2018-10-17
La Cina ci ha sfilato le calze. Ora il made in Italy vale 1,5 miliardi, ma detta ancora la linea. Anzi la riga nera
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Sui 52,8 miliardi di euro di fatturato creati dal comparto tessile moda, solo 1,5 arrivano dalle calze. In Italia il numero di dipendenti del settore si aggira intorno alle 10.000 persone per un comparto che soffre la concorrenza cinese. Il distretto del mantovano che da sempre è il numero uno nella produzione di calze sta perdendo pezzi, regge solo Calzedonia che da tempo ha scelto di diversificare i suoi affari puntando anche sulla moda mare.La moda dell'autunno: animalier, pois e tatuaggi sul polpaccio sono solo alcuni dei dettagli delle collezioni invernali di collant per le donne che ormai si sbizzarriscono in abbinamenti sempre più audaci.Trecento euro per una calzamaglia. Le alternative extra lusso esistono ma il massimo della sensualità resta la semplice autoreggente nera. C'è anche la calza a rete di Sophia Loren, Brigitte Bardot e Marilyn Monroe: indossatela anche nella vita di tutti i giorni.Per l'uomo di classe esiste un'unica alternativa: il gambaletto sotto il ginocchio, in filato sottile e di un colore scuro. Meglio il blu. Il pedalino bianco? Lasciatelo a Tom Cruise.«L'artigianalità di famiglia rimane il cardine della nostra azienda». Gallo conquista il 95% degli italiani con le righe colorate da indossare sulle caviglie. E ora punta allo streetstyle, con spugna e colori fluo.Era il brand preferito da Lady D che con i suoi acquisti dettava l'andamento delle collezioni. Patrizia Giangrossi, amministratore delegato del brand italiano di calze di lusso, Pierre Mantoux, svela le mode del prossimo autunno e la strategia per le capsule.Lo speciale include sette articoli.La Cina ha soffiato all'Italia gran parte del mercato della calzetteria. È l'amaro boccone che emerge dai dati forniti alla Verità dall'associazione distretto calza e intimo (Adici). Partiamo da un presupposto: quello delle calze in Italia è un settore molto piccolo. Basti pensare che sui 52,8 miliardi di euro di fatturato creato dal comparto tessile moda, solo 1,5 arrivano dal mondo delle calze. Secondo i dati dell'Adici nel 2010 in Italia c'erano 435 imprese che operavano nel settore. A otto anni di distanza, nel 2017, il numero di compagnie è sceso a 394, con un calo del 9,4%. Di queste la maggior parte sono imprese individuali: ben 225 nel 2017 su un totale di 394. 96 sono invece società di capitale (spa) e altre 70 società di persone.L'analisi sul numero di addetti del settore rende bene l'idea su quanto siano piccole le imprese del settore. Su poco meno di 400 aziende che operano in Italia, 275 sono costituite da realtà che hanno fino a 9 dipendenti. 105 realtà possono, invece, fare affidamento su un numero di professionisti che oscilla tra 10 e 49, mentre sono solo 10 le aziende in Italia con un numero di professionisti tra 50 e 249. Solo quattro sono invece le realtà con più di 250 addetti.Appare chiaro, dunque, come risulti difficile stimare con precisione il numero di addetti del settore in Italia quando la maggior parte delle imprese conta pochissimi addetti. Secondo una stima di Adici, in Italia il numero dei dipendenti del settore calzettiero si aggira intorno alle 10.000 unità.Ma il vero declino dell'industria è iniziato nel 2007. Da quell'anno l'export italiano del settore ha iniziato a subire un tracollo importante, fenomeno che è andato di pari passo con la Cina che ha visto le sue esportazioni salire senza sosta. I numeri, in questo caso, non lasciano spazio a dubbi: nel 2007 il Belpaese esportava il 42,4% della produzione mentre, nello stesso anno, il dragone cinese portava all'estero il 14,7% dei suoi prodotti. Da quel momento le due curve che indicavano i livelli di export tra i due Paesi hanno iniziato a convergere, con l'Italia che perdeva posizioni e la Cina che ne acquistava.Il 2012 è stato l'anno del sorpasso. La Cina esportava il 29,3% della produzione, mentre noi siamo scesi al 25,9%. Da quel