2023-06-27
Il conflitto d’interessi di Magrini: con l’Aifa finanziò un suo progetto
Da direttore dell’Agenzia, diede fondi a un’iniziativa editoriale nel cui board sedeva lui stesso. E che aveva pure il sostegno di Pfizer e Astrazeneca. Coinvolto un altro funzionario dell’ente regolatorio (ora licenziatosi).Dimissioni che sarebbero un gesto di protesta. «In Aifa ci sono persone molto valide ma serve un vero rinnovo», ha dichiarato Antonio Giacomo Maria Addis, che ha lasciato l’Agenzia italiana del farmaco dove dal 2015 era il componente della Commissione tecnico scientifica designato dalla Regione Lazio. Ha tenuto a precisare: «Dietro la mia decisione non c’è un contrasto ideologico», la motivazione è che «non ci sono più le condizioni per fare un buon lavoro», lasciando intendere che «altri colleghi potrebbero seguirmi». Quasi certa la rinuncia di Anna Maria Marata, che pure siede nella Cts per conto della Regione Emilia Romagna, di cui coordina la Commissione regionale del farmaco. Sarà una grave perdita? In Aifa, c’è chi spera nell’arrivo di funzionari meno politicizzati. Perché prima della questione stop alla gratuità della pillola anticoncezionale, deciso dal cda dell’agenzia arginando invasioni di campo della Cts e del Cpr (Comitato prezzi e rimborso), su cui più sotto torneremo, ci sono state faccende poco chiare. Una, coinvolge proprio Addis e l’ex dg Aifa, Nicola Magrini. Laureato in chimica e tecnologie farmaceutiche, entrato la prima volta nel Cts Aifa nel novembre 2012 in rappresentanza del ministero dell’Economia (ministro Vittorio Grilli, governo Monti), Addis è coeditore e fa parte dell’advisory board, cioè del comitato che propone strategie e idee per far crescere il business, di Forward. Progetto nato nel 2017 da Pensiero Scientifico Editore, con il supporto del dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio «al fine di riflettere e approfondire non tanto ciò che è attuale oggi, ma quello che lo diventerà nel prossimo futuro nell’ambito del settore sanitario».Nello stesso comitato di Forward siedono Francesco Trotta, dirigente ufficio monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni di Aifa (nei suoi confronti sarebbe stato emesso un provvedimento disciplinare per aver detto a La Repubblica che dopo le decisioni favorevoli di Cts e Cpr sulla rimborsabilità della pillola contraccettiva, il passaggio in Cda dell’agenzia regolatoria «è solo formale»), e Nicola Magrini. Oggi direttore della struttura qualità e governo clinico dell’Ausl Romagna, ma che prima di ricevere il benservito dal governo Meloni ha dato il suo appoggio ad Addis e a Forward affidando a Pensiero Scientifico Editore «i servizi di supporto all’attività redazionale e di divulgazione e comunicazione propria dell’Agenzia italiana del farmaco, nell’ambito delle misure di contrasto all’epidemia da Covid-19». Un contratto di 67.450 euro, da dicembre 2020 ad agosto 2021. Poi rinnovato fino al 30 giugno 2022. Magrini era nel board, veniva intervistato come direttore generale Aifa su Forward, firmava contratti con la società editrice coinvolta nel progetto che riceve il sostegno di importanti aziende farmaceutiche come Pfizer, Roche, Astrazeneca. Ed era il capo dell’agenzia regolatoria italiana del farmaco. Bella trasparenza.Anche Anna Maria Marata starebbe per dimettersi da Aifa. Collega di lunga data di Magrini (che dal 2012 al 2014 occupò il ruolo di responsabile dell’area valutazione del farmaco, Agenzia sanitaria locale dell’Emilia Romagna), e con il quale ha realizzato decine di pubblicazioni, è nella Cts di Aifa dal 2015. Piccola curiosità: ma come può essere che un componente della commissione dell’agenzia regolatoria italiana che dà pareri sui nuovi farmaci anche Ue, metta nel suo curriculum «scarsa» capacità di parlare l’inglese? Paghiamo esperti in ruoli chiave, che hanno bisogno dell’interprete? Marata continua a coordinare la Commissione regionale del farmaco della Regione Emilia Romagna, e non avrebbe gradito l’altolà del cda dell’Aifa alla rimborsabilità della pillola contraccettiva. La Cts, di cui fa parte, lo scorso marzo aveva dato parere positivo, dichiarando che «tutti i contraccettivi orali disponibili in commercio sono caratterizzati da elevata efficacia» e raccomandando «l’ammissione alla rimborsabilità».Quello che pochi sanno, è che tra i documenti portati in riunione c’era un articolo del 18 febbraio 2022 dal titolo «La rimborsabilità dei contraccettivi essenziali» e pubblicato proprio da Il Pensiero scientifico editore, nel quale i membri del Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole sostengono quanto poi emergerà dal Cts. Scrivevano: «Pur valutando positivamente l’apertura di alcune regioni alla gratuità nei consultori, riteniamo più giusto e pratico che i contraccettivi essenziali (farmaci e dispositivi) siano distribuiti gratuitamente da tutte le farmacie, dietro presentazione di ricetta medica, a tutte le donne che ne hanno bisogno e su tutto il territorio nazionale».Il Cpr, così, riteneva opportuno di rendere rimborsabile la pillola anticoncezionale, per le donne di tutte le fasce d’età, stimando un costo totale per lo Stato di circa 140 milioni di euro l’anno. Un calcolo di spesa enormemente sottostimato, perché ampliando l’offerta a donne anche over 25 si tratterebbe di oltre un miliardo di euro l’anno. Il cda di Aifa ha deciso, giustamente, di rinviare la delibera. Aspetta maggiori chiarimenti dalle due commissioni interne e vuole un tavolo di confronto con ministri e conferenza delle Regioni. Si tratta di una montagna di soldi pubblici e di un farmaco che contiene ormoni, da non dispensare con leggerezza. Cts e Cpr hanno avevano pensato di sostituirsi al legislatore, nel decidere che cosa debba essere gratuito per tutti in questo Paese, ma la riforma dell’Aifa voluta dal governo Meloni anche se non ancora effettiva sta dando i suoi frutti.
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