2023-08-13
Proposta Cisl contro le paghe povere. «Pure ai lavoratori gli utili aziendali»
Dopo il vertice tra governo e opposizioni si cercano soluzioni: il salario minimo per legge non convince Luigi Sbarra, che alla «Verità» dice: «Puntiamo sulla partecipazione». Maurizio Gasparri: «Detassiamo le tredicesime».Il giorno dopo il vertice sui salari, è tutto ovviamente un susseguirsi di commenti. Del resto di definito - a parte il cronoprogramma (la Meloni ha fatto sapere che la proposta per migliorare le retribuzioni dovrà essere pronta prima della legge di Bilancio) e il ruolo di mediazione tecnica del Cnel - non c’è molto. Le parti sono rimaste sulle loro posizioni: le opposizioni spingono sul salario minimo per legge, il governo è contrario. I prossimi 60 giorni serviranno appunto a chiarirsi le idee. Ieri siamo passati dall’annuncio dem della raccolta di firme a favore della proposta di legge sul salario minimo, usando le feste del partito come volano, e siamo arrivati alla richiesta di una mobilitazioni da parte del Verde Angelo Bonelli. In mezzo c’è stato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che ha ribadito le proposte concrete di Forza Italia: «Detassazione degli straordinari, delle tredicesime e prosecuzione del taglio del cuneo fiscale», ha evidenziato, «misure concrete per aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie». E Matteo Renzi, che venerdì non ha toccato palla (unico non presente all’incontro), e ora non può che criticare il vertice governo-opposizioni appellandosi alla necessità di riportare la partita in Parlamento. Meno «tattico» ed estemporaneo sembra invece l’atteggiamento del sindacalisti, o almeno della Cisl. La sigla guidato da Luigi Sbarra da tempo spinge sulla proposta di una partecipazione dei lavoratori sia ai consigli di amministrazione che alla distribuzione degli utili delle aziende: «C’è una riforma cardine che riteniamo davvero indispensabile in questa complessa stagione di transizione: quella della partecipazione dei lavoratori alla vita, agli utili e all’organizzazione delle imprese», spiega il segretario alla Verità, «una sfida che intercetta tutte le più importanti questioni, a cominciare da quella salariale, per continuare con la qualità e la stabilità del lavoro, l’incremento della produttività, il contrasto alle delocalizzazioni, i controlli su salute e sicurezza e l’applicazione dei buoni contratti». Da tempo il sindacato sta portando avanti iniziative di raccolta firme per perorare questa causa: visto che il tema salariale e della qualità del lavoro è tornato al centro del dibattito politico, è prevedibile che ci sia un’accelerazione. «Il senso della nostra proposta di legge di iniziativa popolare», continua Sbarra, «va in questa direzione, e per questo siamo e saremo in mobilitazione su tutto il territorio nazionale fino a dicembre per raccogliere adesioni e comunicare a lavoratori, pensionati, cittadini i contenuti del provvedimento. Registriamo un sostegno forte delle persone nei luoghi di lavoro e sui territori, con importanti riconoscimenti anche da autorevoli espressioni del mondo dell’università, del giornalismo, delle istituzioni e delle imprese, senza dimenticare l’endorsement di una vasta area politica riformista». Poi Sbarra torna su tavolo appena chiuso fa e indica una strada che potrebbe essere condivisa da buona parte delle forze politiche, anche da quelle che in questo momento si stanno dando battaglia. «Guardiamo», spiega ancora, «con il massimo interesse all’avvio di un percorso-istruttorio al Cnel che porti anche a una norma capace di estendere e rafforzare la contrattazione, assicurando salari dignitosi e copertura dei contratti leader a tutti i lavoratori. Per fronteggiare working poors e salari bassi non è sufficiente qualche articolo sulla Gazzetta ufficiale: bisogna far applicare i contratti leader e maggiormente diffusi e stimolare la leva della contrattazione aziendale e territoriale azzerando il peso del fisco sugli accordi decentrati per aumentare e redistribuire la produttività». E va nella direzione del rafforzamento della contrattazione anche il Cnel. Una relazione presentata alla Camera il mese scorso permette infatti di capire cosa pensa il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sul tema delle retribuzioni. I problemi partono dall’eccesso di lavoro nero, precario e part-time e arrivano fino al dato del 50% e passa di dipendenti con contratti scaduti da oltre 2 anni che vedono il loro potere d’acquisto eroso da un’inflazione galoppante. In Italia poi si sa, la produttività del lavoro non cresce da 20 anni e il fisco infierisce sulle buste paga. Non solo. Perché il Cnel evidenzia anche che la situazione attuale è quella di una proliferazione di contratti. Al 31 maggio 2023 sono 975 quelli in vigore nel settore privato. Tra questi ci sono i cosiddetti contratti pirata firmati da organizzazioni poco rappresentative e caratterizzati da bassi salari, ma restano comunque dominanti i contratti della galassia Cgil, Cisl e Uil. La quasi totalità degli accordi si trova poi già al di sopra della soglia di 7-9 euro, prevista come minimo legale dai recenti disegni di legge. Tante indicazioni, tanti spunti, che verranno sicuramente approfonditi nei prossimi 60 giorni.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)