrati europei (politici compresi) e le papille gustative degli italiani che hanno vinto alla grande. Papille gustative contro burocrati: dieci a zero.Grilli, larve e schifezze varie non hanno fatto presa sugli italiani e la moda degli insetti nel piatto è durata come la neve al sole d’agosto. Secondo una proiezione di Coldiretti su dati Istat il mercato delle importazioni di questi insetti, per consumo alimentare, ha registrato nel 2024 un crollo del 30%. I numeri, come al solito, vincono su ogni ideologia e parlano più chiaro di qualsiasi altro discorso: si è passati da 17.600 chili di importazione nel 2023 agli 11.500 del 2024. Un crollo verticale che decreta, in modo direi abbastanza definitivo, che gli italiani hanno provato, gli hanno fatto sostanzialmente schifo e sono tornati indietro. Rimane tuttavia un residuo di italiani che preferiscono gli insetti e le larve ai cibi del Made in Italy. Io, un po’, questo popolo me lo immagino: deve essere gente talmente affezionata agli insetti che d’estate espone il proprio corpo, soprattutto sul far della sera, nudo e senza cospargerlo di Autan perché, oltre che mangiarli, godono anche dall’essere punti dagli insetti stessi. Se poi sono larve vanno in visibilio. Li vedo gonfi come palloni dalle punture di insetti e con i piatti pieni dei medesimi insetti, magari morti, accompagnati dal contorno di larve.Non è solo una questione di numeri relativi al consumo, ma da un’indagine di Noto Sondaggi emerge la contrarietà del 78% degli italiani al consumo di alimenti che contengono insetti anche in farina. La Coldiretti ha ben ragione nel ritenere che il consumo di questi prodotti «è lontanissimo dalla cultura gastronomica nazionale» e inoltre «solleva importanti interrogativi riguardo alla salute e alla sicurezza alimentare e ambientale». Infatti, c’è un problema considerevole che riguarda le allergie, essendo che la maggior parte di questi insetti viene prodotta e trasformata in paesi extra europei come, tra l’altro, il Vietnam, la Thailandia e la Cina (si salvi chi può). Purtroppo, dal primo gennaio 2018, un regolamento della Ue permette di riconoscere gli insetti sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali importati da paesi terzi. È ancora Coldiretti che ci ricorda che in occasione dell’arrivo sul mercato dei primi prodotti a base di insetti «aveva chiesto che la loro presenza fosse indicata in etichetta poiché il consumo di questi insetti può causare reazioni nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere». Sono anni che in Europa rompono le palle per la trasparenza degli alimenti nei confronti dei consumatori e sulla tracciabilità di tutti gli alimenti stessi. Infatti, grazie alle norme europee, se compri una bistecca manca poco che arrivi a sapere a che guerra mondiale aveva partecipato il bisnonno che ha allevato quella mucca o quell’ovino o quel bovino da cui la carne è stata presa. Però, nel caso degli insetti, invece, hanno lasciato che ognuno facesse il cacchio che voleva, cioè ci troviamo nell’assurdo per il quale i prodotti tra i più sani del mondo, cioè quelli della dieta mediterranea, vengono sottoposti a costosi, ricorrenti e petulanti controlli per i produttori mentre per gli insetti e le larve che vengono dalla Cina, giustamente, dopo l’esperienza del Covid, stiamo tranquilli e beati e ce li mangiamo perché a Bruxelles hanno deciso, sull’onda della transizione green, che questi insetti importati da Paesi dall’igiene dubbia tanto quanto quella di uno che si fa il bagno ogni due mesi, ebbene, su quelli si insiste di meno. Perché succede tutto questo? Sicuramente dietro ci saranno interessi economici e commerciali, magari qualcuno che a Bruxelles ha chiuso un occhio sulla regolarità di queste importazioni, magari rientra in accordi che a loro volta sono contenuti all’interno di protocolli green, magari questo e magari quello, fatto sta che alle ideologie non importa un fico secco della realtà. Lo decidiamo noi che è giusto così e quindi è giusto così per tutti. Fine della discussione. Punto. Capisco che possa sembrare un ragionamento eccessivamente sintetico ma ho, come si diceva una volta, la certezza morale di quello che sto scrivendo. Avviene veramente così. A questi ideologi europei, degli effetti delle loro scelte sulla vita delle persone (vedi le allergie) o degli effetti economici (vedi depauperamento del Made in Italy) non gliene fotte assolutamente una beata mazza. Del resto, lo abbiamo visto anche con le auto elettriche. Stessa storia: calo verticale degli acquisti e quindi della produzione, problemi enormi per chi non può cambiare la macchina dovendo con la macchina lavorare. È sempre la solita solfa. Sono talmente testardi che neanche se si sfracellano la testa contro gli scogli della realtà cambiano idea. Mi sono convinto che ciò dipenda da questo: la scatola cranica che viene fracassata contro gli scogli della realtà contiene, palesemente, così poca materia grigia da non incidere sulla stessa. Anche con la testa fracassata dal comportamento dei consumatori, e in questo caso degli italiani, loro, col microcefalo che hanno a disposizione, continuano a pensare che sia giusto quello che hanno deciso. Si tratta del famoso cervello che può essere contenuto in una noce. Lo traduciamo per i burocrati europei: è il nat-brain.