2020-04-25
Con il decreto liquidità luce verde solo per 20.000 prestiti alle imprese
Roberto Gualtieri (Cosimo Martemucci/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)
Il Fondo di garanzia finora ha tracciato una percentuale minima delle pratiche, scaricate sulle banche. Intesa ha già ricevuto 104.000 domande. L'esperto: «Gli stanziamenti sono miseri, il plafond finirà presto».Le richieste di finanziamento fino a 25.000 euro previsti dal Dl liquidità dello scorso 8 aprile sono possibili da lunedì 20 aprile. L'ossigeno sta arrivando alle imprese che devono combattere gli effetti del lockdown? E come sta andando la moratorio sul credito? Secondo indiscrezioni, dai dati di Banca d'Italia, al 17 aprile risulterebbero pervenute quasi 1 milione e 200.000 domande di moratoria su prestiti per circa 140 miliardi. Poco più della metà delle domande provengono dalle imprese. Le oltre 600.000 domande delle famiglie riguarderebbero mutui e altri prestiti per circa 35 miliardi. Quasi 25.000 domande riguarderebbero la sospensione del mutuo sulla prima casa. Dal canto suo il Mediocredito centrale indicherebbe in 20.000 le domande arrivate al Fondo di garanzia per richiedere le garanzie ai finanziamenti in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti, attraverso le misure introdotte con i decreti Cura Italia e liquidità. In particolare, delle 20.000 domande arrivate attraverso la nuova normativa introdotta con i decreti, meno di 5.000 operazioni sarebbero riferite a finanziamenti fino a 25.000 euro, con percentuale della copertura al 100%; 7.000 circa sono operazioni di garanzia diretta, con copertura all'80%; meno di un migliaio di rinegoziazione o consolidamento del debito con credito aggiuntivo di almeno il 10% del debito residuo e con incremento della copertura all'80% o al 90%. Ieri, intanto, Unicredit e il Banco Bpm hanno siglato l'accordo di collaborazione con la Sace per l'offerta di nuovi finanziamenti. L'istituto guidato da Giuseppe Castagna ha anche comunicato di avere raccolto finora 28.000 richieste di finanziamenti garantiti fino a 25.000 euro per un ammontare stimato di 450 milioni. La prima banca italiana a sottoscrivere un protocollo di collaborazione con Sace è stata però Intesa Sanpaolo che per le richieste di finanziamento fino a 25.000 euro ha già effettuato 1.000 accrediti in conto corrente e altre 7.000 pratiche sono in erogazione, con tassi che partono dallo 0,04%. L'interesse dei clienti è elevato: oltre 104.000 le richieste ricevute, di cui 32.000 nell'ultima giornata. Circa un quarto delle domande sono però incomplete e richiedono ulteriore lavorazione. La macchina messa a punto per gestire le richieste online, senza doversi recare in filiale, sta comunque «funzionando al meglio, consentendo di gestire il flusso in maniera ordinata», spiega la banca in una nota diffusa ieri per fare il punto della settimana. Altri due fattori sono stati determinanti: la scelta di «potenziare le strutture territoriali con task force di supporto, in grado di esaminare il notevole numero di richieste che arrivano ogni giorno, e l'aver contattato i clienti al telefono nelle settimane precedenti per informarli e prepararli. A partire dalla settimana prossima, il lavoro congiunto della rete e delle task force dedicate, ulteriormente potenziate, consentiranno una maggiore accelerazione dei processi». Intesa è un panzer del credito, ed è stata anche la prima banca a siglare l'accordo con Sace. Ha già tutta la macchina operativa al lavoro sui prestiti, e nonostante smart working e filiali chiuse può procedere agilmente attraverso i servizi online. Ma per gli istituti di medie dimensioni per non parlare delle banche più piccole come le Bcc si tratta di un lavoro mastodontico. «Dalle prime indicazioni quando la banca deve approvare anche solo il 10% di rischio richiede un numeroso set di documenti, tra cui compaiono business plan e prospetti previsionali. Serve a proteggersi dai rischi di incauta concessione del credito in caso di futuro fallimento», spiega Fabio Bolognini, ex banker e cofondatore di Workinvoice. «Diversi documenti non sono disponibili subito, non sono nella disponibilità dell'imprenditore richiedente, arriveranno dai commercialisti, dall'Inps. I tecnici dei ministeri non hanno, inoltre, trovato soluzioni per una fascia di aziende che erano alle prese con programmi di ristrutturazione frutto di accordi con le banche e omologazione di tribunali. Immaginando che l'impatto della pandemia abbia fatto deragliare dai piani concordati, il decreto non ha stabilito degli ammortizzatori per queste imprese che erano già in terapia e che ora sono contagiate con minori difese immunitarie». Secondo Bolognini c'è anche un problema di budget: «Le garanzie Mcc e Sace non sono sostenute da una dotazione di bilancio sufficiente a garantire con multipli di 12/15 i 400 miliardi annunciati. Si attende uno stanziamento corposo nel nuovo decreto. Con i miseri stanziamenti attuali si può dire che i plafond saranno esauriti molto presto». Senza dimenticare le problematiche di rischi penali e fallimentari, che pesano sulla banca e rallenteranno le delibere. «In altri casi, purtroppo, causeranno l'esclusione di imprese con probabilità di fallimento anche ridotte».
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco