2023-11-15
Il Colle si piega ai diktat dell’Europa: «No al divieto sulla carne sintetica»
Il Quirinale pronto a bocciare il provvedimento varato dall’esecutivo Meloni (ora alla Camera) che proibisce la produzione e la vendita di alimenti coltivati nei bioreattori. Che fanno gola solo ai miliardari progressisti.Che si tratti dell’elezione diretta del premier o del salvataggio delle bistecche l’articolo uno della Costituzione - «la sovranità appartiene al popolo» - dà proprio fastidio. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarebbe intenzionato a bocciare il ddl proposto dai ministri della Sovranità alimentare e della Salute Francesco Lollobrigida e Orazio Schillaci già convertito dal Senato e ora all’esame della Camera che vieta la produzione, la commercializzazione e l’importazione di carne coltivata, cioè ottenuta da cellule animali riprodotte nei bioreattori. La motivazione che spinge il Quirinale a sollevare dubbi è il rischio dell’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Europa perché il provvedimento - così paventano gli uffici giuridici del Quirinale come anticipato ieri da Repubblica - si porrebbe in contrasto con le regole comunitarie sulla concorrenza. Che vi fossero dei malumori attorno a questo disegno di legge che il centrodestra considera identitario ed è condiviso da una platea vastissima di amministratori e di cittadini, era evidente: tutto il milieu finanziario finto progressista, ecologista e molto legato agli ambienti che ruotano attorno al Pse in Europa, alla Bill & Melinda Gates Foundation e all’Oms vuole la finta carne a ogni costo. La giustificazione è sempre la stessa: salvare il pianeta perché gli allevamenti di ruminanti inquinano causa flatulenze. Ci sono prove inconfutabili che non è così, ma non importa perché la finalità è un’altra: ci sono 25 miliardi di dollari da spartirsi da qui al 2030. Si sta profilando non tanto una disputa tra sostenitori e avversari della carne finta, quanto uno scontro istituzionale che mette in luce la sudditanza dell’Italia all’Europa, la tracotanza di Bruxelles e l’assoluta doppiezza - ma non è una notizia - del Pd che nega sé stesso pur di contrastare il governo di Giorgia Meloni. C’è in sottofondo un’altra e più pericolosa questione: l’ignoranza crassa di alcuni nostri esponenti politici e il peso delle multinazionali sulle scelte di Bruxelles. A fare da megafono ci ha pensato +Europa che in una conferenza stampa di sollecitazione dei dubbi di Sergio Mattarella schierando Ricardo Maggi, Emma Bonino e Benedetto della Vedova ha annunciato di aver presentato alla Camera una pregiudiziale d’incostituzionalità del ddl Lollobrigida-Schillaci. A dare manforte alle posizioni di +Europa anche Elena Cattaneo per sostenere che il provvedimento è «anti scientifico, anti europeo e anti italiano». Non si capisce perché abbiano sentito il bisogno di aver accanto in conferenza stampa l’amministratore delegato di Bruno Cell, che si occupa di ricerca e di sviluppo attorno della carne sintetica. Sarà in ossequio allo stile europeo. Ancora meno comprensibile è la posizione del Pd che al Senato si è astenuto (il ddl è passato con 93 si, 28 no e 33 astenuti). Elly Schlein evidentemente ha voluto smentire Stefano Bonaccini che ha firmato la petizione contro la carne sintetica e il presidente della Toscana Eugeno Giani con la Regione a maggioranza Pd che ha votato all’unanimità un provvedimento contro le finte bistecche. Tutte le 20 regioni si sono espresse a favore del ddl, oltre 3.000 sindaci hanno firmato la petizione, sottoscritta da oltre mezzo milione di italiani, promossa dalla Coldiretti per vietare gli alimenti da coltivazione di cellule nei bioreattori. Sostenere che la volontà popolare non sia chiara pare arduo. Ma certo il lavorio per bloccare il ddl è intenso: Report ha sostenuto che Lollobrigida lo aveva ritirato. Non è così: il governo ha solo ritirato la comunicazione a Bruxelles in attesa della definitiva approvazione del testo. La legge peraltro non vieta affatto la sperimentazione e quanto al porre una barriera commerciale nell’Ue va ricordato che la Commissione ha autorizzato in maniera unilaterale l’Irlanda ad apporre etichette terroristiche sul vino (pende un ricorso in sede Wto sul punto). La prima carne coltivata che sarà approvata (è questione di mesi) dall’Efsa sarà quella di pollo. E la CO2 non c’entra nulla: i polli ne emettono quantità trascurabili. Va aggiunto che i dati sulle emissioni zootecniche proposti da Bruxelles sono errati. L’università della California nel maggio scorso ha dimostrato che i bioreattori per produrre la carne coltivata emettono 25 volte più CO2 degli allevamenti e sono per consumo d’energia e d’acqua fortemente impattanti sull’ambiente. Ma la partita vera è quella sull’agricoltura: le multinazionali della nutrizione - ben ascoltate a Bruxelles - vogliono a tutti i costi separare la produzione di alimenti dall’attività agricola. Potrebbe darsi che a sbagliare stavolta sia l’Europa! Converrebbe aspettare almeno le elezioni in Olanda (si vota tra una settimana) dove Frans Timmermans l’ex vicepresidente della Commissione, l’uomo del green deal e nemico giurato della zootecnia, è ultimo nei sondaggi con il partito dei contadini che ha convinto gli olandesi a salvaguardare le stalle. Chissà se a Sergio Mattarella qualcuno ha raccontato come stanno davvero le cose.
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Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)