2019-11-05
Con i bolscevichi non avrei più visto una chiesa aperta in tutta la Russia
Così il soldato Eugenio Corti annotò nel suo diario l'arrivo a Dnipro occupata dai tedeschi. Il bazar, le rovine, la messa.Notte sul 14 giugno. Prime ore verso il mattino; ci svegliammo. Eravamo nell'immensa stazione di Dnipropetrovsk. Freddo. Tempo piovorno, dopo il non brutto pomeriggio precedente. Edifici grigi e freddi. Eccoci sul ponte di ferro che attraversa l'immenso Dnieper dalle acque verdastre; fatto saltare al centro e poi riparato.Qualche km più sotto il ponte di barche costruito dai nostri genieri sotto il tiro russo, più volte interrotto, più volte riaggiustato. Ma era dall'altra parte del treno, non ricordo se lo vedemmo.Ebbi modo di osservarlo a mio agio nel viaggio di ritorno. Probabilmente fu il ponte più lungo gettato in questa guerra.Ancora, mi pare, un po' di sonno. Poi eccoci ben svegli.Cercavo di vedere, di vedere, di vedere il più possibile a costo di rimetterci gli occhi.Pianure.Pianure sterminate; alcune con le stoppie, altre scure e coperte di poche basse erbacee cresciute dopo tagliato il grano.Lontano, verso l'orizzonte, assumevano il colore turchino del mare.Ogni tanto, in qualche piega del terreno, ecco un villaggio o una città. Casette e casette a perdita d'occhio, spesso lontane centinaia di metri l'una dall'altra, con le loro mura irregolari e il tetto di paglia, spesso mezzo nascosto dal verde di cespugli e alberetti.Appena fuori il paese cominciava la pianura, e allora niente più alberi e cespugli.Il 14 giugno fu domenica.Era ancora buon mattino allorché la tradotta si fermò in una stazione di paesetto di campagna.C'era il mercato, il famoso «bazar», in una piazzetta vicinissima alla stazione. Andammo a vedere.C'era molta più abbondanza qui, che in Polonia o in Slovacchia. Ricordo dei pani massicci e dalla crosta bruna, e dei pasticci di dolce. Certo neppure qui si guazzava nell'abbondanza. Credo che anche in tempi normali, il bazar sia il principale mezzo per gli acquisti di cui abbisogna la popolazione.Infatti, tranne qualche cooperativa non ho visto in tutta la Russia un solo negozio privato né statale.Sulla piazzetta del bazar i soliti eterni tipi ucraini: donne robuste e brune, dai lineamenti un po' deformi, vecchi quasi sempre con lunghe barbe tipo tolstoiano, bimbetti scalzi, lerci, inverosimilmente sporchi, spesso esili come fili.Le donne erano infagottate in abiti scuri e portavano scialli di lana nera o, specialmente le giovani, di tessuto chiaro.Gli abiti erano spesso, malgrado l'estate, imbottiti come le nostre trapunte. Molti dei vecchi portavano il solito berrettino tipo marinaia così comune in quelle terre tanto piene di anacronismi, specie nel vestiario.Le solite casette dal tetto di paglia.Le abitazioni di Russia io le divido in tre grandi categorie: le casette dalle pareti di graticci intonacati di fango e sterco e il tetto di paglia, raramente di lamiera; i giganteschi grigi palazzi di cemento armato, dai molti vetri, orgoglio del Bolscevismo (quasi sempre molto contro il buon gusto); e le case di mattoni con ornamenti tipici russi.Queste ultime abitazioni, per lo più del tempo zarista, sono le meno numerose.Le casette dal tetto di paglia credo costituiscano, almeno nella Russia meridionale, il 70-80% delle abitazioni, comprese quelle delle maggiori città.Girato il bazar tornammo alla stazione.Il Cappellano, cui io l'avevo vivamente raccomandato, stava preparando per la Messa.Prima mia Messa al campo di guerra.Il sole nel cielo. Vicinissimi alla tradotta. La terra nera come carbone tritato.Se ben ricordo feci anche la Comunione.In tutti i presenti c'era un po' più della solita attenzione alla Messa al campo.In tradotta di nuovo e via.Le stesse pianure che non mi stancavo mai di guardare.Qualche raro bosco.Paesetti con i loro ciuffi di girasoli.Via e Via.Fu verso sera di questo giorno che ci fermammo in uno dei tanti paesetti ucraini? Presi varie fotografie. (Una fra soldati in gruppo mi costò un «cicchetto» da parte di un Ufficiale Superiore dei Bersaglieri perché ero sceso senza giubba). Fu durante il 14 giugno, molto probabilmente, che nel pomeriggio ci fermammo per qualche ora in un paese russo, meglio cittadina, molto devastata dal bombardamento tedesco.Girai con Zorzi a visitarla: nella zona della stazione un rovinio.Edifici crollati o semicrollati, un grande serbatoio di lamierone scoppiato e contorto, calcinacci a mucchi, buche nel terreno; intatta una passatoia di ferro e legno sopra i binari che noi attraversammo.Non lontano dalla stazione trovammo la prima chiesa in terra di Russia che fosse in attività: era una lunga baracca di legno con un campaniletto.Non potemmo entrare perché il Pope era assente e la porta chiusa. Facemmo varie fotografie.Non lontano dalla chiesa un gruppetto di tombe di guerra, quasi un minuscolo cimitero.La chiesa era stata aperta dopo l'occupazione, perché sotto il Bolscevismo non c'è una sola chiesa in Russia che funzioni, come potei accertare più tardi.Ma di ciò dirò in seguito.Tornati alla stazione potemmo prelevare al Comando Tappa tedesco, mediante un visto sul «foglio di viaggio» una razione viveri tedesca di salsiccia, pane e burro.Per la prima volta provai così quei cibi a base di grassi che sarebbero stati molti mesi dopo un po' la nostra razione. Nella distribuzione, naturalmente, la solita grande confusione all'italiana. Appena raggiunto il Corpo ero ben deciso, per quanto stava in me, ad eliminare anche la sola lontana possibilità di simili scene, che veramente mi rattristavano. [Ciò che vidi in quel villaggio] mi colpì vivamente e mi persuase più che mai del proverbio «Tutto il mondo è paese». Fra i bimbetti ucraini che giocavano, non diversamente dai nostri, per le vie del paese ne vidi uno che lanciava un aeroplanino di carta. Osservai il giocattolo: era identico a quelli che facevamo noi da ragazzi o, anche più tardi, lanciavamo a scuola per disturbare le lezioni.I più diversi ambienti hanno più punti di contatto di quanto non si creda.La tradotta corse tutto il pomeriggio e tutta la notte.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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