2019-01-24
Con Sophia l’Ue ci ha sempre fregati. Chiuderla sarebbe una liberazione
Matteo Renzi l'ha venduta come operazione di salvataggio europea, ma per noi si è rivelata fin da subito una trappola. Degli oltre 43.000 migranti recuperati, nemmeno uno è finito in Germania. Dal primo all'ultimo, sono tutti qui.Più che una fregata, diciamocelo, ci hanno dato una fregatura. E se adesso la Germania vuole ritirare la sua nave militare (una) o se Bruxelles vuole chiudere Sophia (il 31 marzo), si accomodino: non sappiamo che farcene di una missione che rappresenta l'unione dell'Europa quanto un budino rappresenta l'unione dell'acciaio. E che dietro il nome dolce nasconde soltanto un'amara beffa per il nostro Paese. In base agli accordi firmati dal governo Renzi nel 2015, infatti, tutti gli immigrati raccolti dalla missione europea Sophia vengono regolarmente sbarcati sul territorio italiano. In pratica siamo di fronte a un chiaro ossimoro navigante: se la missione è europea, per logica, gli immigrati dovrebbero essere europei. Lo dice la parola stessa. Ma se sono europei, perché dobbiamo per forza tenerceli tutti noi? È da luglio, cioè da quando il ministro Matteo Salvini ha scoperto com'erano davvero gli accordi sottoscritti dai suoi predecessori, che l'Italia chiede di cambiare rotta, e non solo in mare, per la missione che formalmente è prorogata fino al 31 marzo di quest'anno. Ma non è mai arrivata nessuna risposta concreta. L'altro giorno, però, la Germania ha fatto sapere, a freddo che la fregata Augsburg (una delle tre navi della missione), rientrerà in patria il 6 febbraio, come previsto, ma non sarà sostituita dalla nave Berlin, come previsto. E lascia trapelare che la causa di questa decisione sia la «linea dura» del governo italiano in materia di immigrati. Il tutto, naturalmente, fra le grida di giubilo dei giornaloni italiani, a cui non par vero di poter indossare ancora una volta la maglietta di un Paese straniero per tifare contro l'Italia. Franza o Allemagna purché se magna, sempre la stessa storia. Che ci volete fare? E così le rassegne stampa delle ultime ore si sono riempite di titoli festanti: «Migranti, le accuse di Berlino», «Migranti, la Germania si sfila», «Risposta di Berlino», «Schiaffo tedesco», «Strappo della Germania», con articoli che sprizzavano soddisfazione nello spiegare che il «segnale di chiusura accentua la solitudine italiana in Europa», che la «linea dura del governo italiano sta terremotando i rapporti in Europa» e provocando un «isolamento non proprio dorato». Tanta era la gioia che, a guardare le edicole italiane sembrava di stare a Stoccarda o a Francoforte, come l'altro giorno sembrava di stare a Lione o Rennes, con i nostri più importanti (si fa per dire) commentatori tutti schierati, all'unisono, al fianco del nostro avversario di turno, chiunque esso sia. Lo diciamo anche come segnalazione di pubblica utilità: caso mai qualcuno del Botswana, di Tuvalu o della Repubblica di San Marino volesse dichiararci guerra sappia che è il momento giusto. In Italia troverà un sacco di alleati. Anche se si rigiocasse oggi Francia-Italia, rivincita dei Mondiali 2006, per dire, tutti starebbero con Zidane contro Materazzi. E l'urlo di Tardelli del 1982? Glielo ricacceremmo in gola, a quello sciagurato. In queste ore più che mai va di moda fare il tifo per lo straniero. Anche se, come dicevamo, lo straniero ci sta prendendo per i fondelli allegramente da alcuni anni. Come, per l'appunto, nel caso della missione Sophia. La quale già di per sé fa rima con follia. In effetti, sembra una barzelletta. Ci sono 27 Paesi per mettere in mare tre navi: una italiana, una tedesca e una spagnola. Ma vi pare già una cosa normale? 27 Paesi. Tre navi. Cioè significa nove Paesi per ogni nave. Ci si aggiunga pure qualche aereo per sorvolare le zone, ma come sforzo non è un granché. Ancor più assurda, però, la questione dei costi: ognuno paga le sue spese. Cioè l'Unione europea, con il fondo Athena, paga solo i costi comuni (24 milioni di euro per i tre anni). Il resto sta sulle spalle dei singoli Stati: l'Italia, per dire, in tre anni ha speso 172 milioni di euro. Ripetiamo: 24 milioni a carico dell'Ue, 172 a carico dell'Italia. E la chiamano missione europea. Ma dove la missione europea si supera, come dicevamo, è nella distribuzione degli immigrati. Dal luglio 2015 al dicembre 2018 le tre navi, infatti, ne hanno recuperati 43.327. E secondo voi dove sono finiti? Tutti in Italia. Cento per cento. Nemmeno uno che, per dire, s'è sbagliato ed è finito a Amburgo, nemmeno uno che s'è addormentato sul ponte ed è sbarcato a Barcellona. Nemmeno uno che per solidarietà viene generosamente accolto a Marsiglia, in modo che anche la Francia che non mette le navi possa dare il suo contributo. Macché. Niente di niente. Tutti in Italia. E finché andava così, nessuno fiatava. Ora che il governo italiano blocca il meccanismo infernale, quelli ritirano le navi. O sospendono l'adesione in attesa di tempi migliori. Ma vi pare? La missione prende il nome da una bimba nata a bordo di una nave tedesca, dopo un naufragio. Tenero e dolcissimo, si capisce. Ma è un po' troppo facile fare i teneri e i dolcissimi, con il deretano degli altri… Adesso, per altro, è rispuntata pure fuori Federica Mogherini, e anche questa è una notizia perché in effetti ci eravamo scordati della sua esistenza. La Mogherini è viva e lotta con noi. O meglio, contro di noi. La commissaria europea responsabile (si fa per dire) degli Esteri, in pratica la capa della diplomazia di Bruxelles per grazia renziana ricevuta, ormai da mesi non dava segni di presenza nelle umane vicende, tanto che ce l'eravamo proprio dimenticata. Mogherini, chi era costei?, ci si domandava ormai disperati. Pare che si stessero muovendo anche le telecamere di Chi l'ha visto per un interessante reportage: «Sparizione di ex astro nascente del Pd». Poi, purtroppo, è riemersa. E lì abbiamo capito perché in tutti questi mesi non ne avevamo sentito per nulla la mancanza: «Allora chiudiamo la missione Sophia», ha proclamato, infatti, pensando di fare un dispetto all'Italia. Senza nemmeno rendersi conto che in realtà, se la missione resta così, come quella che vi abbiamo descritto, per fare davvero un dispetto all'Italia bisognerebbe tenerla aperta. Ma non diteglielo a Federica, se no quella cambia subito idea.
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