2025-11-03
Il criminale è di colore? Scatta la censura
Dopo l'attentato di Huntingdon, dove sabato due uomini sono saliti su un treno diretto a King’s Cross a Londra e hanno iniziato ad accoltellare i passeggeri, le autorità prima hanno taciuto l’identità degli aggressori. Poi si sono limitate a ricordare la loro cittadinanza britannica. È l’ennesima ipocrisia progressista.La cittadina britannica di Huntingdon, nel Cambridgeshire, ha fatto da cornice alla mattanza. Sabato, intorno alle 19.40, due uomini sono saliti su un treno diretto a King’s Cross a Londra e hanno iniziato ad accoltellare selvaggiamente i passeggeri. Hanno colpito undici persone (alcune delle quali sono ancora in pericolo di vita) mettendo in scena uno spettacolo raccapricciante: le vittime apparentemente incredule si accasciavano a terra, riempiendo i vagoni di sangue. L’intervento delle forze dell’ordine è stato massiccio e tempestivo, e i due sospetti macellai sono stati arrestati. Ma c’è un aspetto di questa atroce faccenda che aggiunge sgomento all’orrore.Non appena la notizia degli accoltellamenti si è diffusa sui social si è scatenato il panico. Era difficile non pensare all’ennesimo attacco terroristico, magari di matrice islamica. Eppure, le autorità britanniche non hanno voluto diffondere informazioni sull’identità degli aggressori. Questo atteggiamento ha suscitato reazioni severe sul fronte conservatore. Chris Philp, ministro ombra degli Interni, ha dichiarato al Telegraph che «la polizia avrebbe dovuto ormai rilasciare i dettagli dell’identità, come aveva promesso e come è accaduto in altri casi recenti». Difficile dargli torto: il modo in cui le istituzioni inglesi e soprattutto i laburisti hanno trattato il caso è allucinante. Sabato sera, mentre ansia e sconcerto correvano sulla Rete, il governo laburista sembrava preoccupato soltanto di non alimentare illazioni razziste. Shabana Mahmood, segretario di Stato per gli Affari interni, ha diffuso un comunicato dicendosi addolorata per gli attacchi e pregando la popolazione di non indulgere in «commenti e speculazioni». Qualcuno potrebbe pensare che sia giusto così: prima di diffondere comunicati su un fatto del genere bisogna avere certezze. Il fatto, però, è che da oltre un anno le tensioni etniche sono alle stelle in Gran Bretagna e nei mesi scorsi le dimostrazioni pubbliche si sono moltiplicate. È molto facile, dunque, dedurne che sabato sera i laburisti non volessero alimentare ulteriore scompiglio fra la popolazione, motivo per cui hanno mantenuto il segreto sugli attentatori del treno di Huntingdon. Ieri mattina, dopo molte ore di incertezza, le autorità sono state infine costrette a fornire notizie, e di nuovo si sono comportate in maniera curiosa. Il comunicato ufficiale spiegava che non si era trattato di un attentato terroristico e che i due accoltellatori erano di nazionalità britannica, entrambi nati nel Regno Unito. I giornali, di conseguenza, hanno titolato su questo. Poi però, leggendo meglio, si scopriva che i due potenziali assassini sono «un uomo di 32 anni, di colore e di cittadinanza britannica, e un cittadino britannico di 35 anni di origine caraibica». Entrambi sono effettivamente nati nel Regno Unito, ma viene spontaneo chiedersi se ci sarebbe stato tanto riserbo sulla loro identità se fossero stati maschi bianchi protestanti. La risposta probabilmente è no. È l’ennesima ipocrisia. Il governo laburista, nei mesi passati, ha cercato in tutti i modi di bloccare le indagini sulle cosiddette gang dello stupro pakistane per timore di provocare tensioni razziali. Ancora pochi giorni fa il sindaco sinistrorso di Londra, Sadiq Khan, ha provato a sostenere che quelle gang non avevano connotazioni etniche e culturali particolari. Persino i cartelloni che mettono in guardia dalle molestie sui treni mostrano aggressori bianchi e una vittima nera. Con tutta evidenza, i progressisti inglesi non riescono a reggere il peso della realtà: se i criminali sono stranieri o scuri di pelle, si cerca di occultarne i tratti per proteggere la sfavillante narrazione sulle bellezze del multiculturalismo. I cattivi devono essere bianchi, anche se i fatti sostengono il contrario.
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