momento è stato una debacle fino al 2016 (ultimo dato aggiornato) con la Cina a quota 23,6% e l'Italia al 23,4%. Pallottoliere alla mano, la Repubblica Popolare ha guadagnato il 9% di export dal 2010, mentre noi abbiamo perso 19 punti percentuali. Complici prezzi di manodopera ben diversi da quelli che un imprenditore può praticare in Italia, la Cina è diventata orami da tempo il Paese numero uno al mondo nel settore della produzione di calze.Secondo i dati Adici, il 51,7% della produzione mondiale nella calzetteria arriva dalla Cina. Niente a che vedere con l'Italia che, seppur in seconda posizione, esporta solo il 10,2%. Intendiamoci, sempre un ottimo valore se paragonato ai numeri di Turchia (3,9% della produzione), Serbia (3,3%), Germania (3%), Croazia (2,2%), Stati Uniti (1,8%), Belgio (1,7%), El Salvador (1,5%) e Austria (1,3%). Il resto del mondo è costituito da Paesi con un export residuale che in totale vale il 19,4% del totale. Dal lato delle importazioni, in prima posizione troviamo gli Stati Uniti, di gran lunga i maggiori importatori con il 26% della produzione mondiale. In questo caso l'Italia gioca purtroppo un ruolo marginale: con il 4% del nostro fatturato, siamo dietro a Francia (5%), Inghilterra (5%), Germania (6%) e Giappone (13%). L'Italia è a pari merito con la Russia (sempre al 4%) e fa meglio di Canada (3%), Spagna (2%) e Austria (2%). Il resto del mondo pesa sulle importazioni per il 30%. Grazie a questi numeri non ci vuole molto a capire le caratteristiche salienti del mondo italiane della calzetteria. Si tratta di un comparto molto piccolo, schiacciato purtroppo dalla pressione esercitata da colossi asiatici dove la manodopera non costa nulla o quasi e costituto in gran parte da aziende di piccolissime dimensioni. Ora la vera sfida per gli imprenditori del settore sarà capire come rendere il mercato italiano davvero competitivo. Nella moda, di solito, la tendenza è quella di spostare la produzione verso il lusso, laddove i cinesi (almeno per ora) non riescono ancora a competere. Si tratta però, solo di ritardare il problema di qualche anno, non di una vera soluzione. Gianluca Baldini!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="italia-in-difficolta-regge-calzedonia-diversificando-i-suoi-affari" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> Italia in difficoltà. Regge Calzedonia diversificando i suoi affari Che la calzetteria italiana stia vivendo un momento difficile lo si capisce anche dalle acque agitate in cui operano i maggiori gruppi. Csp International, l'unica società quotata in Borsa del settore, ha chiuso il primo semestre del 2018 con ricavi per 48,62 milioni di euro, in aumento dello 0,6% rispetto ai 48,31 milioni realizzati nello stesso periodo dello scorso anno dopo che l'azienda aveva terminato lo scorso semestre con una perdita netta di 4,42 milioni di euro, risultato che si confronta con il rosso di 3,81 milioni contabilizzato nel primo semestre 2017.Non stupisce dunque che il gruppo a marzo di quest'anno abbia chiesto la cassa integrazione per 95 dipendenti (su un totale di 290) per un tempo di sette settimane. Una decisione che comunque arriva a distanza di meno di un anno dagli ultimi 55 esuberi del gruppo che, a loro volta, si aggiungono agli altri 75 chiesti ad aprile 2017.Negli anni non è andata meglio alla Golden Lady. L'azienda ha attraversato quasi 10 anni di crisi, con un ricorso quasi sistematico agli ammortizzatori sociali. Dai circa 500 dipendenti si è passati a 415 e poi a 300. In mezzo ristrutturazioni, chiusura del reparto intimo. L'ultimo ricorso alla cassa integrazione è di settembre. Fino a dicembre 145 lavoratori del gruppo saranno in cassa integrazione ordinaria a causa della chiusura dello stabilimento di Solferino, che a breve cesserà la produzione per concentrarla nello stabilimento gemello di Casalmoro.Migliore è invece la situazione di Pompea, nonostante il gruppo abbia comunque chiesto la cassa integrazione tra luglio e agosto per alcuni dipendenti, segno che c'è ancora qualcosa da mettere