2020-07-26
Come svincolarsi dall’impero francotedesco
Emmanuel Macron e Angela Merkel (Ansa)
La strategia migliore per ridurre il vassallaggio imposto all'Italia è quella cavouriana, che proietta il più possibile la forza militare per scambiare con gli alleati un sostegno agli interessi nazionali. Oggi questo impone di schierarsi con l'America contro la Cina.L'Italia è passata dagli eurovincoli selettivi alla condizionalità sistemica conseguente alla decisione della diarchia franco-tedesca di compattare l'Ue in forma di «impero inclusivo». Tale configurazione implica creare dei vassalli che aiutino i diarchi nel comando, ma incentivandoli con remunerazioni invece che costringerli via imposizioni, come avvenuto finora, per stabilizzare il comando stesso. Questo è il motivo di «geopolitica di potenza» che ha portato Germania e Francia a concedere a Italia e Spagna notevoli vantaggi economici, pur ancora solo sulla carta, in cambio del loro vassallaggio. In particolare, la Germania ha la necessità di finanziare i compratori del suo export e di farlo spendendo il meno possibile soldi nazionali: gli eurobond, che gravano sul complesso europeo, sono la formula più risparmiosa e non certo segno di solidarietà. La Francia, oltre ad avere bisogno di soldi a fondo perduto, ha percepito - congiuntamente al pensatoio strategico tedesco - che la crisi pandemica avrebbe potuto scatenare frammentazioni nell'Ue, indebolendo il «Reich noveau» da loro cogestito. Di fronte a questo rischio esistenziale hanno reagito con lucidità strategica e rapidità, trovando una Spagna consenziente ed un'Italia perfino autoannessionista. Pertanto, realisticamente, bisogna elaborare una strategia che ottenga più vantaggi dal vassallaggio, minimizzando gli svantaggi e attutendolo. Infatti qualche vantaggio c'è perché la formula dell'impero inclusivo implica che il vassallo sia pagato. Uno importante è già visibile nell'attivazione - se confermata - di prestiti eurogarantiti che comportano l'aumento della fiducia da parte del mercato finanziario internazionale sulla sostenibilità del crescente e già enorme debito italiano e la conseguente riduzione dello spread. Un altro potrebbe essere l'applicazione morbida della condizionalità ordinativa: l'impero ha bisogno che la provincia italiana resti in ordine e che la sua popolazione non si ribelli, ma anche di limitare la divergenza con le nazioni rigoriste. E la divergenza con le nazioni di Visegrad. Il semiseparatismo di ambedue le aree trova il sostegno degli Stati Uniti e del Regno Unito per indebolire, in particolare, la Germania. Il vassallaggio dell'Italia (e Spagna) è fondamentale per impedire che una sua eventuale divergenza isoli Germania e Francia entro un'Ue con maggioranza di province filoatlantiche. Semplificando, la combinazione delle questioni dette porterà Berlino a forzare l'Italia verso un maggiore ordine, ma darà a Roma una forza negoziale che, anche se non sovrana a causa della dipendenza esterna per sostenere il debito, le permetterà di attutire gli svantaggi. Ovviamente alla condizione che si instauri un governo capace di monetizzare la rilevanza dell'Italia. Tuttavia, per ridurre il rischio di eurodivergenza e di contrasto dell'Italia, Germania e Francia, pur in modi disgiunti, interverranno più direttamente negli affari interni italiani, sostenendo una politica affine e, soprattutto, prendendo il controllo degli snodi nel ciclo del capitale finanziario e industriale italiano che oggettivamente condiziona la politica. Berlino sarà più interessata ad addomesticare gli orientamenti internazionali di Roma, Parigi più al controllo degli snodi economici per la sub-strategia di pareggiare il potere industriale tedesco. Tale partita sarà complicata dall'intrusione della Cina favorita, con inspiegabile leggerezza geopolitica, dall'attuale governo. C'è una strategia che permetta di difendere la ricchezza nazionale, correlata tipicamente al grado di sovranità e giusta scelta delle alleanze, in questo risiko? Ragioniamo. Per trattare con la Germania l'Italia dovrebbe rafforzarsi dove Berlino è più debole e impedita: la capacità militare. Per poter bilanciare il vassallaggio via accordi con gli Stati Uniti, cercando qualcosa da scambiare con loro, oltre alla tutela della Nato esce al primo posto, in prospettiva, la proiezione di una presenza militare italiana nel Pacifico coordinata con America, Giappone, Australia, ecc., in funzione anticinese. Poi l'idea già in maturazione di mandare truppe italiane a combattere con quelli francesi nel Sahel potrebbe essere potenziata in cambio dell'allentamento della pressione francese per l'acquisizione di alcuni snodi industriali e finanziari italiani. In sintesi, la strategia «cavouriana» di proiettare anche lontano la forza militare per scambiare con l'alleato giusto un sostegno per interessi nazionali vicini, appare quella potenzialmente più efficace per ridurre il vassallaggio e le conseguenze. Tale ragionamento illumina, per intanto, di una linea precisa d'azione utile per lo sviluppo industriale e per gli interessi geopolitici nazionali: più spesa militare per sistemi navali e aerospaziali, e spaziali, evoluti in collaborazione con Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, alcuni con la Francia, ma senza farla prevalere. Il modo migliore per attutire il vassallaggio, infatti, è una postura netta di schieramento con l'America contro la Cina - in nome di un'alleanza tra democrazie, aquila multicefala contro il dragone nazista - che la Germania non potrebbe impedire perché l'America, a conduzione democratica o repubblicana, la stenderebbe. Abbiamo qualche chance di ritrovare autonomia e vantaggi pur inchiodati nell'impero inclusivo. www.carlopelanda.com
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.