2020-10-20
Con i nuovi orari le scuole nel caos. «Senza personale rischio paralisi»
L'ingresso alle 9 spiazza molti dirigenti: «L'ora va recuperata, ma chi ha il pomeriggio già pieno come fa?». Lezioni fino alle 18 e fine giornata di lavoro creano un allarme assembramenti. I sindacati: «Lucia Azzolina ci riceva».Fermati i campionati minori. Vincenzo Spadafora surreale: «Niente partite ma allenamenti individuali consentiti». Con i rider e agli autogrill si aggirano le norme sulle bevute.Lo speciale contiene due articoli.Lezioni a partire dalle 9 del mattino ed eventuale rientro in aula nel pomeriggio, con più didattica a distanza per le superiori. «Sono stati salvaguardati i diritti di studentesse e studenti», scriveva domenica sera Lucia Azzolina, soddisfatta perché nel nuovo decreto del presidente del Consiglio «la scuola resta aperta». L'entusiasmo del ministro dell'Istruzione è affatto non condiviso, i sindacati sono sul piede di guerra e chiedono un incontro urgente. «Dall'oggi al domani le scuole non possono rimodularsi. La flessibilità organizzativa andava pensata per tempo, tenendo conto dell'andamento epidemiologico, non dopo un mese dall'inizio dell'anno scolastico», protesta Anna Maria Santoro, responsabile nazionale Flc Cgil per le politiche contrattuali nella scuola. «Sono misure che arrivano tardi e il ministro Azzolina non ci ha ancora convocato per il Protocollo sicurezza, fondamentale anche sulla didattica a distanza. Dovevamo trovarci entro lo scorso 31 agosto, restiamo sempre in attesa di capire come organizzare la Dad e in quale modo formare i docenti. Passi quello che è capitato durante il lockdown, ma adesso doveva essere garantito il diritto allo studio per tutti. Bisognava lavorare per affrontare questi scenari più negativi». Matteo De Angelis, insegnante di musica al liceo Laura Bassi di Bologna, racconta che ieri ha ricevuto «una circolare della scuola in cui si comunica che dal 21 al 30 ottobre i ragazzi entreranno a scuola alle 9. Le ore verranno recuperate con modalità da definire tramite didattica a distanza. Ma gli studenti che già al pomeriggio fanno lezioni di strumento, come potranno seguire la Dad?». De Angelis, referente nazionale del movimento La scuola che accoglie e che lo scorso maggio affermò «il dovere di riaprire le scuole al più presto e di difenderle con coraggio dal distanziamento dei bambini e dei ragazzi e dall'abuso delle tecnologie a discapito delle relazioni umane», si dichiara sconcertato dall'ennesimo caos. «La nostra preside, come altri dirigenti scolastici, era impazzita per studiare ingressi scaglionati mentre adesso tutti entreranno alle 9. Dov'è la logica?». Secondo Antonello Giannelli, presidente dell'Anp, «l'orario di ingresso alle 9 può trovare giustificazione nelle grandi aree metropolitane, dove il trasporto pubblico locale è congestionato, ma non nei piccoli centri dove le condizioni sono molto diverse». La gestione degli orari, valutata a seconda del contesto territoriale, sarà comunque l'ennesimo grattacapo per le istituzioni scolastiche obbligate a trovare formule definite «flessibili» nel decreto del premier. «Il problema più grande è come coniughiamo l'uscita dalle scuole con l'assembramento sui mezzi di trasporto pubblico», osserva Massimiliano Sambruna, segretario generale Cisl scuola Milano. «Se facciamo uscire i ragazzi alle 17 o alle 18, molti lavoratori lasciano l'ufficio proprio in quegli orari». Sambruna fa anche notare che mancano bidelli «per pulire e sorvegliare le scuole fino a tardo pomeriggio. In Lombardia ne sono arrivati metà di quanti richiesti come organico Covid, figuriamoci se riusciranno a far fronte ai nuovi impegni». Lunedì, più di 130 dirigenti scolastici della Campania hanno sottoscritto una lettera al ministro Azzolina nella quale chiedono: «Perché abbiamo riaperto le scuole senza aver ricevuto gli arredi promessi?». Nella regione, tutt'oggi «ne sono stati consegnati poco più di 4.000». Ne sarebbero dovuti arrivare 150.000 e siamo al 20 ottobre. La Campania sta vivendo malissimo la chiusura delle scuole: contro l'ordinanza del governatore Vincenzo De Luca era stato presentato ricorso, respinto dal Tar ieri pomeriggio. Beniamino Esposito, avvocato e padre di un bambino di 10 anni, ha allora presentato una denuncia in Procura a nome di tutti i genitori. La sua preoccupazione, ha detto al Mattino, è che i bambini «finiranno con l'alienarsi con la didattica a distanza». Sono violati i diritti dei minori e non solo: «Madri e padri separate con lavori saltuari, come faranno con i loro figli? E i nonni che dovranno tenere i nipoti? Con il rischio di assembramenti e Covid e già le loro ansie e acciacchi?». Anche il garante