2019-08-21
        Conte al Quirinale, via alle consultazioni. Quelle giallorosse avanzano da giorni
    
 
Sergio Mattarella accetta con riserva le dimissioni. Da oggi pomeriggio (ore 16) la processione dal presidente. Possibile incarico a Roberto Fico.Ora la palla è tutta nel campo del Quirinale. A spedirla è stato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante il suo intervento al Senato: «Ora il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio delicato. Colgo l'occasione per ringraziarlo per il sostegno che mi ha dato», ha spiegato il premier uscente per poi salire al Colle («Salvini senza coraggio, io vado da Sergio Mattarella»), consegnare le dimissioni, accettate dal presidente della Repubblica con riserva. È l'inizio ufficiale della crisi, o meglio di una fase nuova dal punto di vista istituzionale, dagli esiti imprevisti, dove il capo dello Stato dovrà - a detta di tutto l'arco parlamentare - essere «arbitro serio e imparziale», come ha ricordato Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Lo stesso segretario della Lega Matteo Salvini lo ha ribadito in serata: «Confido nella saggezza e obiettività di Mattarella». Sarà così?Del resto è proprio sull'imparzialità di Mattarella che si misurerà il futuro politico dell'Italia. Non è un segreto che tra le fila del Partito democratico a tifare per un governo di salvezza nazionale sia proprio l'area politica da cui arriva l'attuale capo dello Stato. Ieri lo ha spiegato Franco Mirabelli, senatore nordista, della corrente di Dario Franceschini ma con buone entrate nell'attuale segreteria di Nicola Zingaretti: «Al Paese serve un governo che risolva e non agiti i problemi. Prima o dopo le elezioni. Lo vedremo» ha detto in aula il vicecapogruppo al Senato dem per poi appartarsi in un lungo conciliabolo con il capogruppo alla Camera dei 5 stelle Francesco D'Uva. Le trattative tra i democratici e i grillini sono in corso. Non è più un segreto da giorni.Al momento Mattarella ha preso atto dell'apertura della crisi di governo. Ha accettato le dimissioni di Conte con riserva, così da permettere al governo di sbrigare gli affari correnti e soprattutto per consentire al presidente del consiglio dimissionario di partecipare al G7 di questo fine settimane a Biarritz, in Francia. Il capo dello Stato, come trapelato in queste settimane dal Colle, non vuole perdere tempo. Né vuole farsi tirare per la giacchetta, anche dai suoi vecchi colleghi di partito. A quanto pare non permetterà una riedizione delle trattative dello scorso anno, durate quasi tre mesi, tra continui mandati esplorativi andati a vuoto e consultazioni infinite. Già oggi, terminata la direzione del Partito democratico fissata per le 11, Mattarella sentirà al telefono il presidente emerito Giorgio Napolitano, quindi incontrerà i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Il via sarà alle ore 16, spiega il comunicato rilasciato in tarda serata ieri. Giovedì si incomincerà con le consultazioni dei gruppi parlamentari, dal più grande al più piccolo. Le delegazioni saranno formate dai segretari e dai capi gruppo di Montecitorio e palazzo Madama. L'ex premier Matteo Renzi non farà parte della delegazione. Gli occhi del senatore di Scandicci saranno i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, della sua stessa corrente. Dal dibattito parlamentare di ieri sono emerse diverse suggestioni, tra un'apertura ai 5 stelle nella parte finale del discorso da parte di Salvini fino alle parole al miele da parte di alcuni esponenti del Pd al presidente del Consiglio dimissionario Conte. Le aperture, al momento, sono timide nei confronti dell'avvocato del popolo. Lo stesso Zingaretti non è stato leggero: «Se tante cose denunciate sono vere, perché ha atteso la sfiducia per denunciarle?». Eppure la trattativa c'è. E tra le fila dem è noto che Conte è il garante dell'unità dei 5 stelle, sempre più divisi tra Luigi Di Maio e Roberto Fico. Il dibattito parlamentare è un conto, le consultazioni sono un altro capitolo. Lo storytelling ha sempre descritto Mattarella come un arbitro imparziale, poco interventista, a differenza del suo predecessore Napolitano. È un leit motiv che va avanti da anni. Non solo. Nei retroscena degli ultimi giorni il Colle avrebbe smentito possibili governi del presidente o di appoggio a maggioranze rosso gialle, Pd-5 stelle. Non si può però dimenticare che il capo dello Stato fa parte della stessa corrente di Franceschini, quella sinistra Dc poi tramutatasi in Margherita finita alla fine nel calderone dem creato da Walter Veltroni nel 2008. Lo stesso Mattarella fu uno dei sostenitori del governo Franco Marini, poi non andato in porto, sempre in quell'anno, quando ci fu un tentativo di proseguire la legislatura di un governo Prodi ormai a pezzi. Non a caso in queste ore già incominciano a delinearsi diversi scenari. Mattarella, dopo le consultazioni, potrebbe prendere atto della possibilità di una nuova maggioranza di governo. A quel punto potrebbe dare l'incarico esplorativo proprio a Fico, l'esponente grillino considerato più vicino al centrosinistra. Verificata una maggioranza ci potrebbe essere un nuovo incarico per Conte. Nei conciliaboli di Montecitorio si narra che se Zingaretti accettasse di entrare al governo, magari come vicepremier potrebbe inserire Delrio e Marcucci come ministri, scegliendo così nuovi capigruppo. È solo un'ipotesi, una delle tante che circoleranno in questi giorni.
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