2024-04-09
Coldiretti al Brennero ferma il «fake in Italy»
Maiali danesi, uva indiana, uova polacche... Tutto pronto a essere spacciato per tricolore. E Bruxelles tace.Bisogna guardare i numeri. Siamo convinti che l’Italia sia un Paese che guadagna un sacco di quattrini con l’agroalimentare e che l’export ci tiene in vita. E allora come mai da ieri – il presidio continuerà anche oggi – 10.000 agricoltori sono in presidio al Brennero per controllare la merce che arriva dall’estero? La Coldiretti li ha chiamati a raccolta per fare pressione sull’Ue e ottenere l’etichetta d’origine sulla totalità dei prodotti, fermando l’invasione del falso made in Italy. Tutto questo mentre il Belgio – ottimo cliente per le cantine italiane: gli vediamo bottiglie per circa 130 milioni di euro, ma i belgi ne riesportano oltre la metà facendoci la cresta – vara una campagna contro il vino che fa impallidire le etichette dissuasive degli irlandesi. È l’ennesima dimostrazione di come a Bruxelles le norme siano a geometria variabile. La bilancia commerciale dell’Ue relativamente all’agroalimentare è da record: 228,6 miliardi di euro di esportazioni a fronte di 158,6 miliardi d’importazioni per un attivo di 70 miliardi (più 22% rispetto al 2022). L’Italia partecipa al banchetto? No. Abbiamo fatto anche noi un nuovo record di esportazione, ma non basta a pareggiare i conti. Scrive l’Ismea (è l’Istat dell’agroalimentare): «L’export nel 2023 si è attestato a 64 miliardi di euro, in crescita del 5,7% rispetto al 2022. L’aumento delle importazioni è stato più contenuto (+5,4%, da 61,7 a poco più di 65 miliardi di euro) e ciò ha determinato un lieve miglioramento del saldo della bilancia commerciale, il cui disavanzo si attesta a 889 milioni di euro (meno 126 milioni rispetto al 2022)». Va assai meglio rispetto a una decina di anni fa, ma resta da capire perché se l’Ue guadagna noi perdiamo. La ragione è che noi vendiamo prodotti di altissima qualità mentre gli altri fanno massa. Perciò ogni atto che penalizza le quantità (il Farm to Fork con i terreni a riposo, la riduzione delle rese, la rotazione obbligatoria, l’importazione «politica» da Paesi terzi) per l’agroalimentare italiano diventa un doppio danno. Ecco perché veniamo invasi da prodotti di bassa qualità che trasformati da noi conquistano una patente di italianità aumentando di valore. Ma ecco anche perché contro il vero made in Italy vi è una sistematica aggressione: con barriere normative o con contraffazioni. Scrive sempre l’Ismea: «Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Ue che, con 41,9 miliardi di euro nel 2023, assorbe circa il 65% delle nostre esportazioni. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo». Forse per riequilibrare la bilancia l’Europa ci spedisce materia prima di dubbia qualità. Lo ha scoperto ieri al Brennero la Coldiretti coadiuvata dalle autorità di dogana e dalle forze dell’ordine. Da centinaia di Tir controllati sono saltate fuori «cosce di maiale danesi dirette a Modena che rischiano di diventare prosciutti italiani». spiega la Coldiretti, «uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona, anche un Tir carico di grano senza tracciabilità». Tutto perché l’Europa – quella innamorata del Nutriscore, l’etichetta a semaforo che piace tanto alle multinazionali e ai colossi della distribuzione francesi, belgi, olandesi e tedeschi – si rifiuta di varare l’etichetta di origine. Anzi la Corte dei Conti Ue nell’audit in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, li ha considerati ostacoli al libero commercio. Come se il regio decreto assunto in Belgio che vieta la pubblicità in ogni forma, la somministrazione gratuita fosse anche per degustazione promozionale e impone l’etichettatura anonima di tutti gli alcolici, vino compreso, fosse in linea con il mercato comune. L’offensiva contro il vino i primi risultati li ha dati con buona soddisfazione di chi vende ad esempio energy drink. Scrive l’Ismea, alla vigilia del Vinitaly: «I vini in bottiglia, dopo il buon risultato del 2022, hanno ridotto il valore delle spedizioni a 5,1 miliardi di euro (-2,7%,) nonostante vini spumanti si siano distinti per la crescita (+3,3% in valore)». Contro queste disparità la Coldiretti ha lanciato la raccolta di un milione di firme per una legge popolare europea che imponga non solo l’etichetta d’origine a tutti i prodotti, ma anche le cosiddette clausole specchio. E cioè che i prodotti importati in Ue e segnatamente in Italia «rispettino gli stessi standard di quelli europei e», come sostiene il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, «venga assicurato ai cittadini la trasparenza dell’origine in etichetta perché si sappia cosa si mette nel piatto. Noi stiamo difendendo il reddito degli agricoltori lottando contro il falso made in Italy e la salute dei cittadini chiedendo che ci siano controlli serrati alle frontiere. Non è possibile», conclude Prandini, «che porti e valichi siano un colabrodo da cui passa di tutto».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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