a posto prima di potersi dire fuori dalla crisi. Il gruppo ha chiuso il 2017 con fatturato a 77 milioni di euro, in crescita del 5% sul 2016, ed un margine operativo lordo in crescita del 9%.L'unico grande gruppo tricolore del mondo delle calze che se la passa bene è Calzedonia. Il motivo? Il gruppo fondato da Sandro Veronesi nel 1986 ha nel tempo diversificato i suoi affari e ora quello delle calze è solo uno dei tanti business del gruppo. Calzedonia nel 2017 ha realizzato un fatturato da 802 milioni con un aumento anno su anno delle vendite del 13,8%. Merito soprattutto di una politica che ha fatto del fatturato realizzato all'estero un cavallo di battaglia (il 54% dei ricavi arriva da fuori dei confini italiani). Il settore delle calze in Italia è quindi da tempo in crisi, senza aver trovato al momento una soluzione definitiva. Ogni stagione che passa il distretto del mantovano (quello di Castel Goffredo) che da sempre è il numero uno nella produzione di calze sta perdendo pezzi con intere aziende che dicono addio a fette di mercato. Ora, con autunno e inverno alle porte, per il settore inizia il momento migliore dell'anno. Ma chi non è riuscito a portare avanti una politica di internazionalizzazione, viste le condizioni del mercato globale, rischia di soccombere definitivamente.Gianluca Baldini <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dai-pois-allanimalier-fino-alle-calze-con-il-tatuaggio-per-lautunno-la-parola-dordine-e-scoprire-la-gambe" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> Dai pois all'animalier fino alle calze con il tatuaggio: per l’autunno la parola d'ordine è scoprire la gambe Il dibattito sui collant arriva puntuale ogni autunno, ma se negli ultimi dieci anni indossare un paio di calde calze durante i mesi più freddi dell'anno sembrava essere diventato uno dei peccati capitali del mondo della moda, sono molteplici gli stilisti che hanno deciso di riscoprire questo accessorio, trasformandolo in un vero e proprio trend di stagione. Ecco allora che le passerelle si colorano con l'aiuto di collant dai colori sgargianti e dalle stampe audaci. Tom Ford dà un nuovo significato alle stampe animalier, declinandole sulle tinte del giallo, del verde e del rosso e creando un total look composto da abito, collant e scarpe in tinta. Moschino lascia invece che siano i collant a dettare il colore della pelle delle sue modelle, facendole sfilare con volti pitturati di arancione, blu, verde e viola. Ed è proprio lo stesso Jeremy Scott, direttore creativo di Moschino, a proporre le calze anche nella sua ultima sfilata dedicata alla prossima primavera, estate. Anche Fendi e Gucci hanno proposto una nuova visione del collant, colorandolo dei loro simboli, nell'ennesimo omaggio alla logo mania dei primi anni 2000. Gli italianissimi Dolce&Gabbana non dimenticano mai il sex appeal della calza a rete, da indossare con i loro famosi abiti che abbracciano ed esaltano ogni curva oppure sotto un pantalone sartoriale con un paio di sandali. Anche Valentino sceglie di abbinare i collant ai sandali nella sua ultima sfilata di haute couture. Se le stampe animalier o i colori accesi non fanno per voi, date un po' di luminosità in più alle vostre calze grazie all'utilizzo di glitter o piccoli swarovski oppure scegliete una delle tante trame presenti sul mercato. Calzedonia, leader nel settore, propone infatti pois, patchwork, fiori e stelle. E il classico pois, immancabile anche per il prossimo autunno inverno, che gioca sapientemente creando un effetto vedo non vedo con la trasparenza dei pochi denari della calza nera. È di Wolford l'idea invece di dipingere la pelle, personalizzando il collant chiaro con tatuaggi anni Cinquanta.Infine, se quello che desiderate è avere uno stile un po' da pin up, acquistate un paio di calze con la riga dietro. Un tempo cucitura necessaria al confezionamento del collant stesso, oggi semplice decoro retrò, da abbinare con paio di décolleté nere garantiscono un look ad alto tasso di sex appeal. Insomma, quest'autunno, quando si parla di