2024-03-21
Con la Meloni già 15 giunte saltate per i rapporti con le cosche
Molte guidate dal centrodestra. Ma in questi casi non c’è stata alcuna levata di scudi.Quindici giunte comunali: otto facenti capo a un primo cittadino eletto in una lista civica, quattro di centrodestra, tre di centrosinistra. Sono i numeri dei Comuni sciolti per mafia dal governo Meloni, da quando questo si è insediato a Palazzo Chigi, nell’ottobre del 2022. Lo ha ricordato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, replicando alle feroci polemiche innescate dalle opposizioni in seguito alla decisione del Viminale di avviare l’accesso ispettivo per il Comune di Bari, in seguito agli arresti determinati dall’inchiesta sul voto di scambio e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella municipalizzata del trasporto pubblico locale. Al centro di tutte le dichiarazioni al vetriolo rilasciate negli ultimi due giorni soprattutto dai dem (culminate nell’«atto di guerra» denunciato dal sindaco del capoluogo pugliese Antonio Decaro) e l’accusa all’esecutivo di aver agito mosso da intenti politici e dalla volontà di danneggiare il centrosinistra utilizzato strumentalmente l’avvio di una procedura che, in realtà, potrebbe anche non determinare alcuno scioglimento o commissariamento.Dei 15 Comuni sciolti nell’ultimo anno e mezzo, ovviamente, la quasi totalità sono al Sud: cinque in Calabria, di cui quattro guidati da una lista civica e uno da un sindaco di centrodestra, quattro in Sicilia (tutti con un sindaco espressione di una lista civica), tre in Campania (due guidati dal centrosinistra, uno dal centrodestra) e due nel Lazio (entrambi con un sindaco di centrodestra) e uno in Puglia di centrosinistra. Tra quelli più rilevanti ci sono Anzio, in provincia di Roma, sciolto nel novembre del 2022 assieme alla «gemella» Nettuno, a testimoniare le notorie infiltrazioni criminali sul litorale romano. Nella provincia di Reggio Calabria sono stati sciolti i comuni di Cosoleto e Scilla, non nuovi a questo tipo di provvedimento, mentre sempre in Calabria sono stati sciolti Capistrano e Acquaro, in provincia di Vibo Valentia, e Rende, in provincia di Cosenza. In terra siciliana, si segnalano lo scioglimento di tre Comuni in provincia di Catania (Randazzo, Palagonia e Castiglione di Sicilia) e uno in provincia di Messina (Mojo Alcantara). Quanto alla Puglia, nella quale sta infuriando la polemica, l’unico comune sciolto dal governo Meloni è stato finora Orta Nova, in provincia di Foggia. In Campania, dei tre Comuni sciolti merita un capitolo a parte Caivano, su cui il provvedimento governativo si è abbattuto nell’ottobre del 2023 dopo l’arresto di numerosi esponenti politici di spicco della cittadina, accusati di associazione mafiose e corruzione. Un’inchiesta e un esito che si sono sovrapposti alla terribile vicenda dello stupro di gruppo in un centro sportivo abbandonato ai danni di due minorenni, che ha indignato l’opinione pubblica e determinato l’intervento energico del governo, sia in termini legislativi, con un decreto che ha inasprito le pene per gli atti di delinquenza commessi dai minorenni, che in termini mediatici, sia la visita del premier Giorgia Meloni e di diversi ministri e con l’avvio di un piano di riqualificazione destinato a rappresentare un modello, nelle intenzioni dell’esecutivo. La procedura per lo scioglimento prevede che il prefetto, su input del ministero dell’Interno, nomini una commissione col compito di valutare la situazione. In Consiglio dei ministri il ministro dell’Interno può poi avanzare la proposta di scioglimento, sempre su proposta del prefetto.
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