2024-04-14
L’asse a guida italiana può fermare le trame dei francesi sul cloud Ue
Bruno Frattasi (Imagoeconomica)
Domani si terrà il Consiglio Tlc sulle norme sulla cybersecurity: l’ultima bozza non contiene il vincolo di scegliere società europee che avrebbe favorito solo Parigi ed esacerbato le tensioni con gli Usa. Ogni tanto da Bruxelles arriva una buona notizia. Domani si terrà un importante appuntamento al Consiglio Telco. Tema? Il futuro del cloud, la nuvola digitale componente fondamentale per lo sviluppo degli investimenti del settore sia in Italia sia in tutta Europa. Si tratta nel dettaglio del primo schema (Eucs, Cloud service scheme) di sicurezza informatica progettato dall’Agenzia dell’Unione europea per la cybersicurezza (Enisa). La norma mira a spingere i fornitori di cloud a rafforzare le loro politiche di cybersecurity per ottenere un timbro ufficiale di approvazione da parte delle autorità europee e a cascata dei singoli governi. In pratica, i prodotti e i servizi Ict dovranno essere certificati in base a un insieme di regole, requisiti tecnici, standard e procedure. Idea corretta e attesa da tempo. Solo che l’Europa nell’ultimo anno e mezzo si è divisa sostanzialmente in due. Da un lato i francesi e dall’altro la cosiddetta Dutch coalition, composta da un pugno di Paesi nordici. L’Italia per un po’ è rimasta in disparte, poi al Consiglio Telco dello scorso giugno ha preso una apparente sbandata verso Parigi per poi riprendere progressivamente posizione e coalizzare altri Stati, facendo addirittura da polo trainante fino a spostare l’ago della bilancia. La Francia avrebbe invece voluto far passare un proprio schema che nella sostanza prevede che la gran parte dei cloud nazionali debba essere sviluppato da aziende europee al fine di garantire la sovranità. Omettendo un dettaglio non da poco. Le due società del Vecchio continente in grado di garantire servizi ad alte prestazioni sono francesi. Orange e Ovh. L’altra compagine fin da subito avrebbe voluto una sorta di mix che garantisca accesso al mercato a tutti i colossi del settore compresi quelli americani. Ovviamente imponendo parametri e regole stringenti. Se fosse passata la linea francese, l’Italia si sarebbe trovata in difficoltà. Ad esempio il Psn o nuvola di Stato da poco avviato con i soldi del Pnrr finirebbe per essere messo in discussione. I servizi sottostanti sono fatti tutti da società Usa o extra Ue. Sarebbe in gran parte da rifare il progetto, con il rischio anche di vedersi rimesso in discussione il Pnrr, visto che parliamo di una torta complessiva di 6 miliardi. Grandi aziende come i colossi di Stati o le istituzioni bancarie nazionali dovrebbero mettere mano al portafogli, spendendo centinaia di milioni. Nel complesso, resettare la situazione, imporre la sede in Europa e i requisiti di sovranità tecnica potrebbe addirittura inchiodare l’economia digitale. Ecipe, un think tank di ricerca indipendente, a febbraio ha mostrato come la misura proposta dai francesi avrebbe esacerbato il divario di crescita e la disparità tecnologica tra l’Ue e le altre economie avanzate, indebolendo anziché rafforzare la competitività delle imprese europee. Le principali conclusioni dello studio indicherebbero che, persino nello scenario più soft, il Pil dell’Europa a 27 potrebbe contrarsi dello 0,2% nel breve periodo e fino al 3,6% nel lungo termine a causa della perdita di capacità cloud e dell’accesso limitato all’innovazione e alla crescita della produttività globale nel settore. Tradotto in numeri: solo per l’Italia una fregatura tra i 3 e i 31 miliardi di euro. Mentre il mercato globale dei servizi cloud è destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni trainato dal data analytics, dall’Intelligenza artificiale e dalle soluzioni di commuting quantistico, e raggiungere un valore di oltre 2.000 miliardi di euro nel 2030 (dai 529 miliardi del 2022), quello europeo potrebbe rischiare di essere colpito da un deficit di offerta. Abbiamo, per fortuna, fin qui usato il condizionale, perché la situazione sembra davvero essersi sbloccata. L’ultima bozza in ingresso al Consiglio Telco di domani non prevede i requisiti «francesi», ma esclusivamente i requisiti discriminatori di tutela per la sicurezza. Resta da capire se gli Stati membri voteranno a favore di un Eucs più tecnico e magari con una consultazione pubblica tra gli attori. Ma il crinale è superato. A contribuire allo sblocco sicuramente una lettera (riportata da Politico ) con la firma di 19 cloud provider europei, tra cui Tim. Nella quale si chiede a Commissione e Consiglio di garantire il libero mercato con una sorta di immunità per i Paesi terzi. «Senza contare che uno schema troppo rigido avrebbe paradossalmente finito per favorire accessi schermati», si legge, da parte delle aziende cinesi. Ma il merito principale della svolta va dato alla nostra Agenzia di cybersecurity, la Acn diretta da marzo 2023 dal prefetto Bruno Frattasi. L’Agenzia che a breve organizzerà il G7 cyber sembra aver colto perfettamente l’equilibrio tra i livelli di sicurezza e la libertà di movimento delle aziende a livello globale, in modo da fornire la leva necessaria anche al nostro Pil. Sarebbe stato paradossale avviare un grosso contenzioso con gli Stati Uniti senza alcun vantaggio diretto. Anzi finendo con il tutelare il business francese. Di fronte a una sorta di espulsione dei colossi americani dall’Ue, la Casa Bianca avrebbe sparato a palle incatenate. Sia con Joe Biden alla guida, ancor più in caso di arrivo a Washignton di Donald Trump dopo novembre. Senza dimenticare che si profilano altri contenziosi pesanti come quello che si avvierà con l’entrata in vigore del Cbam, il Carbon border adjustment mechanism. Si tratta di una sigla cervellotica che nasconde ulteriori tasse sulle emissioni di CO2; certamente invise al sistema produttivo americano. Insomma, infilarci in un ulteriore ginepraio diplomatico non avrebbe avuto alcun senso. Vediamo come andrà il Consiglio Telco domani. In ogni caso, la gestione della pratica da parte dell’Italia fa ben sperare. Quando ci si focalizza e si trova la quadra con tutte le strutture e le istituzioni dello Stato si portano a casa risultati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.