2019-03-01
Cosa c’è dietro Greta. La storia e i soldi della miniverde global
La rete di relazioni e denari dietro l'adolescente ambientalista con sindrome d'Asperger che va ai raduni dei grandi del mondo.Chi è Greta Thunberg, l'adolescente svedese, icona globale della lotta al cambiamento climatico? La sedicenne scandinava è stata citata appena qualche giorno fa dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso di una conferenza svoltasi a Viterbo. La sua figura, ha detto il capo di Stato, «sta sottoponendo le istituzioni europee a una forte sollecitazione sui temi ambientali, il suo discorso è una spinta per le istituzioni». Il volto di Greta campeggia sulla copertina del prossimo numero della rivista Internazionale, dedicato alle sue gesta e al movimento giovanile che ha lanciato in tutto il mondo. Ma sono solo due esempi, perché negli ultimi mesi l'adolescente ha incontrato importanti leader internazionali (tanto per citarne due, Emmanuel Macron e Jean-Claude Juncker), intervenendo alla conferenza di Katowice sul cambiamento climatico organizzata dall'Onu, al meeting di Davos e alla conferenza del Comitato economico e sociale europeo.Greta incarna i desiderata ideali per la comunicazione mainstream, tanto affezionata ai temi dell'ecologia e del cambiamento climatico: giovanissima, sveglia, caparbia, un po' sfrontata e soprattutto affetta dalla sindrome di Asperger. Un dettaglio, quest'ultimo, che contribuisce a renderla tecnicamente immune da ogni critica. Dopo il clamore iniziale, tuttavia, soprattutto in patria qualcuno ha iniziato a interrogarsi sulla genesi di questo fenomeno. Tra i più attivi Andreas Henriksson, giornalista investigativo svedese che si è occupato di ricostruire la rete di relazioni che ruota intorno alla giovane. Prima di vincere un concorso sull'ambiente bandito a maggio 2018 dal quotidiano svedese Svenska Dagbladet, Greta Thunberg è una perfetta sconosciuta. Come confesserà in seguito, dopo aver sofferto di depressione all'età di 11 anni e aver scoperto di essere affetta da Asperger, si scatena in lei l'ossessione per la questione climatica. «Quando dormo di notte non mi sento al sicuro», scrive nel tema selezionato dalla giuria, «d'altronde, come posso sentirmi al sicuro quando so che siamo nel bel mezzo della più grave crisi della storia umana? Quando so che, se non agiamo ora, sarà troppo tardi?». Nelle ultime righe del testo, Greta scrive che «ciò che fai o non fai in questo momento influenzerà la mia vita, quella dei miei figli e quella dei miei nipoti. Forse in futuro si chiederanno perché non hai fatto nulla, e perché anche tutti gli altri che sapevano e potevano dire e fare qualcosa non l'hanno fatto». Parole che suonano come un vero e proprio manifesto politico.Dopo qualche mese di silenzio, l'adolescente svedese torna improvvisamente alla ribalta. È il 20 agosto 2018 quando decide di dare il via alla sua protesta, piazzandosi solitaria e a gambe incrociate di fronte al Riksdag, il Parlamento svedese, con a fianco un cartello con su scritto: «Sciopero scolastico per il clima». Per caso o per fortuna, proprio in quel momento si trova nei paraggi Ingmar Rentzhog, fondatore a settembre 2017 della startup We don't have time (letteralmente «non abbiamo tempo», ndr), creata con l'intento di promuovere il lancio di un nuovo social network (previsto per il 22 aprile prossimo) finalizzato a sensibilizzare l'opinione pubblica sul clima, e che punta a raccogliere in breve tempo 100 milioni di iscritti. Pochi mesi prima, a maggio 2018, Rentzhog era stato nominato presidente del think tank Global utmaning (che significa «sfida globale», ndr), fondato e finanziato dall'ex ministro milionario Kristina Persson. Dopo aver visto Greta, l'uomo pubblica un post su Facebook accompagnato da alcune foto che ritraggono la ragazza seduta davanti alla sede del Parlamento, utilizzando non a caso l'hashtag #Wedonthavetime. Lo