2023-04-12
Ora niente scherzi sulla commissione
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
«C’è un giudice a Berlino». Anzi, ce ne sono 200 in Italia. La storia del mugnaio prussiano, che nel Settecento fu costretto a rivolgersi al re perché nessuno intendeva difendere i suoi diritti, si ripete. In tempo di pandemia i governi hanno fatto leggi inique, limitando i diritti costituzionali degli italiani e ignorando le contestazioni di quanti non volevano rinunciare alla propria libertà.E anche se la Corte costituzionale, ovvero i giudici della legge, hanno sentenziato che tutto si è svolto nella regola, ora decine di magistrati ribaltano i verdetti dando ragione a chi si è ribellato ai dpcm, ai lockdown e al green pass. Il primo a confermare l’illegittimità del decreto di Giuseppe Conte con cui vennero chiusi in casa gli italiani è stato il tribunale di Frosinone. Per i giudici la deliberazione dello stato d’emergenza non poteva essere adottata e dunque anche le sanzioni non avevano alcuna giustificazione giuridica. Dopo il pronunciamento delle toghe laziali è seguito quello dei magistrati emiliani, che in una sentenza hanno definito illegittimo il dpcm di Conte e compagni, per la violazione dell’articolo della Costituzione che tutela le libertà individuali. A seguire è arrivato il tribunale di Pisa, quindi quello di Trento e così via. Insomma, nell’arco di due anni, la legislazione d’emergenza voluta dal governo giallorosso è stata spazzata via. E con essa è finita nel cestino della carta straccia pure la direttiva che prevedeva la chiusura anticipata dei locali pubblici. Ricordate? Nel 2020 a bar e ristoranti fu imposto di abbassare le serrande a una certa ora e tutti i giornali parlarono di coprifuoco. Che cosa ci fosse di logico e scientifico in quella decisione nessuno l’ha mai capito, tuttavia coloro che non si adeguarono furono multati e rischiarono anche la chiusura. A distanza di tempo si scopre che il provvedimento era anch’esso illegittimo e un giudice a Chiavari ha cancellato la multa. Del resto, anche chi scienziato non è avrebbe capito che il virus non faceva distinzioni di orario e dunque era ugualmente contagioso alle dieci del mattino come alle sette di sera. Dunque, se era invariata la capacità di diffusione del Covid, perché obbligare gli esercenti alla serrata? Perché impedire la circolazione all’aria aperta o inseguire le persone con i droni mentre passeggiavano sulla spiaggia? Che cosa c’era di fondato, a tutela della salute pubblica, in questi provvedimenti? Nulla e infatti altrove nessuno li ha adottati. Ma sull’onda di una reazione isterica del ministro della Salute, Roberto Speranza, il governo Conte ha adottato misure liberticide e multato chiunque non si adeguasse. Oggi però i nodi vengono al pettine e le sanzioni vengono annullate nelle aule di tribunale. A Milano i giudici hanno assolto un uomo che viaggiava su un treno sprovvisto di certificato che attestasse di essersi sottoposto a tampone negativo e il Tar del Lazio ha dichiarato illegittimi i dpcm che prevedevano l’obbligo di mascherine a scuola anche per i bambini sotto i 12 anni, sentenza che ha trovato conferma pure in un verdetto del giudice di pace di Bressanone. E a proposito di scuola, dalla Campania alla Lombardia, dall’Emilia Romagna al Friuli Venezia Giulia è un fiorire di pronunciamenti dei giudici amministrativi contro il governo e le decisioni che hanno riguardato la sospensione delle lezioni in presenza. In più di un caso le sentenze hanno sanzionato «l’abuso di potere» che ha comportato la cancellazione per un periodo ingiustificato di un servizio pubblico essenziale, tutelato dalla stessa Costituzione. Ma il maggior numero di sentenze ha riguardato le vaccinazioni anti Covid. Le prime sono cominciate ad arrivare all’inizio dello scorso anno, ma poi è stata una valanga. I giudici hanno annullato le sospensioni dal lavoro di chi non aveva offerto il braccio alla patria, condannando le aziende al pagamento della retribuzione arretrata e in qualche caso il tribunale è intervenuto nelle diatribe fra coniugi, sulla necessità di vaccinare i figli, dando ragione al genitore che si opponeva all’inoculazione del siero ritenendo che il rapporto rischi/benefici non propendesse per l’iniezione. Insomma, mentre la classe politica dell’epoca continua ad assolversi, ritenendo di aver fatto tutto bene e di aver affrontato la pandemia nel migliore dei modi, tanto da essere presi ad esempio nel mondo (Conte e Speranza dixerunt), le sentenze dicono altro. Proprio per questo, proprio perché 200 pronunciamenti smontano la narrazione dei governi passati, dichiarando illegittime le misure adottate, l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta è ancor più necessaria. Non solo per accertare le ripetute violazioni della libertà individuale, ma perché mai più possa ripetersi ciò a cui abbiamo assistito. Era questo l’impegno preso dalle forze di maggioranza ed è questo ciò che ci permettiamo di ricordare oggi. Sono trascorsi oltre sei mesi dalla formazione del nuovo Parlamento e a noi pare che sia un tempo sufficiente per procedere. Infatti, non vorremmo che, come per la commissione banche, l’avvio dell’inchiesta arrivi a fine legislatura, giusto in tempo per non fare niente.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco