2023-05-26
«Sul clima scienziati sicuri al 97%». Così nasce la balla sulle colpe umane
I fan della teoria che responsabilizza le attività antropiche utilizzano il dogma del «consenso scientifico». Ma si tratta di una bufala nata da uno studio letto male: in realtà i sostenitori di questa tesi sono solo il 32%.Come certamente sapete, una popolare e martellante querula è quella che vuole che vi sia consenso scientifico sull’origine antropica del riscaldamento globale. È l’unico argomento di cui si serve Angelo Bonelli dei Verdi per sostenere l’insostenibile in tema di protezione ambientale. Anzi, è l’argomento che usa per rifiutare qualunque contraddittorio: «Di responsabilità umane per il cambiamento climatico non ne voglio parlare, il dibattito è chiuso», è il suo disco rotto privo di altri argomenti. Sapete pure, se mi leggete, che «consenso scientifico» è un ossimoro, giacché è connaturato al metodo scientifico rifiutare il consenso quale criterio di attendibilità di qualunque affermazione. Anzi, a dire il vero, ogni significativo avanzamento nel progresso scientifico è occorso proprio in opposizione al consenso, inteso come concordanza di pensiero od opinione tra gli scienziati. Se, però, la parola è usata nell’accezione di «consenso tra i fatti», allora invocare il consenso è quanto mai appropriato. Anzi, è proprio il consenso tra i fatti ciò che rende il metodo scientifico il più potente strumento di conoscenza a nostra disposizione. Il metodo prevede che una congettura, anche apparentemente bislacca, quanto più resiste ai tentativi di falsificarla, tanto più si eleva al rango di conoscenza scientifica. E un corpo di siffatte consolidate «conoscenze» è ciò che si chiama teoria scientifica. Il consenso scientifico invocato dai Bonelli, invece, è quello dell’accezione di consenso tra gli uomini. E, visto il valore - nullo - che attribuisco alla cosa, mai mi sono occupato di indagarla. Senonché, la popolare e martellante querula non si limita a denunciare codesto consenso, ma lo quantifica pure: «Il 97% degli scienziati concorda che l’attuale riscaldamento globale è colpa delle attività umane». Se vedo un numero, non riesco ad ignorarlo del tutto. Mi son detto che quel 97% doveva pur esser sbucato fuori da qualche parte, cosicché mi sono messo alla sua ricerca e ho finalmente trovato la fonte. Si tratta di un articolo del 2013, titolato «Valutazione quantitativa del consenso sul riscaldamento globale antropogenico nella letteratura scientifica», firmato da John Cook e altri otto autori. Riporto dall’abstract dell’articolo: «Analizziamo l’evoluzione del consenso scientifico sul riscaldamento globale antropogenico (Rga) nella letteratura scientifica, esaminando 11.944 articoli scientifici pubblicati nel periodo 1991-2011 nei cui abstract appaiono le parole “cambiamento climatico globale” o “riscaldamento globale”. Abbiamo trovato che il 66.4% degli abstract non riferiscono di origine antropogenica. Il 32.6% ha nominato l’origine antropogenica, lo 0.7% l’ha negata e lo 0.3% era incerto sulla causa del riscaldamento globale. Tra gli abstract che hanno preso posizione su Rga, il 97.1% hanno concordato che le attività umane stanno causando il riscaldamento».Allora, del campione studiato dagli autori dell’articolo, è stato il 97.1% del 32.6% la frazione che ha preso esplicita posizione a favore della causa antropica, cioè meno del 32% del campione totale. Quello del 97% è, allora, un colossale abbaglio. Non dell’articolo, ma di chi lo riporta. Per chi ancora non apprezzi lo strabismo nella visione e narrazione delle cose, è utile fare un esempio: consideriamo uno studio che, volendo stabilire se una moneta è truccata o no, lancia la moneta 100 volte e, trovando che nei primi 70 lanci esce «testa» e nei successivi 30 lanci esce 15 volte «testa» e 15 volte «croce», concluda che la moneta non è truccata perché negli ultimi 30 lanci sono uscite tante teste quante croci. Se tra gli affiliati all’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, ndr) vi sono 1.000 scienziati - climatologi, matematici, fisici, astrofisici, chimici, geologi, geofisici - che sostengono la causa antropica dell’attuale periodo di riscaldamento globale, affiliati alla Fondazione Clintel (la fondazione indipendente che si occupa di cambiamento climatico e politiche sul clima, ndr), ce ne sono 1.500 che sostengono che la causa è invece essenzialmente naturale e che il presunto contributo antropico non è neanche misurabile.Io, però, mi permetto di insistere: la questione non è risolvibile a colpi di maggioranza, ma a colpi di fatti. Chi sostiene la causa antropica ha un solo fatto a sostegno della propria convinzione: ovvero, che negli anni dal 1980 al 2000 il pianeta s’è riscaldato in concomitanza con l’aumento delle emissioni di CO2. Altri fatti non ci sono. Anzi ce n’è una dozzina che sconfessano quella convinzione. Eccone tre: il pianeta è stato più caldo rispetto a ora (periodi caldi olocenico, romano e medievale); il riscaldamento attuale è iniziato nel 1690 ma per i primi due secoli l’uomo non può aver avuto alcuna responsabilità; non v’è correlazione tra emissioni - che sono sempre cresciute - e riscaldamento che, invece, ha invertito la rotta tra il 1940 e il 1980 e si è arrestato tra il 1999 e il 2012. In ogni caso: l’analisi cui tutti si riferiscono afferma che è 32 e non 97 la percentuale di studi che esplicitamente afferma che la causa del riscaldamento globale sarebbe umana.
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