stesso giorno, viene girato anche un video in inglese, che raccoglierà su Youtube circa 90.000 visualizzazioni.Poche ore dopo, raccogliendo la segnalazione di Rentzhog, l'importante quotidiano svedese Aftonbladet pubblica un panegirico della ragazza con tanto di foto e intervista. «Nessun altro fa qualcosa, quindi devo fare quello che posso, è mio dovere morale», dichiara l'adolescente al quotidiano. Nota a pié di pagina dell'articolo: Greta è la figlia dell'attore e produttore Svante Thunberg e della cantante lirica Malena Ernman. Da poco i due hanno pubblicato un libro (Scener ur hjärtat, letteralmente Scene dal Cuore) nel quale parlano del disturbo di Greta e di come il cambiamento climatico abbia sconvolto la vita della loro famiglia. La coppia è stata di recente intervistata proprio da Aftonbladet, ma l'improvvisa notorietà della figlia funge per i due da redditizio trampolino di lancio. Tre giorni più tardi, il 23 agosto, Dagens Nyheter (il più venduto quotidiano svedese del mattino) dedica loro un ampio servizio, nel quale campeggiano le foto dello sciopero di Greta.Nel frattempo, il giorno dopo, Ingmar Rentzhog decide di unirsi allo sciopero, pubblicando le foto sul proprio profilo Facebook e su quello della startup. Pochi sanno che, a maggio 2018, lui e la madre della ragazza, Malena Ernman, hanno partecipato alla stessa conferenza sul clima, intervenendo a meno di due ore di distanza. Chissà se avranno avuto modo di incontrarsi. D'altronde, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Di sicuro i due e l'ex ministro Persson contribuiscono a un dibattito sul clima pubblicato a settembre sempre su Dagens Nyheter.È il 24 novembre dell'anno scorso, quando Rentzhog assegna a Greta Thunberg un posto nel board della sua startup. Solo tre giorni dopo, We don't have time presenta una campagna di fundraising per 30 milioni di corone svedesi (circa 2,8 milioni di euro), allo scopo di finanziare le proprie attività. Poco conta se l'iniziativa di raccolta fondi raccoglierà poco più della metà dell'obiettivo. L'aspetto più inquietante è che nelle 120 pagine del prospetto informativo il nome di Greta ricorre ben 11 volte. Nel testo si legge, per esempio, che «gli esponenti di We don't have time sono stati i primi a notare Greta», veicolando la protesta sui social network e giocando perciò «un ruolo centrale nella crescita della sua popolarità». Svenska Dagbladet, il quotidiano che premiando Greta di fatto ha contribuito a lanciare la sua figura, la prende male e il 9 febbraio scorso titola: «Startup svedese ha usato Greta Thunberg per raccogliere milioni». Nell'intervista, Ingmar Rentzhog, dopo essersi vantato di aver scoperto l'adolescente, afferma che «non ci trova nulla di male», dal momento che «non si può campare di sole donazioni». L'uomo rivela infine che la Thunberg ha lasciato la startup alcune settimane prima.La famiglia di Greta nega di essere a conoscenza del fatto che il nome della figlia fosse stato utilizzato per attirare investitori, ma non smentisce i rapporti con l'imprenditore svedese. Questi, pur scusandosi per quella che definisce una «incomprensione», in un comunicato stampa pubblicato il 10 febbraio, nega di aver sfruttato la ragazza. Nel frattempo, la giovane continua a scioperare ogni venerdì, a rilasciare interviste e a occupare le copertine dei tabloid mondiali. La torbida vicenda legata alla promozione del libro dei genitori e ai rapporti con Ingmar Rentzhog rimane confinata ai media svedesi.Certo, la favola dell'adolescente coraggiosa e dei «giovani che vogliono cambiare il mondo» è molto più rassicurante. Ma è altrettanto singolare che nell'epoca del fact checking, quasi nessuno si chieda cosa muova un fenomeno mediatico così prorompente. «Dietro Greta c'è solo Greta», continua a ripetere il padre. Dopo questa storia, però, risulta davvero difficile credergli.
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