calze la parola d'ordine è solo una: divertitevi un po'.Mariella Baroli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="tempestate-di-cristalli-o-firmate-le-calze-da-tre-cifre-a-volte-sono-meno-sexy-dellautoreggente-cheap" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> Tempestate di cristalli o firmate: le calze da tre cifre a volte sono meno sexy dell'autoreggente cheap Quanto sareste disposti a spendere per un paio di calze? Se, grazie alla diffusione di numerose catene low cost come Primark o H&m, il prezzo per un paio di collant si è decisamente abbassato rispetto a qualche anno fa, è anche vero che sono ancora numerosi i marchi che producono calze di lusso, dalle particolari decorazioni o dal materiale ricercato. Partiamo dalle case di moda che negli ultimi anni hanno scelto di inserire la calzetteria nelle loro collezioni. I collant decorati con cristalli di Alexander Wang costano infatti 250 euro, così come la versione logo di pizzo di Gucci. Più economiche, ma di poco, sono le calze proposte da Balenciaga e Fendi che si fermano a 190 euro. Nulla a che vedere con quanto avvenuto cinque anni fa quando, a fare scalpore, erano stati i collant da 800 euro firmati Saint Lauren Paris. In quel caso, le calze erano tempestate da piccoli cristalli swarovski, ma nella maggior parte dei casi a far lievitare il prezzo è il nome che appare sul cartellino. Agent Provocateur, marchio leader nel mondo della lingerie di lusso, sul suo sito ne propone un paio da 235 euro, caratterizzate da un motivo che rimanda all'allacciatura di un corsetto d'altri tempi. Anche Wolford, ha presentato calze a tre cifre, come quelle decorate da piccole perle nere e bianche da 350 euro. Anno dopo anno, la calzamaglia assume declinazioni sempre diverse ed è soggetta a decori sempre più originali, ma nonostante l'andirivieni di trend, quello che non manca mai nell'armadio di una donna è la tipica autoreggente nera. Amata dagli uomini perché quel gioco di vedo o non vedo non può che risultare incredibilmente attraente, ma soprattutto amata dalle donne perché elimina il problema dei segni tipici del tradizionale collant. Senza dimenticare che spesso è il prodotti più economico. Il ritorno dello stile da pinup, portato alla ribalta negli anni da star del calibro di Sophia Loren, Brigitte Bardot e Marilyn Monroe, ha sicuramente aiutato la diffusione di tale accessorio che è anche un'efficace arma di seduzione. Se l'autoreggente nera però vi ha annoiato, è il momento di riscoprire la calza con la riga. Agent Provocateur la propone nella versione più classica rossa o nera, o anche abbellita da scritte sensuali. Ma ne trovate tante anche tra i marchi made in Italy: da Calzedonia a Golden Lady fino a Pierre Mantoux. A vivere una seconda primavera è anche la calza a rete. La fishnet, come la chiamavano le dive del cinema anni Cinquanta. Indossata dalle ballerine del Moulin Rouge prima e dalle star di Hollywood poi, oggi è possibile acquistarla in diverse varianti di colore, dal più classico nero e nude fino ai colori pastello o fluo, con maglie strette o larghe, e addirittura in versione calzino, da abbinare alla sneaker. Mariella Baroli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="uomini-il-pedalino-bianco-lasciatelo-a-tom-cruise-o-ai-tedeschi" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> Uomini, il pedalino bianco? Lasciatelo a Tom Cruise o ai tedeschi Giphy C'è chi lo ama e chi lo disprezza. L'uomo con il calzino in vista è da sempre motivo di discussione tra le donne che si dividono in due scuole di pensiero ben precise: c'è chi, da una parte, crede che la calzetta in vista, magari colorata, sotto il completo elegante o il jeans di tutti i giorni, sia segno di stile. E chi, invece, la disprezza e inneggia all’utilizzo del «fantasmino» da tener ben nascosto nella scarpa. Se pensate che il mondo calzetturiero maschile si esaurisca così, vi sbagliate. Perché quello delle calze maschili è un universo ricco di opzioni. Fatto di filati pregiati, di tessuti colorati che si alternano al