2022-02-13
Cimbri fa l’affare e con 150 milioni chiude la sua partita su Carige
Lunedì atteso il via libera del cda di Bper, che ha come primo azionista Unipol. Esborso minimo a fronte di un aumento di capitale sostenuto dal Fondo interbancario e della dote dei crediti d’imposta differiti.A meno di improbabili dietro front dell’ultima ora, la partita dovrebbe essere chiusa. Carige, controllata dal Fondo interbancario dei depositi, il consorzio delle banche italiane, passerà sotto l’ala della Bper. L’ufficializzazione dovrebbe arrivare già lunedì con un cda straordinario di Bper che dovrebbe dare via libera all’operazione. Poi sarà la volta del Fitd chiamato a mettere la firma sull’accordo. Si chiude così la storia travagliata di Carige, passata prima dall’amministrazione straordinaria, poi al controllo con l’80% del capitale del Fondo che ha dovuto immolarsi nel 2019 nel salvataggio della banca ligure, in forte crisi patrimoniale. I dettagli dell’acquisizione da parte della banca di Modena, guidata dall’ex Carige Piero Montani e che ha come primo azionista con il 19% la Unipol di Carlo Cimbri, dovrebbero essere quelli già noti dalla concessione del periodo di esclusiva dato dal Fondo a Bper. Il Fondo andrà a ricapitalizzare Carige per un importo di poco più di mezzo miliardo; Bper rileverà quindi le attività della banca a un prezzo simbolico di 1 euro e lancerà l’Opa sul 20% del flottante dei soci di minoranza a un prezzo di 0,8 euro per azione. E così, con un esborso di soli 150 milioni, la Bper targata Unipol si piglia tutta la banca ligure che ha un patrimonio netto di poco più di 1,2 miliardi. Non male quanto a risultato dello shopping. Il costo vero del salvataggio di Carige rimane tutto sul gobbone delle banche italiane che, via Fitd e schema volontario del Fondo, hanno prima ricapitalizzato Carige nel 2019 per oltre 700 milioni e ora devono tirarne fuori altri 500 per uscire definitivamente dal limbo Carige e smettere di pagare. Un investimento di tutela per evitare il crac della banca, che sul mercato non trovava né compratori, né sottoscrittori dei suoi aumenti di capitale, che avrebbe impegnato dieci volte di più il Fondo nel garantire i depositanti. Male minore quindi, quello di fare da salvagente alla banca genovese, ma che ha lasciato comunque le sue ferite. Già il primo anno d’esercizio il Fondo ha dovuto svalutare di oltre la metà il suo investimento, e di un altro 25% l’anno successivo. Nell’ultimo bilancio del Fondo e dello schema volontario Carige era valutata solo 103 milioni, dagli oltre 600 milioni dell’investimento iniziale. Un bel buco cui ora si somma un altro mezzo miliardo come dote perché le nozze vadano in porto. L’unico vincitore della partita per portare in sicurezza una delle ultime banche (con Mps e Popolare di Bari) pericolanti italiane, è proprio Bper. Che di fatto sotto la regia di Cimbri, l’assicuratore che vuole farsi anche banchiere, grazie alle quote che ne fanno il primo socio in Bper e con il 7% nella Popolare di Sondrio, amplia il proprio raggio d’azione a costi irrisori. Con l’acquisto di Carige, la nuova Bper sale a 160 miliardi di attivo, collocandosi alle spalle di Banco Bpm come quarta banca italiana. Bper ha appena finito di metabolizzare l’acquisto degli oltre 500 sportelli ex Ubi da parte di Intesa e con Carige porta il numero delle filiali sul territorio a quota 2.100. Amplia la base clienti e la quota di mercato. Bper ha potuto negoziare con il coltello dalla parte del manico la sua offerta. Il sistema bancario, consorziato nel Fitd, non vedeva l’ora di smettere di finanziare un concorrente e la mancanza di vere alternative ha permesso a Bper di imporre le proprie condizioni. Con anche un incidente bizzarro di percorso. La prima offerta chiedeva infatti una ricapitalizzazione del Fondo per 1 miliardo, cosa che statutariamente era impossibile da fare. Marcia indietro e l’entità del nuovo apporto di denaro si è dimezzato. Ma fino all’ultimo Montani ha provato ad alzare l’asticella. Pochi giorni fa ha esordito dicendo che l’accordo non è ancora chiuso, ribadendo le condizioni: neutralità sul capitale di Bper e operazione accrescitiva degli utili e infine ha aggiunto, riferendosi a Carige «pulita dagli Npl». Non solo, Bper porterà a casa anche i crediti d’imposta differiti (Dta) della banca di Genova che valgono oltre 350 milioni. Quanto alla pulizia dagli Npl, Carige, che ha già dato un bel colpo di ramazza, ha ora 600 milioni di crediti deteriorati lordi, il 5% del totale impieghi, coperti al 50% con i netti a 300 milioni. Pulirli ulteriormente è cosa facile. Anche perché, a ben vedere la qualità degli attivi, Bper e Carige viaggiano più o meno sullo stesso piano: per entrambe Npl ratio lordo intorno al 5% e netto al 2-2,5%. Bper sui conti è in grande spolvero con l’utile netto a fine 2021 a quota 558 milioni, un Roe sopra l’8% e ricavi in crescita del 36%. Carige invece continua a fare perdite anche se diminuite a soli 90 milioni dagli oltre 250 del 2020. Ma la buona notizia è che la gestione ordinaria è tornata a crescere con ricavi in aumento del 12%. Resta il tema dei costi ancora molto elevati. Per Carige il cost/income, pur in calo, è ancora al 95%. Ovvio che la futura cura Montani si indirizzerà sui costi. Anche Bper nonostante lo sprint dei ricavi ha un cost/income salito di 10 punti nel 2021 al 73%. L’efficienza di costo finirà per riguardare non solo Genova ma anche Modena.