2020-03-12
«Conte ci sta costando del tempo prezioso»
L'assessore lombardo alla Salute Giulio Gallera: «Dobbiamo bloccare tutto. La nostra sanità, un'eccellenza mondiale, è sull'orlo del collasso. Ci sono 560 pazienti in terapia intensiva, contro 610 posti. Stiamo per allestire letti in Fiera, ma l'infezione dev'essere rallentata». «Conte ci ha fatto perdere tempo, giornate decisive contro il diffondersi della malattia, evitare altri malati e morti. Avevamo fatto una proposta sabato, siamo a mercoledì e non abbiamo ancora ricevuto risposta. Forse qualcuno al governo non ha ancora capito che mettere in funzione adesso delle restrizioni ci consentirà di avere dei risultati solo tra 12 giorni. Al governo c'è chi ancora minimizza». Giulio Gallera, assessore al Welfare di regione Lombardia, ha appena finito la conferenza stampa quotidiana, citando i numeri del contagio da coronavirus. «Sono passate ormai quasi tre settimane», spiega alla Verità, ricordando quel terribile 21 febbraio, quando nell'ospedale di Codogno fu individuato il paziente 1. Il bollettino è al solito preoccupante. «In Lombardia siamo a 7.280 positivi, ben 1.489 rispetto a ieri», spiega l'assessore. «Gli ospedalizzati sono 3.852, e il dato è in crescita costante non esponenziale. Il totale dei pazienti deceduti per coronavirus è salito a 617, 149 in più rispetto a ieri. In terapia intensiva ci sono 560 pazienti, contro 610 posti. Ma Gallera smentisce il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: «Non c'è nessuna linea guida per privilegiare alcuni malati rispetto ad altri». È la provincia di Bergamo la più colpita dai contagi, mentre Lodi inizia, dopo una lunga quarantena, a contenere il virus. Rispetto ai malati. Il 38% ha tra 64 e 75 anni, il 20% ha più di 75 anni, il 32% ha trai 50 e i 64 anni, il 9% ha trai 25 e i 49 anni e l'1% tra i 18 e i 24 anni. Come si riesce a mantenere la lucidità in un momento come questo?«È faticoso, ma è il nostro dovere. Chi governa deve saper decidere e assumersi le responsabilità nei momenti di difficoltà». Riesce a vedere la sua famiglia? «Ci si sveglia alle 6 del mattino, si va a letto a mezzanotte o alle 2. Qualche volta riesco a vederli la mattina».Avete chiesto misure più stringenti in Lombardia. Arriverà il provvedimento da parte di Palazzo Chigi?«Mi pare inizino a esserci prime risposte positive. Abbiamo un accordo con Confindustria. Ci stiamo coordinando con quelle aziende che possono assicurare la sicurezza dei lavoratori, il metro di distanza, l'uso delle mascherine o chiusura delle mense. Chi non potrà farlo dovrà chiudere». Arrivano anche chiusure volontarie da parte di certe aziende.«Armani ha chiuso e anche Pirelli. Penso che finalmente, da domenica scorsa, nel Paese si sia iniziato a prendere coscienza delle pericolosità del Covid-19. Prima non importava a nessuno, o spesso si minimizzava. Certe magliette, anche qui a Milano, non hanno di sicuro aiutato».Molti imprenditori temono però che una chiusura adesso possa non farli riaprire mai più.«Potranno chiedere incentivi dal punto di vista economico. Guardi, siamo lombardi, milanesi, per noi richiedere una scelta di questo tipo non è stata semplice. Ma andava fatta, il nostro sistema sanitario, un'eccellenza in tutto il mondo, sta scoppiando». Quanto riusciremo a reggere ancora?«Poco. Ci sono ospedali che non hanno più posti letto disponibili. Se poi ci troviamo costretti a spostare 10 pazienti da una struttura ospedaliera in un'altra, dobbiamo spostare anche 10 autoambulanze. E poi è probabile che in quell'ospedale dove abbiamo liberato 10 posti arrivino almeno 70 nuovi malati nel giro di mezza giornata. Il nostro personale sta facendo uno sforzo enorme». Si parla dell'apertura di un nuovo ospedale nella vecchia Fiera di Milano«Ci stiamo lavorando, ma dobbiamo trovare il personale, acquistare nuovi ventilatori per l'ossigeno. È una procedura complessa, stiamo facendo tutto il possibile per farlo nel più breve tempo possibile. Anche oggi abbiamo ritirato i primi ventilatori appena pronti. È una corsa contro il tempo».Giuseppe Conte invece continua a prenderne, di tempo«In queste tre settimane l'unico esponente del governo che ci ha ascoltato è stato il ministro per la Salute, Roberto Speranza. È volato subito a Milano dopo il caso di Codogno, ci è stato vicino, ci ha seguito sin dall'inizio».Gli altri di meno.«C'è stata una forte minimizzazione del problema. E continua a esserci da parte del presidente del Consiglio. Non possiamo più perdere tempo. I giorni sono preziosi. Gli effetti di una chiusura massiccia di tutta la Lombardia li vedremo entro almeno 12 giorni. Se ci fossimo mossi già sabato ne avremmo guadagnati sei, ora li abbiamo persi. Del resto basta guardare il caso di Codogno».Ovvero?«C'è chi dice che a Codogno non ci siano più casi dopo tre settimane. Non è vero. È una fake news. Certo, l'aumento è inferiore rispetto a prima ma siamo sempre in emergenza. Possibile che il governo non lo capisca?»Sala ha lanciato anche slogan sbagliati, come quello di Milano che non si ferma.«Quel video è stato un errore colossale. Anche per scelte come queste siamo in ritardo. Bisogna restare a casa».
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