più noto gambaletto a coste di cotone blu, e del celeberrimo calzettone bianco. Il più odiato dalle donne e dagli uomini di tutto il mondo, reso famoso da Tom Cruise con il suo balletto in Risky Business, sebbene sia considerato uno degli indumenti meno sensuali sulla faccia della terra, è indubbiamente il re dei cassetti degli uomini di tutto il mondo. Secondo un'indagine svolta da un portale di moda statunitense, due uomini su tre hanno e utilizzano regolarmente calzettoni bianchi di spugna. E non solo per fare sport. Molti non sanno però che per scegliere la calza maschile perfetta, esistono delle regole vere e proprie. Una sorta di galateo stilato per chi vuole essere impeccabile letteralmente dalla testa ai piedi, di cui vi illustriamo le voci principali.Innanzitutto è bene ricordare che le calze da uomo hanno una loro gerarchia di formalità: più la calza è scura, sottile e liscia, più questa è adatta a look formali, come i completi giacca e cravatta. Sempre indossare calze lunghe. Secondo il galateo, infatti, il gentiluomo non scopre mai volontariamente la propria gamba. Se volete essere eleganti ed evitare l'effetto «tedesco in vacanza» relegate i calzini corti solo per lo sport e scegliete sempre calzettoni lunghi, appena sotto al ginocchio, che prevengono il rischio di esporre pezzi di pelle pelosa tra calza e pantalone.Per trovare la calza perfetta, e di qualità, state attenti ai titoli e al rimaglio. Il titolo non è altro che la lunghezza del filato che si ottiene da un grammo di materia prima. Più questo è alto, più sottile e pregiata sarà la calza. Il rimaglio, invece, è la cucitura in punta. Toccandola con le dita non si dovrebbe sentire nulla. Se questa è anche solo leggermente ruvida significa che la calza è stata cucita a macchina, e non a mano, e che il filato non è eccellente.Mai senza calze, tranne alcune rare eccezioni. Escludendo le scarpe da barca che, come è ovvio che sia, non richiedono mai l'utilizzo del calzino, le scarpe da business (o eleganti) senza calzino sono un vero e proprio errore di stile e, piuttosto che lanciare il messaggio di modernità fanno sembrare uno scappato di casa.Nell'intimità della vostra abitazione, il calzettone è concesso, come insegna Golden lady for men che, nella sua nuova campagna pubblicitaria punta a sfatare il tabù dell'«uomo nudo con il calzino» sottolineando come, se la calza è quella giusta, essere vestiti o in tenuta adamitica, non cambia proprio nulla.Marianna Baroli <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="gallo-combatte-la-crisi-con-le-righe-e-scommettendo-sui-calzettoni-fluo" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> «Gallo combatte la crisi con le righe e scommettendo sui calzettoni fluo» L'ossessione della famiglia Gallo è la qualità. Fin dal 1927 quando, in un piccolo laboratorio di via Argelati a Milano, il signor Giuseppe Colombo decise di rilevare un piccolo negozio di artigiani che cucivano calze. Gambaletti, da uomo, di quelli che si tenevano su con la giarrettiera. Di strada, il brand italiano, ne ha fatta tanta. È passata dalle mani di Giuseppe a quelle di Ambrogio e poi di nuovo a quelle di un Giuseppe, nipote di colui che iniziò tutto. È proprio dalla matita dell'ultimo «Signor Gallo» che nascono le calze che tutti conosciamo oggi. «Coloratissime, visionarie, che abbinano colori improbabili tra loro o che scelgono disegni e geometrie creando giochi di contrasti». È il colore il cadine nella seconda vita del brand, italianissimo e di gestione familiare, che dopo anni di buio continua a essere il punto di riferimento di chi vuole comprare un calzettone che duri nel tempo. «Il vero boom a Milano arriva grazie a Fiorucci» racconta Giuseppe Colombo, a capo dell'azienda di famiglia «Fu lui che vedendo i calzini colorati decise di iniziare a venderli nel suo negozio in piazza San Babila».Da quel giorno, Gallo è ai piedi di tutti. Le righe compaiono sotto i completi eleganti dei manager in giacca e cravatta, sono il must have degli studenti di architettura che bazzicano per