
Il viaggio del premier è un'opportunità. L'interesse italiano è evitare la spaccatura dell'Ue (gradita dagli Usa e da Vladimir Putin) e soprattutto influenzarla per un accordo euroamericano che lasci però qualche spazio per le relazioni con Russia e Cina.Giuseppe Conte andrà a Mosca tra qualche giorno e sta cercando di limitare l'isolamento dell'Italia nell'Ue. Per ambedue le missioni dovrà valutare una novità nello scenario internazionale che potrebbe diventare un'opportunità o un problema per Roma. Si sta inasprendo il conflitto tra America e Cina dove lo scopo della prima è soffocare l'espansione della seconda e condizionarla. L'amministrazione Trump sta intensificando sia la guerra economica - dazi a parte, ha stanziato 60 miliardi di dollari per contenere la penetrazione cinese in Africa - sia la pressione militare: l'uscita dal trattato russoamericano sui missili nucleari a medio raggio serve anche a posizionarli nel Pacifico a ridosso della Cina. La Germania sta perseguendo una neutralità passiva dell'Ue per mantenere l'accesso ai mercati dei due belligeranti. La Francia, invece spinge per una «sovranità europea» che renda l'Ue un «terzo impero». Ma l'America farà di tutto per evitare una posizione Ue sia neutralista passiva sia di «terzismo attivo». Il «di tutto» implica l'impiego di bastone e carota. Dove la carota è un accordo per formare un mercato euroamericano e il bastone è la spaccatura dell'Eurozona e dell'Ue per dominare direttamente l'Eurasia occidentale qualora restasse potenzialmente divergente. Qualsiasi stratega, infatti, direbbe che - senza l'Europa - l'America non può sperare di limitare o condizionare l'enorme Cina e ricorderebbe che tutti i competitori dell'America stessa, nel dopoguerra, hanno tentato di staccare i due, per esempio Unione sovietica e al Qaeda, e sempre puntando sulla Francia. Recentemente gli strateghi statunitensi sono riusciti a convincere Donald Trump ad armonizzare enfasi sulla reciprocità commerciale con gli alleati e necessità di integrarli nell'alleanza anticinese, rapidamente. Per esempio, il nuovo trattato economico post Nafta con Messico e Canada contiene una clausola per cui le loro relazioni industriali con la Cina devono ottenere il permesso statunitense. Ora l'amministrazione Trump ha avviato la procedura per ottenere dal Congresso il permesso di iniziare, fra tre mesi, negoziati bilaterali con Regno Unito, Ue e Giappone. Va annotato che con questo atto Trump riconosce l'Ue come interlocutore bilaterale. L'America pretenderà un accordo che renda il più possibile simmetrici i flussi commerciali tra i due, ora sbilanciati per oltre 150 miliardi annui a favore dell'Ue. Ciò metterà in estrema difficoltà le nazioni europee che sono dense di settori protetti. Quindi, per riuscire a ridurre la pressione americana, l'Ue dovrà tentare di concedere qualcosa, come fatto da Messico e Canada, su altri fronti. Certamente dovrà farlo su quello della limitazione di interessi e aziende cinesi, per altro facilitata dal fatto che ciascuna di queste recentemente ha dovuto accettare un commissario politico del Partito comunista. E probabilmente riceverà pressioni maggiori per ridurre le relazioni con la Russia. In sintesi, non sarà un negoziato facile e potrebbe fallire, anche perché l'America ha come seconda opzione, pur remota, quella del bastone. Il maggior rischio per Roma, infatti, è che l'America usi la debolezza finanziaria italiana per far implodere euro ed Ue, favorire un blocco nordico centrato su Londra ed uno meridionale-balcanico centrato su un'Italia dollarizzata in un'Eurasia occidentale con Germania e Francia depotenziate. Tale spaccatura è anche interesse della Russia per espandere la sua influenza verso il Mediterraneo. Ad alcuni analisti italiani tale scenario non dispiace. Ma dovrebbero vedere meglio la maggior probabilità di svantaggi per l'economia nazionale, non tanto per la dollarizzazione, anzi, ma per l'incertezza sui mercati che si verrebbe a creare. Meglio una convergenza stabilizzante euro-dollaro che non l'implosione del primo. Inoltre, l'interesse oggettivo italiano è non solo evitare la spaccatura dell'Ue, ma, soprattutto, influenzarla per un accordo euroamericano che lasci qualche spazio per relazioni con Russia e Cina. Roma, infatti, condivide l'interesse mercantile tedesco. Roma e Berlino, se convergenti, hanno una qualche possibilità di favorire un aggiustamento tra America e Russia, dove la seconda ha paura della Cina e la prima ha interesse a includerla, pur come impero autonomo, nell'alleanza che, con il Giappone, serve per accerchiare la Cina stessa. Lo scenario è complicato, ma mostra una linea per Roma: deve convergere con la Germania, insieme portare l'Ue all'accordo euroamericano, aggiungendo alla Nato una nuova missione globale coincidente con il G7, però trattando con l'America stessa una mediazione concordata con la Russia e un certo spazio di business con la Cina. Parlare con Vladimir Putin di questo avrebbe senso. Avviare - prendendo quel ruolo di azionista dell'Ue già abbozzato nella lettera di Paolo Savona agli eurogoverni - con la Germania tale convergenza, anche per ridurre l'euroisolamento di Roma, ancor di più. www.carlopelanda.com
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






