Oggi arriva il piano di Bruxelles per rilanciare il comparto: il gruppo, che fino a poco tempo fa spingeva l’elettrico, adesso tifa per un cambio di passo. Dopo l’Italia, anche la Francia diffonde dati allarmanti sulle immatricolazioni: -22% rispetto al pre Covid.
Oggi arriva il piano di Bruxelles per rilanciare il comparto: il gruppo, che fino a poco tempo fa spingeva l’elettrico, adesso tifa per un cambio di passo. Dopo l’Italia, anche la Francia diffonde dati allarmanti sulle immatricolazioni: -22% rispetto al pre Covid. Se l’Italia piange, i cugini d’oltralpe non hanno motivi per ridere. Dopo i dati sulle immatricolazioni di febbraio nel nostro Paese con un vistoso calo del 6,3%, ieri è stata la volta di quelli in Francia. Anche qui la crisi batte duro a dimostrazione che servirebbero misure importanti da parte della Commissione europea. Il piano di azione per l’auto che sarà presentato oggi è solo un primo passo, un’aspirina per un settore che è malato grave. Il ministero francese della Transizione economica ha segnalato che il 2024 ha visto un calo delle vendite di auto nuove del 3,4% e di ben il 22,3% sul 2019, nel periodo pre Covid. Una flessione che «si inserisce in un contesto di significativa ristrutturazione dell’offerta», hanno commentato i tecnici ministeriali. La soluzione che continua a piacere ai consumatori è l’ibrido-benzina che l’anno scorso ha superato il motore termico, con una quota del 33,4%. Nel 2024 in Francia sono stati immatricolati 1,755 milioni di autovetture nuove e sono stati venduti 5,485 milioni di vetture usate (+2,9% dopo un 2023 di flessione record). L’età media dei veicoli sul mercato dell’usato si è stabilizzata a 10,6 anni. I motori termici a benzina non solo non sono abbandonati ma continuano a crescere. A gennaio 2025, la loro quota è aumentata notevolmente rispetto al mese precedente di 9,8 punti, attestandosi al 70,8% (inclusi gli ibridi non ricaricabili). In crescita anche la quota delle auto ibride a benzina non ricaricabili, che aumentano di 7,7 punti, raggiungendo il 44% delle vendite. La quota dei motori diesel (inclusi gli ibridi non ricaricabili) è scesa leggermente di 2,2 punti, attestandosi al 5,1%. La vendita di auto elettriche è aumentata di soli 1,2 punti, raggiungendo il 17,0% del mercato.È questo il contesto in cui sarà calato oggi il piano di azione dell’auto di Bruxelles, che prevede di spalmare su tre anni le multe sulle emissioni di CO2 delle case produttrici e introduce il concetto di neutralità tecnologica al 2035, ipotizzando la possibilità per le vetture a zero emissioni di non essere alimentate solo a batteria, ma con efuel. Previste poi iniziative sulla guida autonoma, sul sostegno al settore delle batterie e sugli incentivi. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di progetti pilota su larga scala per la guida autonoma. Quanto alle batterie, l’Europa è in forte ritardo e l’intenzione è di colmare il gap, creando filiere di fornitura più solide. Le batterie importate sono più economiche. Il presidente ha riconosciuto che i veicoli elettrici non possono essere costosi a causa delle batterie ma non è nemmeno possibile creare nuove dipendenze. Dichiarazioni di buonsenso che riconoscono le difficoltà del settore automotive ma che non hanno nulla a che vedere con un ripensamento radicale della strategia green. «Dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati», continua a ripetere come un mantra la Von der Leyen. Stupisce però che Stellantis apprezzi il pragmatismo della Commissione dopo che con l’ex ad, Carlos Tavares, si era opposta a qualsiasi ripensamento rispetto alla tabella di marcia della transizione ecologica. Ieri una nota dai toni entusiastici: «Stellantis accoglie con favore gli annunci della presidente della Commissione Von der Leyen dopo il secondo incontro del dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea. Apprezziamo inoltre l’impegno, la proattività e il pragmatismo di tutti i commissari e vicepresidenti esecutivi partecipanti, in particolare del vicepresidente Stéphane Séjourné e del commissario Apostolos Tzitzikostas». Sembra passato un secolo (ma era il settembre 2024) da quando Tavares definiva «surreale cambiare le regole sulle emissioni di CO2» mentre Acea chiedeva all’Unione europea di attivare una rara procedura d’urgenza per posticipare di due anni l’applicazione delle sanzioni. Parlando all’Afp, il manager diceva che «dal punto di vista della concorrenza, che è così cara all’Unione europea, sarebbe surreale cambiare le regole ora. Tutti conoscono le regole da molto tempo, tutti hanno avuto il tempo di prepararsi, e quindi ora stiamo correndo». Non solo. Diceva che il gruppo «si è imposto da un punto di vista etico di non acquistare crediti» (che permettono ai produttori più inquinanti di unire le forze con i meno inquinanti, come Tesla), «perché pensiamo di dover davvero dare un contributo alla riduzione delle emissioni».Ieri invece grandi applausi alla rimodulazione delle sanzioni sulle emissioni. Nella nota si dice anche che l’azienda condivide «l’importanza attribuita all’innovazione, in particolare al software e alla guida autonoma» e «l’impegno della Commissione a esplorare la possibilità di fornire supporto diretto ai produttori di batterie dell’Ue. La creazione di campioni europei in settori critici come batterie elettriche, semiconduttori, Intelligenza artificiale e dati e la garanzia dell’accesso alle materie prime chiave», sottolinea la nota, «sono la spina dorsale di un’industria automobilistica europea forte». Il gruppo chiede poi di accelerare la conversione dell’emendamento in legge. «Questa iniziativa, insieme a un ulteriore supporto agli incentivi fiscali e di acquisto mirati, all’energia più economica (verde) e agli investimenti nelle infrastrutture di ricarica può essere un acceleratore verso l’elettrificazione».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.