dell'infanzia per il Lazio, Jacopo Marzetti, ha sollevato il problema «del benessere psichico dei minori», osservando come le linee guida del ministero della Salute appaiano «non elaborate specificatamente» per i più piccoli. «Il personale però non può essere ostaggio del proprio lavoro», esclama Roberta Vannini, responsabile per la Campania della Uil scuola. «Non si può chiedere agli insegnanti di fare da baby sitter ai bambini della materna, in quanto “supporto del sociale". Ed è impensabile la Dad alle primarie, dove la presenza è necessaria nei primi anni dell'apprendimento. Andava raddoppiato l'organico, bisognava investire sulle persone», dichiara, convinta che «il contagio non avviene nelle scuole. Le vogliamo aperte. Certo, in sicurezza». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/con-i-nuovi-orari-le-scuole-nel-caos-senza-personale-rischio-paralisi-2648390592.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dallo-sport-all-alcol-quanti-errori" data-post-id="2648390592" data-published-at="1603132380" data-use-pagination="False"> Dallo sport all'alcol quanti errori Il dpcm firmato domenica scorsa dal premier Giuseppi Conte contiene un tale numero di decisioni grottesche da farlo entrare nel Guinness dei primati. Vediamo alcuni casi. I ministri hanno litigato fino all'ultimo istante, divisi tra chi voleva chiudere palestre e piscine (ad esempio il responsabile della Salute, Roberto Speranza) e chi invece voleva tenerle aperte (Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora). «Ringrazio il presidente Conte», commenta Spadafora, «i parlamentari che si sono espressi chiaramente, i presidenti di Regione che, col coordinatore Bonaccini, hanno rivendicato con nettezza la volontà di tenere aperte palestre, piscine, centri sportivi con i rigorosi protocolli e in sicurezza». Per quanto riguarda le palestre», ha detto Conte in conferenza stampa, «daremo una settimana per adeguare i protocolli di sicurezza e per verificarne il rispetto. Se questo avverrà non ci sarà ragione di chiudere le palestre, altrimenti la settimana prossima, lo preannuncio con molta chiarezza, saremo costretti a sospendere anche l'attività sportiva che si svolge al chiuso, nelle palestre e nelle piscine». Le parole di Conte sono chiarissime: tra una settimana, se il Cts e il governo verificheranno che alcune palestre e piscine non rispettano le regole, verrà chiuso tutto: dunque, anche i gestori che in questi mesi hanno investito tempo e denaro per adeguare le proprie strutture alle regole anti Covid, si ritroveranno in mezzo a una strada, per colpa di chi magari non avrà avuto la voglia o la possibilità di fare altrettanto. Passiamo allo sport: «Proseguono», sottolinea Spadafora, «partite e gare sportive dilettantistiche a livello regionale e nazionale, mentre per il livello provinciale, società, associazioni sportive ed enti di promozione proseguiranno gli allenamenti degli sport di squadra, ma in forma individuale, come le squadre di Serie A all'inizio della fase due. Per fare un esempio: la squadra di una scuola calcio di giovanissimi o pulcini potrà continuare ad allenarsi, ma senza giocare partite». Immaginate i bambini di una scuola calcio che si allenano da soli, per una settimana intera, senza avere contatti con i compagni, e soprattutto senza giocare le partite: sarà probabilmente il caso di fargli cambiare sport. «Dopo essere rimasti fermi dal 21 febbraio fino al 10 luglio», commenta Luca Mastrorocco, presidente di Zona Goal, azienda leader nel settore dell'organizzazione di tornei sportivi amatoriali, «abbiamo potuto lavorare solo a settembre allineandoci ai protocolli di sicurezza redatti dal ministero dello sport con relativi investimenti. Dal lato nostro lavoriamo con il calcio che è considerato dal governo come un'attività non essenziale, una visione che preoccupa e che stride anche con i dati scientifici attualmente in possesso che mai hanno provato il reale pericolo di contagio nel nostro sport. Vietare il diritto al lavoro e farlo solo per il nostro settore», aggiunge Mastrorocco, «è inaccettabile visto che in tutti gli altri settori si è scelto di inserire limitazioni. Al momento in Italia si preferisce avere i giovani nei locali a bere alcolici piuttosto che in un campo da gioco a praticare sport». A proposito di alcolici: «Le attività», recita il dpcm, «dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5 sino alle ore 24 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle 18 in assenza di consumo al tavolo». In sostanza, dalle 18 in poi, chiamando un rider o andando in autogrill chiunque può bere quello che vuole, in qualunque posto, tranne che nei bar e nei pub. Una genialata, non c'è che dire.