Dai dati delle Nazioni unite emerge che con il «disumano» Matteo Salvini le vittime durante i primi 7 mesi dell'anno sono state 574, mentre con Matteo Renzi la media fu di 1.925 e con Paolo Gentiloni di 1.686. Ma per i campioni dell'accoglienza il vicepremier resta cattivo a prescindere.
Dai dati delle Nazioni unite emerge che con il «disumano» Matteo Salvini le vittime durante i primi 7 mesi dell'anno sono state 574, mentre con Matteo Renzi la media fu di 1.925 e con Paolo Gentiloni di 1.686. Ma per i campioni dell'accoglienza il vicepremier resta cattivo a prescindere.#restiamoumani è l'hashtag che quest'estate, in cui il «sulfureo» Matteo Salvini ha dimostrato di sapersi opporre con efficacia al tentativo di sfondamento dei confini marittimi da parte delle ong, spopola nelle bacheche social della sinistra politica ed ecclesiale. Eppure sono convinto che esso condividerà lo stesso destino di tanti tormentoni musicali, di cui ci si dimentica appena i nuvoloni di fine agosto ricordano che l'estate è agli sgoccioli. Non tanto e non solo perché l'arrivo dell'autunno porta naturalmente a una riduzione delle partenze dalle coste libiche e al calo d'attenzione sul tema, ma perché esso è qualcosa che confligge con quella razionalità che costituisce l'essenza qualificante e distintiva dell'umano. Di #restiamoumani se ne conoscono alcune varianti, ma la ciccia del discorso è sempre la stessa: chi chiude le porte (e i porti) ai migranti che s'imbarcano dalle coste africane è un essere disumano e in quanto tale moralmente spregevole. Viene da dire: «Ma come, negli ambienti accademici pontifici si dice che considerare l'uomo il vertice del creato è roba vecchia, che bisogna pensarlo piuttosto come parte di una comunità di vita, e ora usate la disumanità quale attributo squalificante ed insultante?». Ma l'argomento filosofico difficilmente trova orecchie attente in certi ambienti, anche perché usando lo stesso metro del capo dei gesuiti, non possiamo essere certi di cosa Aristotele abbia detto sulla logica, in fin dei conti ai suoi tempi non c'era il registratore. Dobbiamo quindi metterci alla ricerca di un argomento migliore.Quello numerico mi pare possa assolvere al compito. Il quadro fornito dalle Nazioni unite sulle stime dei morti e dispersi in mare nel Mediterraneo centrale, da gennaio a tutto luglio negli anni dal 2014 al 2019, parla chiaro. Nell'indagine sono riportati anche il ministro dell'Interno e il presidente del Consiglio in carica. Sotto Matteo Renzi il numero medio di morti nei primi sette mesi dei suoi tre anni di governo è stato di 1.925,6 (più del triplo di quello del disumano Salvini). Durante il governo di Paolo Gentiloni la media dei morti e dispersi da gennaio a luglio è stata pari a 1.686, (poco meno del triplo rispetto all'orco capo leghista). Abbiamo dunque che durante la legislatura dove al governo c'era il Pd, connotata dai porti aperti, dalle missioni di soccorso, dai miliardi pagati dallo Stato per l'accoglienza, durante gli anni in cui in Italia governavano quelli umani, scompariva in fondo al mare il triplo di esseri umani rispetto ad oggi che la politica migratoria è governata dal disumano Salvini. Delle due l'una: o il leghista è disumano perché riduce i morti, o lo è nonostante riduca i morti. Insomma, per i campioni dell'accoglienza, egli è disumano sempre e comunque, a prescindere. Ho letto varie volte la risposta: «I morti sono diminuiti perché sono diminuiti gli sbarchi, in percentuale infatti la cifra è aumentata». Ditemi voi, davanti a un ponte pericolante e pieno di buchi mettereste dall'altro lato cucine da campo e cartelli di benvenuto per chi attraversa e dispieghereste i vigili del fuoco a valle con i tendoni per raccogliere chi cade giù? O piuttosto piantereste cartelli che avvertono del pericolo e dissuadono dall'attraversare insieme a transenne piazzate per ostacolare il passaggio? Vi preoccupereste di ridurre il più possibile il numero di quelli che muoiono cadendo giù o vi beereste della percentuale di quelli che pur cadendo non si sono sfracellati? #restiamoumani, sì, appunto, restiamo esseri con una scatola cranica contenente un cervello capace di cognitività superiore.
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Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.
Ranieri Guerra (Imagoeconomica). Nel riquadro, Cristiana Salvi
Nelle carte di Zambon alla Procura gli scambi di opinioni tra i funzionari Cristiana Salvi e Ranieri Guerra: «Mitighiamo le critiche, Roma deve rifinanziare il nostro centro a Venezia e non vogliamo contrattacchi».
Un rapporto tecnico, destinato a spiegare al mondo come l’Italia aveva reagito alla pandemia da Covid 19, si è trasformato in un dossier da riscrivere per «mitigare le parti più problematiche». Le correzioni da apportare misurano la distanza tra ciò che l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe essere e ciò che era diventata: un organismo che, di fronte a una crisi globale, ha scelto la prudenza diplomatica invece della verità. A leggere i documenti depositati alla Procura di Bergamo da Francesco Zambon, funzionario senior per le emergenze sanitarie dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, il confine tra verità scientifica e volontà politica è stato superato.
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L’annuncio per un’abitazione a Roma. La padrona di casa: «Non dovete polemizzare».
La teoria di origine statunitense della «discriminazione positiva» ha almeno questo di buono: è chiara e limpida nei suoi intenti non egualitari, un po’ come le quote rosa o il bagno (solo) per trans. Ma se non si fa attenzione, ci vuole un attimo affinché la presunta e buonista «inclusione» si trasformi in una clava che esclude e mortifica qualcuno di «meno gradito».
Su Facebook, la piattaforma di Mark Zuckerberg che ha fatto dell’inclusività uno dei principali «valori della community», è appena apparso un post che rappresenta al meglio l’ipocrisia in salsa arcobaleno.






