2025-06-27
Il Consiglio dei 27 vuole arsenali pieni. Entro ottobre la road map per farlo
Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, il primo ministro polacco Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il vertice dei leader dell'Ue a Bruxelles (Ansa)
Commissione Ue e Kallas incaricate di presentare una tabella di marcia sul 2030. Italia: clausola di salvaguardia da cambiare.Il Consiglio europeo è stato praticamente dominato dal tema Difesa. Obiettivo: mantenere «alta l’ambizione». Per questo il Consiglio dei 27 ha incaricato la Commissione Ue e l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, «di presentare una tabella di marcia per raggiungere l’obiettivo della prontezza della Difesa comune entro il 2030». Tabella da presentare entro il prossimo mese di ottobre. Secondo un funzionario europeo, «i leader hanno discusso su come garantire che l’aumento dei bilanci della Difesa di 27 Paesi si traduca in un risultato efficiente per tutti e che la nostra industria europea della Difesa e la nostra competitività (attraverso innovazione, ricerca e altro) traggano beneficio da questa maggiore spesa».Nelle conclusioni viene sottolineata la «necessità» di continuare ad aumentare sostanzialmente la spesa per la difesa e la sicurezza dell’Europa e di investire meglio insieme, prendendo atto anche dell’impegno assunto al vertice Nato del giugno 2025.«Il Consiglio europeo invita gli Stati membri a coordinare tra loro l’attuazione dei pertinenti impegni e, considerando l’urgenza di rafforzare la base tecnologica e industriale europea della Difesa in tutta l’Unione affinché sia in grado di produrre e fornire meglio materiali nelle quantità e al ritmo accelerato necessari, il Consiglio europeo ribadisce l’importanza dell’aggregazione della domanda, dell’armonizzazione dei requisiti, della standardizzazione e degli appalti congiunti, nonché del corretto funzionamento e dell’ulteriore integrazione del mercato europeo della difesa in tutta l’Unione».Insomma, l’aumento di spesa non è più un’opzione ma diventa una «necessità» ma, a parte questo, non è stato deciso nulla di significativo. Non si scioglie il nodo del finanziamento. Le obbligazioni comuni di cui molti parlano per Germania e Olanda non sono un’opzione. «Assolutamente no», taglia corto una fonte diplomatica europea. Per Italia e Francia, invece, ogni questione va esplorata fino in fondo. Quindi come ormai ci hanno abituato a Bruxelles, ogni volta che c’è una divisione, la questione si rimanda. Giusto per perdere un altro po’ di tempo mentre il resto del mondo corre alla velocità della luce.Si accolgono «con favore» l’adozione del regolamento Safe (prestiti comuni fino a 150 miliardi di euro) e l’attivazione delle clausole di salvaguardia nazionali del Patto di Stabilità per le spese della Difesa fino all’1,5% del Pil per quattro anni, utili soprattutto ai Paesi che non sono sotto procedura per deficit, perché per quelli che sono già sotto procedura (come Italia e Francia) sono penalizzanti. Motivo per cui il premier Giorgia Meloni ha già chiarito che non vi ricorrerà (almeno fino a dopo il 2026). Il fatto è che, per come sono state scritte le regole al riguardo, l’attivazione della clausola ritarda l’uscita dalla procedura di un Paese che decidesse di aumentare le spese militari.Per questo i leader chiedono ai co-legislatori di esaminare «rapidamente, al fine di raggiungere un accordo in tempi rapidi, la proposta di incentivare gli investimenti nel settore della Difesa nel bilancio dell’Ue e di portare avanti i lavori sulla proposta di affrontare le sfide in materia di sicurezza e Difesa nel contesto della revisione intermedia della politica di coesione, ricordando al contempo la base volontaria di tale utilizzo dei fondi». Roberta Metsola, in una conferenza stampa a margine del Consiglio, è intervenuta per parlare della bocciatura da parte del Parlamento dell’iter di urgenza, articolo 122, scelto dalla Commissione per approvare il Riarmo Ue: «Non ci sono divisioni politiche quando si difende la legittimità del Parlamento e non c’è uno scontro tra istituzioni. C’è stato un voto all’unanimità: ora esamineremo tutte le ipotesi, nessuna opzione è fuori dal tavolo».Il Consiglio si è espresso anche per rinnovare i mandati della missione dell’Ue di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah (Eubam Rafah) e della missione di polizia dell’Ue nei Territori palestinesi (Eupol Copps) per un anno, fino al 30 giugno 2026. Prosegue, quindi, l’impegno in Medio Oriente. «L’Unione europea resta fermamente impegnata a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati ed è pronta a contribuire a tutti gli sforzi verso tale soluzione invitando tutte le parti ad astenersi da azioni che ne minano la fattibilità». Il Consiglio ha, inoltre, dichiarato che «l’Unione europea continuerà a collaborare con i partner regionali e internazionali a tal fine e continuerà a sostenere l’Autorità palestinese e il suo programma di riforme».Rinnovato anche il mandato della missione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia (Eubam Libia) per altri due anni, con un bilancio di quasi 52 milioni di euro da spalmare nel periodo. La missione civile fornisce consulenza tecnica, svolge attività per rafforzare la capacità operativa e tecnica e realizza progetti, integrati da corsi di formazione specializzati e workshop.
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Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)