2024-02-28
Il Pd fa grandi feste per l’incoronazione di Conte, che si sente il re della coalizione
Giuseppe Conte ed Elly Schlein (Ansa)
Giuseppi: «Il vento è cambiato». Primo scivolone di Alessandra Todde: «Una risposta ai manganelli». Ed Elly Schlein ora teme il sorpasso.«Vuoi vedere che aveva ragione lui?». Il lui evocato al Nazareno il giorno dopo il brodino sardo da 0,4% di vantaggio è il filosofo del campo largo, Goffredo Bettini, chiamato da Matteo Renzi «la corrente thailandese del Pd» per le sue frequenti vacanze orientali. Fu lui a ricucire con Giuseppe Conte, fu lui a convincere Elly Schlein che nei grillini si sente «l’eco di Pier Paolo Pasolini, di quei ragazzi di borgata assurti a simbolo della critica al consumismo della civiltà capitalistica». Neanche Beppe Grillo aveva mai raggiunto vette così liriche, che si accentuano il giorno dopo la conquista della Sardegna per un pelo, scambiata dalla sinistra e dal comitato centrale televisivo di La7 per lo scudetto del Cagliari di Gigi Riva.Il Movimento 5 stelle è stato un fattore del successo al fotofinish (45,4% contro il 45% di Paolo Truzzu) e la neogovernatrice Alessandra Todde, manager con tutti i libri di Michela Murgia sul comodino, è al settimo cielo: «Sono orgogliosa di essere la prima donna presidente; dopo 75 anni siamo riusciti a rompere il tetto di cristallo. Credo che la Sardegna non sia un laboratorio politico perché i sardi non sono cavie. Sono però contenta che questo proposito di unione fra Conte e Schlein possa aver trovato qui un progetto solido per dimostrare che l’alleanza può funzionare. Dopo la vittoria ho bevuto Cannonau». Pure a una donna «competente e avveduta» (come viene descritta in Parlamento), sui motivi della vittoria scivola la frizione populista: «La Sardegna ha risposto ai manganelli con le matite». Il programma di lavoro è quello fumoso di sempre: più tecnologia e più rinnovabili. L’orizzonte è esportare con concretezza il campo largo in continente, dove finora si è rivelato un camposanto. Per questo lei ha già salutato gli elettori ed è pronta a trasferirsi in Abruzzo «a fare campagna elettorale per M5s e Pd. Loro sono stati generosi con me e io lo sarò con loro».I leader della sinistra si sono precipitati sull’isola a festeggiare, guadagnandosi la battuta acida di Renato Soru: «Il loro turismo mi fa piacere». L’ex governatore (8,6%) è un grande sconfitto anche in famiglia: in consiglio regionale entrerà la figlia Camilla (Pd). Ora i vertici del campo largo lanciano le sfide future con metafore differenti. Conte fa l’anemometro: «Il vento è cambiato. È chiaro a tutti che la Sardegna è un po’ pochino perché faccia da manica a vento. La matematica, severa guastafeste, segnala che le liste del centrodestra tutte insieme hanno fatto la bellezza del 49% mentre il campo largo non è ancora abbastanza largo e al massimo è arrivato al 42%. Il rischio di adagiarsi sulle coste della Sardegna è dietro l’angolo: potrebbe essere un caso isolato, potrebbe essere davvero solo colpa di Truzzu o di Solinas. Ma anche no». Schlein preferisce una metafora orchestrale e passa dalla chitarra ai fiati. «Dalla Sardegna parte uno squillo di tromba che fa bene a tutta la compagnia dei progressisti. Un’alternativa a questa destra è possibile. Dal 2015 il centrosinistra non strappava una regione alla destra. La strada, forse, è quella giusta». La segretaria è contenta a metà, costretta a celebrare una grillina sul trono con il rischio che nel Centrosud gli equilibri vengano sconvolti. Il Pd esce con il 13,9% contro il 7,7% del M5s, ma è costretto a cedere il governatore. Qualcuno glielo ha già fatto notare. In termini di voti il centrodestra ha aumentato a 333.000 i consensi rispetto alle politiche, mentre il centrosinistra non è andato oltre i 290.000. A fare la differenza è stato il voto disgiunto e nel Pd lo sanno. Un altro fattore lascia inquieto il Partito democratico: è sceso al 18,3% nazionale negli ultimi sondaggi, adesso i pentastellati al 17% fanno sentire il fiato sul collo al Nazareno. Se l’appiattimento sulle istanze grilline dovesse continuare ci sarebbe il rischio del sorpasso paventato come un peccato mortale da Base riformista. Giocarsi il primato a sinistra per un pugno di voti sull’isola e diventare mosca cocchiera può essere un boomerang, soprattutto per un partito formidabile nel conquistare posti di potere. Così l’ombra di Paolo Gentiloni continua a incombere sulla leadership gruppettara di Schlein.In fondo alle elezioni sarde spicca l’irrilevanza del Terzo (o quarto) polo. Se Matteo Renzi si consola («Il Pd che si grillizza ci lascia spazio al centro»), per Carlo Calenda l’1,5% è la solita Waterloo. Quindi «è arrivato il momento di parlare con Conte, alle regionali è impossibile fare altrimenti». Azione si appresta all’ennesima giravolta con quelli che fino a ieri definiva «un branco di scappati di casa». La controprova arriva subito: il 10 marzo si vota in Abruzzo dove il governatore uscente, Marco Marsilio (Fdi), è teoricamente insidiato dal minestrone di sinistra (Pd-M5s-Italia viva-Azione-Rossoverdi) guidato da Luciano D’Amico. E allora tutti a L’Aquila con lo spirito del tahilandese Bettini e il timore che il Pd debba applaudire ancora una volta il successo di qualcun altro. Non se ne preoccupa Dario Franceschini, grande sponsor di Schlein, che dopo un silenzio di cinque mesi torna sui social: «Questa è la strada giusta, avanti con generosità». Avvertendo l’odore di nuove poltrone è già eccitato.
Simona Marchini (Getty Images)