
M5s a pezzi. Il nuovo capo demolisce il super fronte anti destra («Ai cittadini non frega niente»), ma poi dice: «Il governo dura».Sbandamento, preoccupazione, paura. Il M5s si scopre sulla via della totale dissoluzione, dopo il disastro in Emilia Romagna e Calabria. I due candidati alla presidenza, Simone Benini e Francesco Aiello, restano addirittura fuori dai Consigli regionali. Il M5s è in preda al panico, e si aggrappa al governo: resistere, resistere, resistere, è la parola d'ordine. Giuseppe Conte cerca di rassicurare il suo (?) partito, per evitare colpi di testa: «Il Movimento a marzo arriverà agli stati generali che torneranno utili per rilanciare entusiasmo ed energia». La batosta aumenta la diffidenza, i veleni, le ombre: nessuno si fida più di nessuno. Tra le macerie elettorali, si scorgono due prospettive alternative. La prima, quella dettata dall'ex capo politico, Luigi Di Maio, è proseguire sulla strada della «terza via»: né con il centrodestra, né con il centrosinistra. Tocca a Laura Castelli, viceministro dell'Economia, difendere la linea Gigginiana: «La terza via», scrive su Facebook la Castelli, «è quella che si prende ogni giorno la responsabilità di andare oltre il consenso pur di lottare contro potentati e grandi lobby. Dopo il taglio dei parlamentari, altra nostra battaglia storica, tutto verrà rimesso in discussione. A partire da questo falso bipolarismo, tutto italiano, dove le realtà più diverse si mettono assieme solo per vincere. La nuova legge elettorale, basata sul metodo proporzionale, ancora una volta dimostrerà che la terza via continuerà a essere la giusta compensazione di ciò che la politica non è più capace di fare». La seconda prospettiva, invece, quella di un'alleanza strategica con il Pd e le altre forze di sinistra, ha in Conte il portabandiera: «La prospettiva di governo», dice il presidente del Consiglio, «è di più ampio respiro: dobbiamo lavorare per contrastare queste destre. Mi auguro che si possa rafforzare un ampio fronte progressista, riformista, alternativo alle destre, dove possano trovare posto tutte le forze pur con diverse sensibilità che vogliono condurre una politica alternativa alle destre». Su questa linea sono posizionati Beppe Grillo e Roberto Fico. Per conto del presidente della Camera esterna un suo fedelissimo, il presidente della commissione Cultura di Montecitorio, Luigi Gallo, che immagina un'alleanza con la sinistra anche alle regionali: «Dopo dieci anni», twitta Gallo, «sappiamo con certezza di non poter cambiare le regioni da soli. Le centinaia di rivoluzioni locali dall'ambiente alla sanità aspettano una nostra scelta coraggiosa e altruista». Per l'istituto Cattaneo gli elettori del M5s in Emilia Romagna si sono già bipolarizzati: «Molti elettori pentastellati (il 71,5% a Forlì, il 62,7% a Parma, il 48,1% a Ferrara) hanno scelto la candidatura di Bonaccini», scrivono gli analisti, «e solo una minoranza ha deciso di optare per il candidato del M5s o per il centrodestra di Lucia Borgonzoni».Nel tardo pomeriggio, tocca a Vito Crimi, reggente del M5s, presentarsi davanti alla stampa. Crimi cerca di barcamenarsi, ma le parole di Conte sono estremamente chiare. I cronisti gli chiedono con insistenza di commentarle, lui alla fine crolla e manda (politicamente) a quel paese il presidente del Consiglio: «Di fare un fronte per sconfiggere le destre ai cittadini non frega niente. Ai cittadini importa se abbassiamo le tasse. Dobbiamo lavorare sui progetti. Io non parlerei di collocazione».Il pressing sul M5s da parte del Pd è già asfissiante: «Mi aspetto un rilancio della stagione riformista del governo», dice il segretario Nicola Zingaretti, mentre il suo vice, Andrea Orlando, va giù duro: «È giusto», argomenta, «che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni. Il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l'attività di governo». «I rapporti di forza non cambiano», tiene duro Crimi, «il Parlamento è questo e dura cinque anni. Cambiare idea sulla prescrizione o sulla revoca della concessione a Autostrade per l'Italia dopo le regionali? A me sembra curioso che dopo una elezione regionale si vada a mettere in discussione questioni che abbiamo già affrontato». Crimi conferma anche che alle prossime regionali il M5s correrà da solo. Nel giorno (l'ennesimo) della disfatta grillina, il senatore Gianluigi Paragone, espulso dal M5s, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Non sono venduti, sono incapaci», dice su Facebook, togliendosi la cravatta e parlando con un ciuccio in bocca, «sapevamo che il M5s non era fatto da gente strutturata, ma si stanno comportando come i pali del sistema. Luigino Di Maio si toglie la cravatta e si mette il ciuccio in bocca… “Sono solo elezioni regionali". Tra un po' le perderai anche in Veneto e in Liguria. Il Pd vi sta facendo ballare», aggiunge Paragone, «fate ridere, fate ridere. Nel discorso dell'addio Di Maio ha difeso la svolta europeista del M5s. Bravo! Bravo pirla!». Stessa linea anche nell'intervista alla Stampa: «Il Movimento è morto, soffocato nella scatoletta di tonno. Non lo dico io, lo stanno dicendo gli elettori. Un mio Movimento? Non ho problemi a dire che sto guardando molto, in questi mesi, agli ambienti dei meet up e degli ex attivisti M5s. Tutta gente che vorrebbe tornare a sentire parole antisistema. Mi stanno chiedendo di organizzarci e di mettere su qualcosa. Con Alessandro Di Battista? Questo non lo so. So che lui è l'unica speranza che ha il Movimento di risorgere. Alessandro dovrebbe ottenere la guida del partito».
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.
Donald Trump (Ansa)
Luci e ombre nel primo anniversario della rielezione alla Casa Bianca: promosso in Medio Oriente, rimandato sull’Ucraina. Borsa ai massimi ma «sopravvalutata». L’inflazione cresce e la Fed mantiene i tassi alti. Stallo record sulla legge di bilancio.
Gli elettori della Virginia chiamati a scegliere il nuovo governatore si sono espressi: «Trump you are fired! (sei licenziato, ndr). In uno stato però tendenzialmente blu, che nel 2024 aveva scelto Kamala Harris. E confermando il trend, ha optato per la democratica Spanberger. Sebbene il governatore uscente fosse repubblicano. Colpa dello shutdown a detta di molti. Cosa sia lo vedremo alla fine. E comunque negli ultimi 20 anni i democratici alla guida della Virginia sono stati scelti cinque volte su sette. Ma al netto delle elezioni in Virginia, e dando per scontato che la città di New York e lo Stato del New Jersey votassero democratico (per intendersi sono un po’ come Bologna e la Toscana per il Pd), a un anno esatto dalla sua rielezione alla Casa Bianca qual è il bilancio della seconda presidenza Trump?
Buchi nella sicurezza, errori di pianificazione e forse una o più talpe interne. Questi i fattori che hanno sfruttato i ladri che hanno colpito al Louvre di Parigi. Ma dove sono i gioielli e chi sono i responsabili?






