2024-05-04
Ci trascinano nel conflitto un passo la volta
In pochi (opinione pubblica o politici) hanno reagito all’ennesima sparata di Macron sull’invio di truppe al fronte. Ormai ci siamo abituati all’escalation: dalle «armi difensive», ai missili a lungo raggio, ai caccia. E ora che Kiev non ha uomini, manderemo soldati?Ricordate Mitridate? Il mitico re del Ponto, ossessionato dal timore di congiure di palazzo, assumeva piccole dosi crescenti di veleno in modo da indurre gradualmente assuefazione nel suo corpo e neutralizzare così gli effetti di un eventuale tentativo di eliminarlo con sostanze sciolte nella coppa del vino o mescolate alle pietanze, metodo assai in voga a quel tempo. Ma anche ai nostri giorni, a quanto pare. O almeno questa è la sensazione che si ricava se si mettono in fila le dichiarazioni dei governanti occidentali da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Subito si parlò della necessità di fornire a Kiev armi, «però soltanto difensive», si affannavano ad assicurare, qualunque cosa ciò potesse voler dire. Il bluff fu scoperto quasi immediatamente da Volodymyr Zelensky, che compariva sugli schermi di mezzo mondo a ore alterne con la lista dettagliata di quali ordigni avesse bisogno. «Carrarmati? Mai. Significherebbe terza guerra mondiale», spergiurava Joe Biden. Pochi mesi dopo i carrarmati arrivarono. «Aerei F-16? Non se ne parla»: e qualche settimana più tardi i piloti ucraini cominciarono a essere addestrati per guidare gli F-16. «No a missili Nato in grado di colpire sul suolo russo, sarebbe come entrare direttamente nel conflitto». E, oplà, ecco che gli agognati razzi a lunga gittata comparivano sullo scenario bellico. «Non abbiamo uomini sul terreno», mentivano i nostri governanti mentre consiglieri militari occidentali cadevano al fronte. Piccole gocce di veleno per anestetizzare la coscienza collettiva, accompagnate dallo zuccherino della certezza della vittoria, «a portata di mano», «dopo l’offensiva di primavera», «o magari quella dell’autunno», anche perché «le sanzioni stanno facendo crollare la Russia» e «Putin è malato», «malatissimo», «anzi forse è già morto: girano decine di sosia». E comunque la vittoria necessaria perché «Putin è il demonio, è nuovo Hitler», «se prende l’Ucraina poi toccherà alla Polonia», «e dopo a Parigi, Berlino, Roma, mentre Londra verrà distrutta da una testata atomica sparata da un sottomarino». Quindi, niente discussioni: è in gioco la nostra libertà, gli ucraini combattono per noi, armi a volontà.Il problema è che adesso, mentre la Russia sta vincendo sul campo e ha sempre meno interesse a trattative che l’Occidente ha prima snobbato e ora forse rimpiange, non scarseggiano solo le armi. Come era facile immaginare, dopo due anni di carneficina a mancare sono gli uomini. Ed ecco che, in un bel giorno di febbraio, Emmanuel Macron, il nazionalista francese che incredibilmente tutti spacciano per europeista (alfiere di quell’Europa «che ci ha garantito 70 anni di prosperità e pace»), se ne esce bel bello ipotizzando la necessità a breve di schierare truppe di Paesi Ue in Ucraina. Boom. Gli altri membri della sacra alleanza paiono spiazzati e dicono che «no, ciò non è concordato, è pericoloso, non si farà». Il Napoleone di latta incassa, lascia passare una manciata di giorni e poi, alla prima intervista, zac: «Non possiamo escludere la necessità di dover schierare nostri soldati sul campo». Reazioni sempre indignate, ma di tono minore. E così, in decrescendo, per altre due o tre occasioni. Fino a giovedì. Quando Macron ha fatto suonare la stessa nota («Se Mosca sfonda, dobbiamo mandare l’esercito»), che stavolta ha echeggiato nel silenzio. L’assenza di controcanto è impressionante. E anche l’opinione pubblica, al più concentrata sulle vicende di Gaza rilanciate dai tumulti nelle università, non sembra particolarmente scossa dinanzi alla prospettiva di entrare direttamente in guerra con una potenza nucleare, di mandare i nostri ragazzi a morire per Kiev. Metodo Mitridate: ci siamo e a furia di sentircelo ripetere sembra ineluttabile. Un’evoluzione naturale. Del resto: se vi abbiamo garantito la vittoria, qualcosa bisognerà pur fare adesso per coprire il fallimento. D’altronde: se di là c’è Hitler e questo serve per fermarlo…Intendiamoci. Non è credibile che Macron voglia davvero la terza guerra mondiale. Nessuno la «vuole». Neppure Biden, che pure ha operato alacremente perché giungessimo a questo punto con «il macellaio Putin». Lui aveva i suoi interessi. Così come li ha Macron, sgomitante per la futura Difesa europea, e come li hanno tutti gli attori in gioco. E tutti hanno pensato di sfruttare la situazione a loro vantaggio, per fini interni, economici o geostrategici. Tutti, a partire da Putin, ovviamente. E nessuno con l’obiettivo di scatenare l’Armageddon. Eppure è lì che stiamo scivolando. Anche perché, come sempre, non c’è chi abbia tutte le carte in mano e il gioco, la storia insegna, può sfuggire da un momento all’altro. A proposito: Mitridate raggiunse l’agognata immunità ai veleni, ma fece ugualmente una gran brutta fine.
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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