2021-08-02
Parla Nicola Gratteri: «Con la riforma Cartabia rischieremo l’infrazione Ue»
Il procuratore di Catanzaro: «Bruxelles chiede più organico, non l'improcedibilità. Pure i processi per reati ambientali, se compiuti da singoli imprenditori, si estingueranno» «Era urgente intervenire sulla legge elettorale dei componenti togati del Csm, per limitare il ruolo delle correnti nella competizione elettorale. E invece ci troviamo una riforma con la quale sarà molto più semplice delinquere e conseguire l'impunità». Il capo della Procura di Catanzaro Nicola Gratteri il giorno stesso in cui è diventata pubblica la notizia del suo ritiro dalla gara per la poltronissima da procuratore di Milano, in una intervista a La Verità fa a pezzi la riformetta firmata da Marta Cartabia. E introduce un nuovo tema, che gli altri giuristi sembrano sottovalutare: con la riforma «l'Italia è a rischio infrazione».Con penuria di personale, senza concorsi e con pensionamenti, si accorceranno davvero i tempi dei processi solo con la riforma?«L'ultimo rapporto della commissione Ue sulla giustizia in Italia, oltre a soffermarsi sulla lunghezza dei processi, pone l'accento sull'esiguo numero dei giudici. In altri termini, l'Europa ci chiede non solo di chiudere i processi in tempi brevi ma anche di assumere nuovo personale, ritenendo carente l'attuale dotazione organica degli uffici giudiziari. A ciò si aggiunga il fatto che in Italia non si fanno concorsi da un anno e mezzo e che ci sono stati numerosissimi pensionamenti. Questa proposta di riforma, pertanto, presenta già due vizi d'origine: non prende affatto in considerazione la richiesta europea di intervenire sulle piante organiche dei magistrati; non tiene conto di un dato fondamentale, l'Europa ci chiede di giungere in tempi brevi ad una decisione di merito, non di fermare il processo». Questo vuol dire che l'Italia incorrerà egualmente nella procedura di infrazione? «Certamente, se dovesse entrare in vigore un sistema che mandi in fumo i processi e impedisca di giungere a una decisione di merito e dare una risposta di giustizia, qualunque essa sia. Sono evidenti i profili di contrarietà ai principi fondamentali dell'Unione Europea». La ghigliottina dell'improcedibilità sembra quasi un modo per far lavorare meno i giudici di Appello e di Cassazione, non dovranno perdere tempo a motivare la prescrizione. «Già le sentenze sulla prescrizione non richiedono motivazioni particolarmente impegnative. Ma con questa riforma siamo in presenza di un paradosso: l'obiettivo di celerità e deflazione che il governo persegue verrà totalmente disatteso. Aumenteranno in modo esponenziale le impugnazioni strumentali e ciò rallenterà la gestione complessiva dei carichi degli uffici giudiziari. Inoltre, i magistrati italiani potranno fare qualcosa che non avviene in nessun altro ordinamento giuridico: potranno licenziare i processi per reati di grave allarme sociale senza entrare nel merito delle questioni, senza decidere alcunché, limitandosi a dichiarare l'improcedibilità».Le Corti d'appello già viaggiano a velocità diverse, sui tempi cambierà qualcosa con la riforma? O si andrà verso un regionalismo giudiziario?«La diversa velocità delle Corti d'appello è spesso determinata da gravi carenze di organico e da altri problemi strutturali, che nulla hanno a che vedere con il regionalismo giudiziario. Proprio per questo motivo ho già sottolineato la poca utilità dell'iniziativa promossa dal ministro della Giustizia e dal ministro del Sud, per l'istituzione di una commissione interministeriale che curi l'individuazione delle prassi virtuose da importare negli uffici giudiziari del Mezzogiorno. Manca un'adeguata conoscenza delle realtà giudiziaria italiana e dei reali problemi sollevati dalla stragrande maggioranza dei magistrati italiani, che quotidianamente lavora con impegno e dedizione».Dalla riforma trarranno vantaggio tutti quelli che si proponevano di combattere i 5 stelle: gli imprenditori spregiudicati, i politici corrotti e i bancarottieri seriali?«Indubbiamente sarà molto più semplice delinquere e conseguire l'impunità, non solo per gli imprenditori spregiudicati e i bancarottieri seriali, ma anche per i colletti bianchi. Per far comprendere la gravità delle conseguenze di questa riforma e le ricadute sui cittadini onesti, basti pensare che si vanificheranno i processi per corruzione, concussione, peculato e tutti i reati contro la pubblica amministrazione; tra questi anche i reati di corruzione in atti giudiziari che coinvolgono magistrati che hanno svenduto la loro funzione. Ma anche gli omicidi colposi collegati alla responsabilità medica, agli infortuni sul lavoro, ai sinistri stradali e tanti altri reati che interessano ai cittadini verranno inevitabilmente colpiti dalla scure della improcedibilità».Cosa accadrà con i reati ambientali? «Anche i processi per quei reati rischiano di finire sotto un colpo di spugna. Più che di rischio, possiamo parlare di certezza che i processi per reati ambientali possano estinguersi per improcedibilità, a meno che non vengano posti in essere da una associazione criminale. I reati ambientali messi in atto dai singoli imprenditori non vedranno mai la definizione nei tempi imposti dalla riforma Cartabia».Lei ha detto in tv che questa è la peggior riforma di sempre, Cartabia è riuscita a fare peggio anche di Bonafede?