2021-11-24
Contrappasso: chiesto il processo per Davigo
Piercamillo Davigo (Ansa)
Indagato a Brescia con il pm Paolo Storari per rivelazione del segreto d'ufficio nella vicenda dei verbali di Piero Amara sulla presunta loggia segreta Ungheria. All'ex di Mani pulite contestate anche altre violazioni. Lui scarica sul comitato di presidenza del CsmPiercamillo Davigo non deve essere stato abbastanza convincente con il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, rispetto ai verbali segreti dell'ex avvocato esterno Eni, Piero Amara, sulla «loggia Ungheria». La storica toga di Mani pulite ha sempre sostenuto che non poteva consegnare quei verbali (ricevuti dal sostituto procuratore Paolo Storari) secondo le regolari procedure del Csm. Rischiava di pregiudicarne la riservatezza, a suo parere, come accaduto mesi prima sul caso Palamara. Ma per Prete e il pm Donato Greco le giustificazioni non sono bastate. Ieri sia per lui sia per Storari è stato chiesto il rinvio a giudizio per rivelazione di segreto. Ora sarà il gip a decidere se dovranno andare o meno alla sbarra, per un processo che rischia di diventare una battaglia in punta di fioretto sui regolamenti interni del Consiglio superiore della magistratura. In ogni caso dopo la richiesta di archiviazione dell'ormai ex capo della Procura di Milano, Francesco Greco (era accusato di omissione d'atti d'ufficio), la Procura di Brescia ha iniziato a smaltire i primi procedimenti nati sulla scia del processo sul giacimento nigeriano Opl 245, dove gli imputati sono stati tutti assolti. Nelle prossime settimane si saprà invece il destino di Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che hanno chiesto di essere interrogati rispetto alle accuse per rifiuto d'atti d'ufficio. I due pm titolari dell'accusa contro Eni e Shell avrebbero tenuto all'oscuro prove favorevoli alle difese, come segnalato proprio da Storari. E infine si attende la chiusura delle indagini su Laura Pedio, accusata di non avere indagato per calunnia l'ex manager Eni, Vincenzo Armanna, imputato ma anche teste chiave di De Pasquale al processo contro i vertici del Cane a sei zampe. Se Storari viene rinviato a giudizio per aver consegnato i verbali e gli audio di Amara coperti da segreto d'ufficio (data l'immobilità di Greco nell'iscrizione dell'ex avvocato di Eni nel registro degli indagati), per Davigo la lista dei possibili reati è davvero lunga. L'ex leader della corrente Autonomia e indipendenza, infatti, rischia di non dover rispondere a processo solo sui motivi che lo spinsero a rassicurare Storari sul fatto di essere autorizzato a ricevere le copie dei verbali. Secondo Davigo, infatti, in quanto componente del Csm e quindi pubblico ufficiale, il segreto investigativo non era opponibile. Al magistrato del pool viene anche contestata la consegna dei documenti segretati al consigliere del Csm Giuseppe Marra «senza alcuna ragione ufficiale ma al solo scopo di motivare la rottura dei propri rapporti personali con il consigliere Sebastiano Ardita». A Davigo sono contestate poi come violazioni di segreto anche quelle ai consiglieri del Csm Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna e Ilaria Pepe. Anche a quest'ultima aveva suggerito di «prendere le distanze dal consigliere Ardita» invitandola a leggere le dichiarazioni di Amara. A questo si aggiungono poi le confidenze fatte al consigliere Giuseppe Cascini e quelle al vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, David Ermini. Quest'ultimo avrebbe poi distrutto quella documentazione, ma allo stesso tempo ne avrebbe comunque informato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Viene poi contestata dai magistrati di Brescia la rivelazione dei verbali al presidente della Commissione nazionale Antimafia, Nicola Morra, che ha sostenuto di essere stato informato in un modo molto particolare. «Davigo mi invitò ad uscire dal suo ufficio e mi mostrò i verbali nella tromba delle scale nella sede del Csm», spiegò Morra in un'intervista a La7. Soprattutto, stando alle accuse, Davigo non avrebbe dovuto informare la sua assistente e la sua segretaria, cioè Giulia Befera e Marcella Contraffatto: le due poi avrebbero brigato per far uscire la notizia sui giornali. Caso vuole che i magistrati bresciani non gli contestino il fatto di aver chiesto a Marra di informare anche il comitato di presidenza del Csm, cioè il primo presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi, informati come Ermini sui verbali. Lo stesso Davigo ne aveva parlato in un'intervista al Corriere della Sera questa estate. Rispetto alla sua discussione con Salvi, rispose appunto che il procuratore generale della Cassazione: «Non mostrò alcuna sorpresa, segno che doveva essere stato già informato». Soprattutto Davigo spiegò che né Ermini né Salvi gli avevano detto di formalizzare le accuse. «Se mi avessero chiesto di formalizzare» disse «avrei fatto subito una relazione di servizio. Salvi, se riteneva irregolare la procedura, essendo titolare dell'azione disciplinare e anche autorità giudiziaria e anche vertice della magistratura inquirente, poteva e doveva interrogarmi subito come persona informata sui fatti. Eppure non lo ha fatto, salvo poi prendersela con Storari».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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