2024-10-06
Con il Superbonus buttati 123 miliardi per «migliorare» solo il 4% delle case
Uno studio della Cgia di Mestre demolisce la misura grillina. Confedilizia: «Senza incentivi chi avrebbe potuto fare i lavori?».Per efficientare a livello energetico il 4,1% del patrimonio immobiliare italiano sono stati spesi 123 miliardi di euro. A dirlo è uno studio della Cgia di Mestre secondo cui, grazie al Super Ecobonus 110%, circa 500.000 immobili italiani sono stati ristrutturati divenendo meno energivori. Bene, ma non benissimo. Perché, applicando una semplice proporzione matematica, per aggiornare tutte le case presenti sul territorio italiano servirebbero la bellezza di 3.075 miliardi di euro, una cifra impensabile per i conti di qualunque Paese al mondo. D’altronde, come spiega l’indagine della Cgia, gli edifici residenziali in Italia sono circa 12,2 milioni, il che significa che per rendere amiche dell’ambiente tutte le case del Paese (come vorrebbe la direttiva Case green voluta dall’Ue se entrasse in vigore) servirebbero opere di ristrutturazione per 11,7 milioni di immobili. «In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare uno sparuto numero di abitazioni, fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso», puntualizzano dalla Cgia. «In linea generale, con il cosiddetto 110% lo Stato ha speso una cifra spaventosa, migliorando l’efficienza energetica di una quota infinitesima di edifici presenti nel Paese. Ma, stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbe aver favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona/elevata capacità di reddito, anziché rivolgersi in via prioritaria alle famiglie meno abbienti che, in linea di massima, presentano una probabilità maggiore di risiedere in abitazioni in cattivo stato di conservazione e con un livello di efficienza energetica molto basso».Inoltre, come spiega sempre lo studio della Cgia, non tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che il Superbonus contribuirà in misura importante ad abbattere le emissioni di inquinanti. Sebbene, infatti, non vi siano valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di Co2 sarebbe molto contenuto. Sempre secondo la Banca d’Italia, le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni. Non solo, ci sono alcuni esperti internazionali che sostengono che la riduzione delle emissioni ottenuta con l’applicazione del bonus poteva essere maggiore, se si fosse incentivata l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento degli ambienti, la cottura di cibi e la produzione di acqua sanitaria. Insomma, in alternativa al gas-metano, sarebbe consigliabile utilizzare vettori elettrici (come le pompe di calore e le piastre a induzione), che sono significativamente più efficienti delle tecnologiche impiegano fonti fossili.Lo studio dell’Associazione artigiani e piccole imprese Mestre punta, insomma, il dito contro chi continua a credere in questo provvedimento. «Chi politicamente ha voluto e continua a difendere questo provvedimento», si legge nella nota diffusa dall’associazione, «sostiene che non si debba guardare solo alla spesa che lo Stato si è fatto carico fino ad ora, ma anche agli effetti economici positivi che esso ha generato. Vale a dire più gettito (Irpef, Ires, Iva, etc.), più occupazione, più Pil, più risparmio energetico e meno emissioni di inquinanti. È un’obiezione legittima che, tuttavia, è facilmente confutabile dalla tesi sostenuta da tempo dalla Cgia; se invece di ricorrere al Superbonus per incentivare quasi esclusivamente gli interventi di edilizia privata ci fossimo avvalsi di questa misura per demolire e ricostruire solo gli edifici residenziali pubblici, le conseguenze appena richiamate dai “sostenitori” del 110% sarebbero state praticamente le stesse. Con 123 miliardi di euro avremmo teoricamente potuto costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, 400.000 in più di quanti sono presenti nel Paese», spiega la Cgia. «Con una differenza sostanziale: nel secondo caso avremmo compiuto un’azione di giustizia sociale che la misura attualmente in vigore ha paurosamente disatteso. Entro il 31 agosto scorso, gli interventi di ristrutturazione/efficientamento edilizio realizzati per mezzo del Superbonus sfiorano le 500.000 unità (precisamente 496.315)».Insomma, massima spesa, minima resa, secondo la Cgia. Sempre secondo l’indagine, a livello regionale, è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110%. Con 59.652 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6%. Seguono l’Emilia-Romagna con 44.438 asseverazioni e un’incidenza del 5,4 %, il Trentino-Alto Adige con 11.342 interventi e sempre con un tasso del 5,4%, la Lombardia con 78.125 asseverazioni e un’incidenza del 5,2 e la Toscana con 38.532 operazioni e anch’essa con una incidenza del 5,2%. Per contro, a «snobbare» l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno interessato solo il 2,9% dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6% e la Sicilia solo il 2,2%. «Invece di limitarsi a constatare per l’ennesima volta come solo una piccola percentuale di unità immobiliari abbia usufruito di un incentivo senza precedenti, occorrerebbe ribaltare il discorso e domandarsi quanti potrebbero essere – senza quell’incentivo – gli italiani in grado di sostenere i costosissimi lavori che la direttiva Case green indirettamente impone», ha commentato Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.