2020-07-14
Contro la deriva «sessantottina» (e falsa) del metodo Montessori
Maria Montessori (Ullstein Bild/Getty Images)
La filosofia della famosa pedagogista snaturata in chiave femminista e gender per accomunarla al laicismo progressista. Nulla di più sbagliato: le radici della sua visione educativa sono invece saldamente cristiane.Nel 1870, anno fatidico per il compimento dello Stato nazionale, nasceva a Chiaravalle, presso Ancona, la più grande pedagogista italiana degli ultimi 2 secoli: Maria (Tecla Artemisia) Montessori.Una leggenda nera, ma ben tinteggiata di rosa acceso, da almeno mezzo secolo vuole far di lei, la campionessa del femminismo e del gender, dell'educazione laica e progressista, di un certo buonismo educativo e di una tolleranza assoluta - ai limiti del «vietato vietare» di sessantottina memoria - verso bambini e adolescenti.Ma fu veramente questo il mondialmente conosciuto metodo Montessori?Alla luce di studi recenti, che mostrano come la sua visione innovativa dell'educazione e della scuola si concili perfettamente con la collaudata tradizione pedagogica cristiana, si può rispondere: assolutamente no.Qui si tenterà di mettere in luce quanto la fede cattolica rimase sempre un punto fermo nella visione complessiva della Montessori, come è stato pienamente riconosciuto, 50 anni fa, da un celebre discorso di Paolo VI. Ma oggi, anche grazie agli studi scientifici di Fulvio De Giorgi, sappiamo che anche i papi Benedetto XV e Pio XII, ricevettero l'educatrice (nel 1918 e nel 1947) e ne benedissero l'impegno e il metodo.Pio XII addirittura le inviò un telegramma, in occasione del compimento del suo ottantesimo genetliaco. Ma andiamo con ordine.La dottoressa, come fu spesso chiamata già in vita, nasce in una nobile famiglia, religiosa e di cultura. La madre, Renilde Stoppani era imparentata con l'abate Antonio Stoppani, geologo di fama e tipico esempio di prete-scienziato dell'Ottocento. Dopo i primi studi a Tolentino, nel 1896 si laurea a Roma in medicina, con una tesi innovativa, intitolata Contributo clinico allo studio delle allucinazioni. Per approfondire il nascente ramo della psichiatria infantile, verso cui si sente invincibilmente attratta, si recherà sia in Francia che in Gran Bretagna, iniziando a studiare i metodi sperimentali dei professori Jean Marc Itard e Edouard Séguin.Dopo la medicina Maria Montessori approfondì la filosofia e le scienze umane, il che contribuirà a darle una completezza culturale rara al tempo, specie tra le donne. Insegnerà in parallelo igiene e antropologia (dal 1901 al 1907).E proprio nel 1907, in Via dei Marsi, via tuttora esistente nel quartiere san Lorenzo di Roma, la Montessori apre la prima «Casa dei bambini». A cui seguiranno altre aperture, quello stesso anno e negli anni immediatamente successivi. Da quel momento la sua carriera, dedita alla cura, all'igiene (fisica e mentale) e all'educazione dei bambini, appare segnata per sempre.Nel 1909 pubblicherà il trattato principale all'interno dei suoi numerosi scritti pedagogici: Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini. In seguito ribattezzato La scoperta del bambino.Visto il rapido successo del suo nuovo metodo, a volte mitizzato anche contro la sua volontà, Maria Montessori iniziò a girare il mondo e a fondare ovunque scuole elementari (con annessa, dove possibile, la cappella cattolica). Dall'Europa, incluse le allora non vicinissime Spagna e Olanda (dove morirà nel 1952), arriverà sino agli Stati Uniti e all'India.Sul rapporto tra Maria Montessori e il fascismo si è aperta una disputa che non mette conto risolvere qui. Anche i più zelanti storici antifascisti riconoscono che il regime favorì, in molti modi, i progetti della dottoressa. «Rientrata in Italia nel 1924 (…) ottenne anche il plauso fascista» (Wikipedia). Mussolini infatti, parlando del ritorno della pedagogista in Italia, dopo anni passati ad aprire scuole in Spagna, disse: «Il telegrafo Marconi e il metodo Montessori esprimono due forze, due genialità congiunte nel nome augusto della Patria per compiere il disegno che certamente la Provvidenza di Dio ha tracciato» (Wikipedia).Fulvio De Giorgi, lo studioso che ha meglio indagato sul tema, scrive che «il sostegno fascista fu (…) importante e significativo. Al primo dei corsi formativi, organizzato a Milano nel 1926, Mussolini appare come presidente del Comitato d'onore» (Maria Montessori, Dio e il bambino, p. 53). Il presidente effettivo dell'Opera nazionale Montessori, che aveva sedi a Roma e Napoli, era Giovanni Gentile. Anche le riviste montessoriane, come L'Idea Montessori, nacquero con il beneplacito del regime.La pedagogia montessoriana resta comunque, a ben vedere, qualcosa di alieno da ogni ideologia. Ed essendo un metodo didattico-pedagogico va ben al di là di partiti e fazioni, siano progressisti o conservatori. Anche per questa sua neutralità metodologica, la nostra fu candidata al Nobel per la pace ed ebbe, unica donna dall'Unità ad oggi, la propria immagine impressa su una moneta nazionale (le celebri mille lire rosa-verdi).Ma la fede cristiana della dottoressa, messa tra parentesi da tanto montessorismo odierno, è ciò che colpisce chi seriamente ne studia la biografia e i testi pedagogici, al di là dei cliché. Nel 1922 Maria Montessori pubblica I bambini viventi nella Chiesa, favorevolmente recensito da padre Mario Barbera sulla rivista dei gesuiti, al tempo autorevolissima, La Civiltà Cattolica. Lo stesso Barbera in seguito difenderà la pedagogista dall'accusa speciosa di negare il peccato originale, volendo la pedagogista limitare al massimo le «punizioni», preferendo persuadere il bambino, più che correggerlo. Proprio come desiderava, da metà dell'Ottocento, lo stesso don Bosco. Anzi la dottoressa tenne nel 1921 una lunga conferenza a Londra proprio sul tema del peccato di Adamo, mostrandosi fedele alla Bibbia, conferenza pubblicata per la prima volta in italiano alcuni mesi fa (Maria Montessori, Il Peccato Originale, Morcelliana, 2019).Nel 1931 pubblicò La vita in Cristo, nel 1932 La Santa Messa spiegata ai bambini, nel 1939 Dio e il bambino. Tutti scritti edificanti in seguito raccolti dalla sua discepola Sofia Cavalletti. Ma questi testi di stampo religioso, diffusi dagli ambienti cattolici, non debbono far dimenticare lo spazio notevole che è dato alla spiritualità praticamente in tutti i testi pedagogici che sono alla base del Metodo (come L'autoeducazione nelle scuole elementari del 1916, Il bambino in famiglia del 1923 o Il segreto dell'infanzia del 1936).Sono proprio questi passaggi che oggi fanno difficoltà al montessorismo laico, democratico e umanitarista. Il quale, per piacere ai vari ministeri Ue della cultura e del pensiero, li vorrebbe sopprimere o almeno mettere tra parentesi. Mentre invece, accanto agli elementi educativi più tecnici, sono proprio quei brani che costituiscono l'anima dell'autentico metodo Montessori.Scrivendo nel 1949, a meno di 3 anni dalla morte, a madre Luigia Tincani, fondatrice della Missionarie della scuola, la Montessori diceva: «La tendenza materialista che si è tanto rafforzata in questi ultimi anni deve essere combattuta non solo colla forza materiale, ma soprattutto colla forza spirituale». Del resto, secondo la dottoressa, «non c'è nessuna religione che tanto si avvicini al trattamento scientifico [dei bambini] quanto la religione cattolica». Cattolicesimo che la pedagogista - pur così aperta ad apprezzare le positività ovunque si trovassero - definiva come «la sola e la vera religione». Fu proprio madre Tincani ad accompagnare Maria Montessori il 20 maggio dl 1947 all'ambita udienza con Pio XII.Paolo VI nel 1970, ai partecipanti al Congresso sulla pedagogia di Maria Montessori, tenuto a un secolo dalla nascita della grande italiana, affermò che la dottoressa fu «una pioniera» nel trattare il bambino «come una persona, come un essere vivente», attivo operaio della sua propria crescita, al di là di autoritarismi sterili e buonismi facili. «Come la scuola deve essere la casa dei bambini, così la chiesa deve apparire come la casa dei figli di Dio». Del resto, concludeva Montini, con implicito riferimento agli sbandamenti post 68, «nel momento in cui gli educatori, incerti sul metodo da impiegare, giungono a interrogarsi sulla finalità stessa del loro sforzo, Maria Montessori ci rammenta che non c'è niente di più esaltante che aiutare una persona umana a compiersi, in tutta la ricchezza del proprio essere, creato a immagine di Dio».