Brera e che si possono trovare seduti davanti ai monumenti cittadini intenti a schizzare sulla carta, e coprono anche le caviglie delle donne e dei bambini. Di ogni età. «Gallo è diventata per tutti. Da un semplice laboratorio di calzetteria maschile, si è evoluta fino a diventare un marchio in grado di accontentare chiunque. Dalla donna che lavora alla mamma fino al signore in giacca e cravatta che vuole sdrammatizzare il suo look». Quello che resta del laboratorio di via Argelati è la qualità. Il filato è unico «un misto tra cotone egiziano e lana australiana» che rendono le calze Gallo belle e resistenti, anche dopo infiniti lavaggi. Sebbene sia venduta in tutto il mondo «il mercato di Gallo è al 95% l'Italia. Vendo l'italianità e questo piace». Eppure, l'azienda è sempre in movimento. «Pur rimanendo ben ancorati alla nostra tradizione, bisogna essere visionari, guardare al futuro». Nesce così Gallo r_evolution. «Un marchio che strizza l'occhio allo streetstyle con calzettoni in spugna, colorati, con le righe, anche nelle tonalità fluo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/cina-ci-ha-sfilato-le-calze-2611910513.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="pierre-mantoux-resta-il-collant-versatile-per-ogni-occasione-in-futuro-tante-edizioni-capsule" data-post-id="2611910513" data-published-at="1757840214" data-use-pagination="False"> «Pierre Mantoux resta il collant versatile per ogni occasione. In futuro tante edizioni capsule» Per comprendere il lusso delle calze Pierre Mantoux basta un dettaglio: erano i collant preferiti da Lady Diana che li sfoggiava, in ogni sua variante, correndo da una parte all'altra del mondo. La principessa del Galles è solo però una goccia nel mare di storia della casa di calze italiana. Fondata nel 1932 dall'importatore di calzetteria tedesca Ottorino Giangrossi, l'azienda inizialmente aveva il nome di «Industria lombarda calze a telaio». Solo negli anni Settanta divenne Pierre Mantoux, sulla scia di quei francesismi che regnano nel mondo della moda. Alla guida dell'azienda, quasi 90 anni dopo, c'è Patrizia Giangrossi, nipote di Ottorino, che con le sue figlie Chiara e Costanza, porta avanti la quarta generazione del brand. La calzamaglia è da sempre uno dei simboli della donna Pierre Mantoux. Come è cambiata la richiesta con le ultime mode?«Il collant fa parte del guardaroba di ogni donna essendo un capo fondamentale per qualsiasi abbigliamento femminile ed elegante. Per questo autunno inverno vediamo un incremento importante nella richiesta di collant fantasia».Come definireste la cliente tipo di Pierre Mantoux?«La cliente tipo Pierre Mantoux è innanzitutto una donna che veste alla moda, ma assolutamente contemporanea e quindi con un abbigliamento versatile per ogni occasione».Quali sono i trend per la prossima stagione?«Per la prossima stagione sicuramente i collant colorati nei colori della ruggine, rubis e rosso cardinale, Ma sono molto di tendenza anche i collant logo e quelli effetto pizzo». Il collant sembra resistere a tutte le mode. Come mai?«Secondo noi perché si tratta, semplicemente, di un must have. Un qualcosa di imprescindibile nel guardaroba di qualsiasi donna». Cosa cerca una donna che compra le vostre calze? Comfort o qualcosa di sexy?«Secondo noi oggi le donne non si possono più catalogare sotto una sola tipologia. Siamo donne sexy, ma anche sportive, eleganti, casual. Il tutto, in base alle occasioni. Per questo le nostre calze si prestano e si declinano perfettamente per ogni circostanza». Quali sono i vostri progetti futuri?«Lavorare maggiormente sulle capsule collection. La moda è sempre più veloce e per questo è necessario essere pronti con nuove proposte sempre più frequentemente». Il vostro core business restano i negozi o l'ecommerce sta assumendo un ruolo di sempre maggiore rilievo?«Per il momento continuiamo a puntare sui negozi e sulla vendita retail. Tuttavia è innegabile che oggi sia divenuto imprescindibile essere presenti sul web».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità