2024-07-17
Alla convention dei «dimenticati» Trump e Vance ridisegnano il partito
Donald Trump e J.D. Vance (Ansa)
Tripudio per il tycoon (con benda all’orecchio) e per il suo vice da un popolo repubblicano ancora commosso. L’obiettivo programmatico: stop all’assistenzialismo e difesa dei diritti degli snobbati da élite e istituzioni.È una mattinata piuttosto calda a Milwaukee, quella di lunedì. Il traffico cittadino si fa sempre più in tilt man mano che ci avviciniamo all’area dove, da lì a poche ore, si aprirà ufficialmente la convention nazionale del Partito repubblicano. Quest’anno la kermesse si tiene al Fiserv Forum: una mega struttura sportiva che aveva già ospitato la convention democratica di quattro anni fa. La zona circostante, neanche a dirlo, è delimitata da ferrei posti di blocco. Il livello di sicurezza, già ampiamente previsto in origine, è massimo, anche perché l’eco dell’attentato in Pennsylvania è ancora freschissima.Superati i rigidi controlli, accediamo finalmente all’area, organizzata come una sorta di grande fiera. Oltre al Fiserv e ad altri palazzi vicini che ospitano eventi collegati, notiamo svariati bar e ristoranti. Le coccarde del Partito repubblicano sono ovunque. Dopo un bel po’ di cammino sotto il sole, arriviamo finalmente al Fiserv, dove campeggia lo slogan della campagna elettorale di Donald Trump: «Make America Great Once Again!». Entriamo.Dentro la temperatura è quasi polare e ci fanno salire al terzo piano della struttura, quello dedicato alla stampa. La parte bassa, l’arena, è invece territorio esclusivo dei delegati repubblicani ed è severamente vietato accedervi senza un permesso speciale. La prima sessione della convention inizierà all’una del pomeriggio, mancano un paio d’ore. La gente è ancora relativamente poca, ma aumenta costantemente.Pian piano il Fiserv inizia a riempirsi. E, oltre ai principali network televisivi americani lì presenti, anche il mio piano comincia a popolarsi di funzionari del partito e di delegazioni statali. I cappellini rossi con scritto «Make America Great Again» la fanno da padrone. Qualcuno si presenta anche con dei pantaloni con sopra disegnati tanti piccoli elefanti. Il clima è euforico, ma anche venato di preoccupazione. Da una parte, c’è attesa per l’arrivo di Trump, atterrato a Milwaukee il giorno prima. Si attende inoltre con impazienza che annunci il suo candidato vice. Dall’altra parte, il ricordo dell’attentato in Pennsylvania getta una luce sinistra sulla campagna elettorale. Il mood che circola è di preoccupazione. «Sono arrivati a questo pur di fermarlo», ci dice un signore sulla cinquantina. «Non credo fosse un folle isolato», aggiunge poco dopo una donna che si occupa dell’accesso agli spalti delle varie delegazioni. Il clima generale è quindi segnato da questo contrasto: ottimismo politico-elettorale e apprensione per la sicurezza di Trump.All’improvviso, la musica si alza all’interno dell’arena. Segno che i lavori stanno per cominciare. Il presidente del Comitato nazionale repubblicano, Michael Whatley, arriva sul palco e dichiara ufficialmente aperta la convention. Tra vari interventi e intermezzi musicali, si procede con il voto dei delegati, che va avanti in modo relativamente spedito. L’annuncio delle conclusioni delle votazioni è affidato allo Speaker della Camera, Mike Johnson, che, salito sul palco, afferma: «Il seguente candidato ha ricevuto i seguenti voti: 2.837 voti per il presidente Donald J. Trump. Il presidente Trump è stato selezionato come candidato del Partito repubblicano a presidente degli Stati Uniti». Ovazione dal pubblico. Più o meno negli stessi istanti, l’ex presidente annuncia su Truth di aver scelto come proprio running mate il senatore dell’Ohio, J.D. Vance. Il clima è di grande concordia, poco dissenso. Eccezion fatta per il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, che viene abbondantemente fischiato da molti delegati e attivisti di partito: McConnell ha d’altronde sempre avuto un rapporto complicato con Trump e molti della base lo considerano un odioso rappresentante del vecchio establishment di Washington.Arriva la pausa pranzo. In fila per prendere un cheesburger, a un certo punto ci troviamo dietro un signore anziano e massiccio con un deambulatore e in testa un cappellino «Make America Great Again». Lo invitiamo a passare avanti, ma lui – cortesemente – rifiuta. «No, grazie, signore, faccio la fila come tutti», ci dice. Ecco l’essenza del trumpismo. Quell’uomo aveva diritto a saltare la fila, ma non l’ha fatto. Il tema non è solo di dignità, il voler rimarcare «sì sto male, ma sono come tutti voi». È qualcosa di più profondo. Quell’uomo aveva un diritto che non ha voluto esercitare: ha voluto cavarsela da solo. È la filosofia su cui si regge Million dollar baby di Clint Eastwood. Un gesto piccolo ma potente contro i fanatici dell’assistenzialismo e del presunto diritto a qualsiasi cosa. Che non vuol dire, attenzione, esaltare la legge della giungla: in campagna elettorale, Trump ha infatti difeso Medicare e Social Security. Vuol dire semmai distinguere nettamente tra diritti oggettivi da tutelare e diritti inventati da cassare.E si arriva alla sera. Nella seconda sessione dei lavori, Trump, scampato appena 48 ore prima all’attentato in Pennsylvania, fa la sua comparsa con un cerotto sull’orecchio. Visibilmente emozionato, sale sul palco assieme a Vance, Tucker Carlson e Johnson. Il popolo repubblicano è letteralmente in delirio, ma si respira anche aria di commozione. Sabato, il suo leader ha guardato la morte in faccia. E nonostante il pericolo di un secondo cecchino, si era rialzato sanguinante con il pugno al cielo. E adesso è lì, davanti al suo popolo, con il suo popolo, per il suo popolo.Il trumpismo sta continuando a trasformare il Partito repubblicano. Nella nuova Platform, il Gop promette battaglia contro l’aborto tardivo, pur evitando d’imbarcarsi in crociate unilaterali che potrebbero spaccare l’elettorato. Ma soprattutto l’elefantino si conferma come il partito di una working class etnicamente variegata: la scelta di Vance come vice è una mano tesa ai colletti blu della Rust Belt. Quei colletti blu che Kamala Harris, nel suo progressismo che piace ai ceti altolocati di New York e San Francisco, ha probabilmente visto soltanto in cartolina. Nel 2016, Trump promise che avrebbe combattuto per i «dimenticati» dalle istituzioni e dalla globalizzazione, usando un’espressione – quella del forgotten man – che risaliva a F. D. Roosevelt. Ebbene oggi quel popolo è tornato a compattarsi. E tutti i «dimenticati» d’America sono vicini alla riscossa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.