«Prima di tutto non l'ho detto solo io, ma in molti. Il primo è stato il professor Franco Coppi, anche se mi pare che poi abbia cambiato idea ma non so perché. Il mio pensiero comunque è che credo che la riforma Bonafede tendeva ad assicurare un decisione di merito, evitando che, in caso di condanna, le sentenze venissero vanificate, individuando al momento della pronuncia della sentenza, il blocco del decorso della prescrizione. Ciò non equivale certo a consentire la celebrazione di un processo “senza tempo", poiché si voleva semplicemente la cristallizzazione nella sentenza di condanna di primo grado il momento entro il quale doveva essere esercitata la pretesa punitiva dello Stato. Con l'improcedibilità si ottiene l'effetto diametralmente opposto: non basta più addivenire a una sentenza di condanna di primo grado per bloccare la prescrizione, ma addirittura il processo rischia di estinguersi prima che il resto si prescriva. In altre parole, se il processo non viene chiuso entro un certo termine, anche l'imputato condannato in primo grado può aspirare all'improcedibilità e a evitare così la sanzione penale, con grave pregiudizio per la certezza della pena e del principio costituzionale di offensività del reato. Una riforma che miri realmente a conseguire l'obiettivo della velocizzazione dei processi dovrebbe intervenire su altre leve».Lei su cosa sarebbe intervenuto?«Sul piano sostanziale serve una imponente depenalizzazione che potrebbe toccare una serie di reati contravvenzionali (si pensi alle violazioni al codice della strada, come la guida in stato di ebbrezza, a cui non conseguano ulteriori reati contro la persona), si può prevedere un ampliamento della possibilità di estinguere il reato con l'oblazione (ad esempio reati edili minori), tutte cose che eviterebbero «intasamenti». Mentre sul piano processuale, se si vuole davvero accelerare il processo e garantire una decisione di merito che sia giusta, si devono potenziare e incoraggiare i riti alternativi (abbreviato e patteggiamento) e si devono disincentivare le impugnazioni con un'incisiva riforma dei motivi di appello e di ricorso per Cassazione, onde evitare impugnazioni strumentali. Infine, un intervento coraggioso, che darebbe slancio agli uffici giudiziari, sarebbe la revisione della geografia giudiziaria».È previsto che il pubblico ministero possa chiedere il rinvio a giudizio dell'indagato solo quando gli elementi acquisiti consentono una «ragionevole previsione di condanna». Rimarranno fuori tutti quei procedimenti che hanno necessità di un approfondimento dibattimentale?«Si tratta di una previsione che poco cambia sul piano concreto. Più o meno coincide con l'attuale disposizione che prevede il parametro dell'idoneità degli elementi acquisiti a sostenere l'accusa in giudizio». Che cosa pensa delle correnti? Contano ancora nella magistratura?«Il correntismo sfrenato e la contrapposizione tra gruppi associati ha indebolito la magistratura, che in questa congiuntura particolare deve recuperare la sua credibilità di fronte ai cittadini. Per fare questo è necessario intervenire con urgenza su temi cruciali, quali la legge elettorale dei componenti togati del Csm, per limitare il ruolo delle correnti nella competizione elettorale e fare in modo che tornino ad occuparsi degli aspetti inerenti alla funzione giudiziaria e alle condizioni di lavoro negli uffici giudiziari, più che muoversi come collettori di voti. A me pare più questa una urgenza».Lei è considerato vicino a Mi o è errato?«Francamente non so chi lo dice e per quale motivo, io non sono iscritto ad alcun gruppo associato, non ho mai partecipato a riunioni correntizie e, anche nelle competizioni elettorali, ho sempre espresso le mie preferenze sulla base del curriculum del singolo candidato. Al contrario è capitato di recente che qualche gruppo associato, a differenza di altri gruppi, abbia inteso manifestare delle censure nei miei confronti, ma ciò non si significa che io sia vicino all'uno o all'altro gruppo».Qual è la vera riforma da fare per il Csm?«Come ho già ripetuto più volte, bisogna incidere sul sistema elettorale, prevedendo un meccanismo che, senza incidere sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura, possa spezzare il vincolo tra le correnti e i candidati a rivestire la funzione consiliare». Renzi la voleva ministro e, si dice che Napolitano mise il veto. «Sono stanco di rispondere a questa domanda. Chiedetelo a chi ha deciso! E comunque Sono passati tanti anni. Ora le priorità sono ben altre».
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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