2025-01-14
E sull’Intelligenza artificiale l’America affossa il Dragone. Nvidia chiama Trump
La Casa Bianca annuncia pesanti restrizioni ai chip. Una mossa che stronca il colosso di Huang. La replica: «Poca trasparenza».Con un colpo di coda muscolare, l’amministrazione Biden cala il martello della geopolitica sull’Intelligenza artificiale e, negli ultimi suoi giorni di vita, annuncia un massiccio pacchetto di restrizioni sull’export dei tasselli al cuore di tutta la grande accelerazione computazionale che va sotto il nome di Ia: i chip. La mossa è esemplificativa del nuovo mondo in cui ci stiamo infilando da almeno 5-6 anni: quello che vede un rapido tramonto della globalizzazione e torna alle «vecchie» guerre più o meno fredde (con la Cina al posto dell’Urss) e quindi molla il dogma del mercato che insegue la produzione più economica e la massimizzazione dei margini e parla con forza di Paesi amici e nemici, di tutela delle filiere produttive, di «reshoring» e di minimizzazione dei rischi politici nell’approvvigionamento di materie prime. Ma lo fa - ecco la novità di oggi - su quella sfuggente intersezione di materiale e immateriale che è l’Intelligenza artificiale, alla cui base sta il semiconduttore.Che dice la Casa Bianca che s’appresta a cambiare inquilino? Nello statement (leggibile qui: shorturl.at/isxBZ) Biden e Harris annunciano una «Interim final rule» sulla diffusione dell’Intelligenza artificiale tesa a rafforzare la leadership degli Usa e chiarire «alle nazioni alleate» come possano trarre beneficio dall’innovazione tecnologica. Sei i meccanismi introdotti: scelta dei Paesi amici verso cui l’export di chip non avrà limiti; tetto per le aziende Usa alla potenza computazionale (1.700 Gpu avanzate: le nuove Graphics processing unit che sono il «mattoncino» dell’Ia) esportabile; massimo del 7% alla quantità di «capacità computazionale» in altri Paesi; requisito del possesso di uno standard di «National verified end user» per chiunque intenda acquistare fino a 320.000 Gpu nei prossimi due anni; senza questo «bollino», si scende a 50.000 Gpu acquistabili; i governi che si allineino agli standard americani possono raddoppiare questi limiti.Fuori dal linguaggio burocratico: la norma - che prevede 120 giorni di discussioni e passaggi, e che ovviamente Donald Trump può stravolgere - nasce per tenere Russia e soprattutto Cina indietro nella corsa all’accelerazione tecnologica dell’Ia, ma contemporaneamente colpisce al cuore i ricavi dell’azienda al centro della trazione: Nvidia. Non a caso, proprio Pechino e il colosso fondato da Jensen Huang sono usciti subito allo scoperto: il primo costituisce il 15% del fatturato del secondo.La Cina ha giocato l’ormai consueta parte del difensore della libera circolazione delle merci: «Si tratta di un nuovo esempio di generalizzazione del concetto di sicurezza nazionale e di abuso dei controlli sulle esportazioni, nonché di una flagrante violazione delle regole del commercio internazionale», ha scandito una nota del ministero del Commercio. Mentre il numero 2 di Nvidia, Ned Finkle, ha sottoscritto un comunicato molto duro (il titolo in Borsa ha ceduto quasi tre punti percentuali) che parla di «matassa regolatoria» di dubbia trasparenza legislativa con cui Biden «minaccia di minare l’innovazione che ha mantenuto gli Stati Uniti in vantaggio». Segue tirata politica che chiama in causa Donald Trump: «Come ha dimostrato il suo primo mandato, l’America vince con innovazione, competizione e condivisione delle nostre tecnologie con il mondo, non ritirandosi dietro un muro di ingerenze governative». Dello stesso tenore l’uscita della Semiconductor industry association, «profondamente delusa» da un provvedimento che «rischia di causare danni duraturi all’economia americana».«Esiste un problema fondamentale», commenta con La Verità Alessandro Aresu, analista e fresco autore di Geopolitica dell’Intelligenza artificiale (Feltrinelli, 2024): «In questo campo il regolatore strutturalmente fatica a tenere il passo del furore dell’accelerazione tecnologica in atto: gli attori del mercato dei chip sono più veloci, più attrezzati, più ricchi e più numerosi dei legislatori. La norma varata da Biden risponde a una logica di interposizione verso la Cina che segnerà una continuità con il suo successore e manda un messaggio molto chiaro a Paesi, come Singapore e Malesia, che in questi anni hanno saputo sfruttare la loro posizione geografica o il loro status tecnologico per crescere come fornitori della Cina, permettendo a quest’ultima di colmare piuttosto rapidamente il gap con gli Usa in tema di Intelligenza artificiale».Sull’atteggiamento del futuro inquilino della Casa Bianca, Aresu dice: «Trump come ovvio ragiona da tempo sul reshoring. Credo che su questo dossier prenderà tempo. La sua forma mentis lo porterà a usare anche questa partita per arrivare a un deal, come lo chiama lui, di largo respiro con la Cina, che abbracci la questione tecnologica e la partita dell’Ia ma non si limiti ad esso. Vuole fissare una nuova era con Xi piuttosto che regolare in modo meno coordinato singoli settori economici».Ma la giornata di ieri ha fatto capire su quali binari si muova la realtà che si sta costruendo: gli Usa pronti a penalizzare una delle tre aziende più capitalizzate al mondo pur di non fornire strumenti alla Cina per avanzare sul piano tecnologico. Dopo la transizione ecologica in totale attrito con quella digitale, una nuova contraddizione: per continuare a dominare, gli Usa devono vendere a tutti, ma se Nvidia non vende ai cinesi potrebbe finire per guadagnare meno e dunque dominare meno. Poche settimane fa, presentando un nuovo supercomputer a Copenhagen, Federico X di Danimarca ha scherzato: «Credo di non essere l’unico re qui». Al suo fianco c’era Huang, il re di Nvidia, col suo giubbotto in pelle. La palla ora passa a un altro monarca sui generis, Trump: (anche) a lui spetterà testare i nuovi spazi - e i nuovi limiti - della politica davanti all’Ia.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci