2023-07-04
Alla Camera parte la controffensiva per neutralizzare l’indagine sul virus
Roberto Speranza e Giuseppe Conte (Ansa)
Oggi inizia la discussione sugli emendamenti alla commissione d’inchiesta. Pd e 5 stelle puntano a ridurne la durata e le competenze, scaricando tutte le colpe sulle Regioni. E sfruttando pure la fuffa sulla «resilienza».Procede a passo lento ma procede l’iter che in autunno, realisticamente, porterà alla costituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid: è stata messa in calendario per oggi la discussione alla Camera di tutti gli emendamenti - proposti dall’opposizione - sulla proposta di legge già licenziata dalla commissione Affari sociali. «Anche tenendo conto della possibilità che slitti tra due settimane, visto che la discussione è al punto 4 dell’ordine del giorno, entro al massimo fine mese ci aspettiamo che la Camera approvi il testo che successivamente passerà al Senato«, fa sapere la deputata Fdi Alice Buonguerrieri, relatrice della proposta di legge per l’istituzione della Commissione, la quale, ribadisce Buonguerrieri, «è utile e necessaria, nonostante gli evidenti tentativi delle opposizioni di volerne snaturare il significato e di rallentare i lavori». Come darle torto? Basta leggere alcuni degli emendamenti presentati (per lo più dal Pd) per notare che i partiti che hanno avuto le maggiori responsabilità durante la pandemia non desiderino che si indaghi a fondo, o meglio vorrebbero che non si indaghi affatto. Qualche esempio: il deputato Nicola Stumpo (Pd) chiede che la commissione indaghi «solo su aspetti al momento non oggetto d’inchiesta o di indagine da parte dell’autorità giudiziaria», mentre Marco Furfaro (sempre dei dem), vorrebbe che la commissione finisca i lavori entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge e non entro la fine della legislatura. I pentasellati Gilda Sportiello, Marianna Ricciardi, Carmen Di Lauro e Andrea Quartini vorrebbero invece che non si indagasse «sulla prontezza e l’efficacia delle misure adottate per prevenire, contrastare e contenere l’emergenza sanitaria», bensì sulla «resilienza del servizio sanitario nazionale», suggerendo di puntare il faro sulle Regioni: il che sarebbe, per i passati governi, uno scarico di responsabilità. È però in merito all’articolo 3 della proposta di legge che i deputati impegnati a scongiurare il più possibile che ci sia una vera indagine si sono sbizzarriti. Parliamo dell’articolo che stabilirà i compiti della commissione. Il deputato Gian Antonio Girelli, in particolare, vorrebbe riscrivere l’articolo, con l’idea, ancora qui, di scaricare tutto su Regioni e Asl, facendo sì, dunque, che non si analizzino, come invece è scritto nella proposta di legge, «documenti e verbali di organi collegiali», né che si accertino «le ragioni del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale redatto nel 2006». Girelli non vuole neppure che si indaghi sulla famosa task force istituita dal governo e neppure sul Cts; né vuole si esaminino i rapporti intercorsi tra lo Stato italiano e l’Oms e neppure che si indaghi sull’acquisto degli 800 milioni di mascherine farlocche dalla Cina, costate un miliardo e 25.000 euro, né sulle provvigioni versate agli intermediari; né che si indaghi sugli appalti per gli hub vaccinali, o sui banchi a rotelle; né su obblighi e restrizioni decisi dal governo; né sull’eventualità che tali provvedimenti fossero carenti di giustificazione «in base a criteri di ragionevolezza, proporzionalità ed efficacia», come è scritto nella proposta di legge, ovvero «contraddittori o contrastanti con i principi costituzionali». Nessun interesse neppure a capire se tali misure avessero fondamento scientifico o se abbiano leso il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali. Gli emendamenti inoltre non verrebbero nessuna indagine sulla chiusura delle scuole, né su eventuali «conflitti di interesse tra componenti di organi tecnici governativi, associazioni di categoria e case farmaceutiche» e neppure «sull’efficacia dei protocolli di cura in relazione alle terapie domiciliari». Neanche a dirlo, non si vuole indagare neanche sui vaccini, né «verificare le decisioni prese da Commissione europea e da Ema prima della loro autorizzazione» e neppure capire quali siano state le conseguenze, cioè morti di Covid e danneggiati dai vaccini «causati da comportamenti emersi nell’inchiesta». Il tentativo palese, univoco, da parte delle opposizioni è fondamentalmente tirare in ballo tutti i soggetti possibili, compresi «enti locali, Asl, commissioni o comitati di supporto ai decisori politici», come proposto dai deputati Davide Faraone e Maria Chiara Gadda. Addirittura si chiede di indagare sull’azione di «singoli operatori pubblici o privati nei settori scientifico, sanitario, produttivo e commerciale»: tutti colpevoli, insomma, in modo tale che alla fine non lo sia nessuno.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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