2021-02-04
«Con quattro euro si potrebbe scoprire chi ha gli anticorpi»
(Mairo Cinquetti/NurPhoto via Getty Images)
Il primario Gian Vincenzo Zuccotti: «Il mio test è rapido e affidabile. Utilizzandolo, si può fornire un “certificato di immunità" e far ripartire l'economia».Gian Vincenzo Zuccotti, classe 1957, responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Sacco e dell'ospedale dei bambini Vittore Buzzi di Milano, sta sperimentando l'utilizzo della «carta bibula», una speciale carta assorbente che filtra liquidi organici, per determinare l'eventuale presenza di anticorpi anti Covid.Professore, ci spieghi questa metodologia.«È il test di Guthrie, utilizzato normalmente su tutti i neonati prima che vengano dimessi. Viene compiuto tramite l'estrazione di qualche goccia di sangue, pungendo normalmente il tallone, per un'analisi del sistema endocrino metabolico».Con la sua equipe, però, avete allargato le capacità dello screening.«Dalla scorsa estate, utilizzando lo stesso cartoncino e le stesse apparecchiature disponibili nei centri di screening metabolico presenti in ogni Regione -per la Lombardia è proprio al Buzzi- stiamo verificando la presenza o meno di Igc, gli anticorpi anti Covid. Possiamo sapere, perciò, se una persona ha avuto un'infezione da coronavirus».Ai fini pratici, scoprire di avere gli anticorpi significa non essere in prima fila a chiedere il vaccino?«Infatti. Questo consente di assegnare delle fondate priorità a chi va vaccinato, soprattutto visto che i farmaci faticano ad arrivare, e raggiungere rapidamente l'immunità di gregge. Ma permette anche a regioni come la Lombardia, che è stata pesantemente colpita dalla pandemia e dove almeno il 30% della popolazione è entrata in contatto col virus, che ci possa essere una sorta di certificato di immunità per far ripartire l'economia». Una sorta di patentino «naturale», senza dover ricorrere alla vaccinazione?«Quei 3 milioni di cittadini lombardi che dimostrano di avere gli anticorpi anti Covid, possono muoverci liberamente, andare al ristorante, al cinema, tenere aperta la loro attività. Con più respiro e prospettive diverse. Questo vale per ogni parte d'Italia».La sensibilità dei test è elevata?«Molto, del 97%. Alla pari di un prelievo venoso».Si può fare da soli?«È molto semplice, si usa come i pungidita per il controllo della glicemia nelle persone diabetiche. Invece di poggiare le gocce di sangue, prelevate dal polpastrello di un dito, su strisce reattive, si fanno cadere su uno o due cerchietti della carta assorbente fornita in un kit. I cartoncini vanno poi consegnati ai centri regionali di screening metabolico. L'indagine sierologica può essere eseguita in farmacia, in uno studio medico o nella propria casa».Dopo quanto tempo si hanno i risultati?«Bastano quattro ore.Quanto costa questo test? «Quattro euro a dosaggio. Infinitamente meno del prezzo di un tampone molecolare, per i quali molti pagano anche più di 100 euro. Se poi questi saggi sierologici fossero acquistati in grande numero, si arriverebbe a spendere non più di un euro per conoscere la propria esposizione al Covid».Chi dovrebbe acquistarli?«Le Regioni, che dovrebbero metterli a disposizione della popolazione. Dispongono già di un proprio centro di screening obbligatorio per legge, non si tratta di organizzare nulla di nuovo. E ciascun laboratorio, con poche persone impiegate h24, può processare senza problemi 2 milioni di test la settimana».Su quante persone l'avete già sperimentato? «A settembre dello scorso anno avevamo proposto il test nelle scuole di Milano e una quindicina di istituti lo stanno facendo. Sono già 6.000 i bambini e gli studenti, dai 3 ai 18 anni di età, sottoposti a questa sorveglianza. Le gocce di sangue le raccolgono i genitori a casa, senza problemi. Alla prova del “cartoncino" si sono sottoposti anche i 5.000 dipendenti dell'ospedale Sacco. Lo utilizziamo pure per monitorare la risposta al vaccino».Quali dati state elaborando?«Per esempio che i soggetti non contagiati in precedenza hanno bisogno di 14 giorni perché si sviluppino gli anticorpi anti Covid, mentre chi ha avuto l'infezione e ha perso gli anticorpi, dopo la vaccinazione attiva una nuova risposta immunitaria già dopo sette giorni». Che cosa sta mancando alla campagna vaccinale in Italia?«Soprattutto la progettualità. Sappiamo che non arriveranno in tempi rapidi 120 milioni di farmaci per vaccinare due volte l'intera popolazione, quindi se non si può dare a tutti la stessa opportunità, serve approntare una macchina efficiente per vaccinare, subito, chi ha la priorità. Poi dare la precedenza a chi non ha anticorpi anti Covid». Quante vite stiamo perdendo, lasciando che i contagiati non vengano curati a domicilio e i pazienti con altre patologie non riescano ad andare in ospedale?«Sono stato l'ideatore del Cod19.it, piattaforma dell'Università Statale di Milano per supportare i pazienti positivi al coronavirus attraverso un monitoraggio costante da remoto, e dell'ospedale “virtuale" Cod20 per fornire assistenza sul territorio. Funziona, ogni ospedale potrebbe adottare questa piattaforma. Quando la propongo, gratuitamente, mi rispondo che servono bandi appositi».