
Centrodestra unito al Quirinale. Malgrado le manovre di grandi vecchi ed élite, i numeri e la logica portano a un solo sbocco: un'alleanza tra Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Altrimenti si torna a votare.Qualche giorno fa suggerivamo di prendercela comoda, perché ci vorrà del tempo prima che il nuovo governo veda la luce. Tuttavia questo non significa che si debba accettare di farsi prendere per i fondelli, bevendosi tutte le frottole che i politici mettono in circolazione a uso e consumo dei gonzi. Da giorni leggiamo di ipotetici scenari che vedrebbero la nascita di esecutivi dalle maggioranze fantasiose. Una volta si parla di un'alleanza fra Movimento 5 stelle e Pd, con annesso sostegno di Liberi e uguali. Un'altra di un gabinetto di cui facciano parte Forza Italia e il Partito democratico, con l'appoggio esterno della Lega. Scemenze. Grazie al cielo non vedremo né l'uno né l'altro. Un po' perché non ci sarebbero i numeri e nel caso ci fossero sarebbero così risicati da non consentire una navigazione sicura. E un po' perché i programmi dei partiti destinati a mettersi insieme si prenderebbero a pugni. È vero che pur di non andare a casa qualche parlamentare farebbe carte false, accettando anche un'inversione a U in fatto di promesse agli elettori, ma nonostante tutto sia possibile, riteniamo impossibile unire gli opposti. Prendete per esempio i 5 stelle, che per anni hanno accusato Renzi e compagni di ogni nefandezza, adeguatamente ricambiati. La convenienza forse potrebbe indurre ad allearsi, ma per fare che cosa? La riforma del Jobs act, voluto dal Pd e criticato dai grillini come causa della crescita del precariato? Pensate davvero che i disoccupati del Mezzogiorno che hanno votato per Luigi Di Maio digerirebbero un piatto pesante come questo? E la legge Fornero? Per il Partito democratico è più intoccabile di un dogma di fede ma i pentastellati se potessero la manderebbero all'inferno. Lo stesso ragionamento vale per l'esecutivo di solidarietà nazionale fra Forza Italia e Pd, con l'appoggio della Lega. Pensate davvero che il Carroccio sosterrebbe un governo di cui faccia parte gente che fino a ieri ha spalancato le porte all'invasione di extracomunitari? E come si metterà in Parlamento quando si parlerà di esodati? Sicuri che la Lega, che sull'argomento ha fatto campagna elettorale guadagnando voti, farà finta di non sentire e continuerà ad appoggiare un governo di cui non fa parte ma che ha contribuito a far nascere? L'altra fantasiosa operazione messa in circolo, prevede invece che siano i 5 stelle a dare via libera a un governo con dentro Pd e Forza Italia. Ovvio, i grillini sarebbero così grullini da lasciare Palazzo Chigi a chi ha perso le elezioni, mettendoci i voti e anche la faccia. A guidare l'improbabile alleanza sarebbe non un tecnico, ma un manager tipo Franco Bernabé, il quale verrebbe digerito da Di Maio e compagni in quanto amico di Roberto Casaleggio. Va bene che non essendoci a breve una prova contraria si può sparare ogni bischerata, ma questa - così come quella dell'appoggio esterno leghista - è grossa. La verità è che, mentre c'è chi si diverte a costruire scenari che non hanno alcuna possibilità di realizzarsi, la sola opzione che ha qualche possibilità di essere messa in pratica è quella di un governo fra centrodestra e 5 stelle. Ieri, dopo giorni di tensione, Matteo Salvini ha rimesso in riga la coalizione, imponendo agli alleati una salita al Colle unitaria. Invece di presentarsi sparpagliati, i tre partiti la prossima volta andranno insieme al Quirinale, parlando con una sola voce, che poi sarebbe quella dello stesso segretario leghista. La mossa, cui hanno aderito sia Forza Italia che Fratelli d'Italia, oltre a evitare che il centrodestra rappresenti a Sergio Mattarrella posizioni diverse, come è accaduto l'altro ieri, impedirà a Luigi Di Maio di mettere veti. Più la coalizione è unita e più per il Movimento 5 stelle diventa difficile pretendere di allearsi solo con la Lega, lasciando fuori Forza Italia. Stoppato dunque il tentativo di dividere Salvini da Berlusconi (cui il Cavaliere attaccando Di Maio aveva in qualche modo contribuito), sul tavolo delle alleanze non resta che una sola possibilità, quella - come dicevamo - di un accordo tra grillini e tutto il centrodestra. Difficile da digerire per i seguaci di Luigi Di Maio? Forse, ma se il Movimento scartasse questa soluzione, per uscire dalla crisi non resterebbero che le elezioni. Per le quali però, affinché non siano inutili, bisognerebbe trovare una legge elettorale. Ma anche in questo caso sarebbe indispensabile un'intesa con il centrodestra, altrimenti si rischierebbe di ricominciare da capo nella medesima situazione in cui ci troviamo ora. Insomma, occorre che i compagni che disegnano scenari alternativi se ne facciano una ragione. I grillini e il centrodestra, se non vogliono tornare a votare, sono costretti a governare insieme.
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