2020-02-28
Cibo a domicilio batte ristorante. Così cambia l’abitudine degli italiani
La crisi accelera il fenomeno della consegna di alimentari a casa del cliente, che attualmente sostiene il fatturato di molte imprese del food. Ma rilancia il tema della sicurezza, anche sanitaria, dei riders.«Il momento che tutti i rider sottopagati e senza tutele aspettavano da tempo è finalmente arrivato!». Chef Rubio ha cinguettato così su Twitter, qualche giorno fa, aizzando la categoria ad alzare la voce «ed esigere ciò che vi spetta, pena la paralisi del servizio di consegna a domicilio. Non tutti i coronavirus vengono per nuocere». Al netto delle barricate da social, l'emergenza Covid-19 e la semiquarantena scattata in Lombardia e in Veneto nei primi giorni ha scatenato l'ansia da accaparramento con l'assalto ai supermercati ma sta avendo anche un impatto - soprattutto a Milano - sulle consegne a domicilio e la cosiddetta Gig economy che ruota attorno alle piattaforme di food delivery come Glovo, Just Eat, Deliveroo o Uber Eats.Ai clienti tra gli scaffali, infatti, se ne sono aggiunti centinaia da casa. Un modo per rifornire le dispense con la spesa online, certo, ma anche per mangiare una pizza o un sushi con il food delivery evitando di frequentare luoghi chiusi e affollati. «Tutti sono spaventati ma soprattutto attenti» commenta Pietro Ruffoni, ideatore di MyCia, la app che ti aiuta a trovare il ristorante con il menu che desideri mangiare. «Quello che sappiamo, è che il coronavirus non ferma i gusti degli italiani né il desiderio di mangiare cose buone. Dal nostro punto di osservazione notiamo che si incrementa notevolmente l'attivazione del servizio di consegne a domicilio, o direttamente dal ristorante o attraverso le catene di riders. È un'evoluzione delle abitudini alimentari: la crisi in qualche modo ha accelerato il fenomeno del food delivery, avvicinando i nostri numeri a quelli delle economie anglosassoni e del Nord Europa». Alcuni operatori del settore hanno dunque deciso di reagire in maniera positiva, «aumentando i servizi più utili al cliente, soprattutto a Milano», sottolinea Stefano Saturnino, amministratore delegato di Pizzium (che conta 17 pizzerie, la maggior parte in Lombardia ma anche a Torino, Roma e Bologna). «Abbiamo aumentato le proposte disponibili nel menu delivery che prima non comprendeva alcuni piatti invece presenti nel menu delle nostre pizzerie. Poi stiamo espandendo il servizio delivery a tutte le pizzerie del gruppo per essere più capillari nelle consegne a domicilio in ogni parte della città. Il nostro lavoro continua come prima, o meglio di prima, visto che sentiamo il dovere di sostenere la città con un atteggiamento positivo e costruttivo», aggiunge Saturnino.E chi ha punti vendita anche all'estero? «Fino alla scorsa settimana non avevamo rilevato particolari effetti sui nostri ristoranti, in particolare sui nostri nuovi flagship store Lab di Napoli Mergellina, Milano San Babila e Montenero, Londra Piccadilly e Dubai, che anzi registravano una continua crescita», afferma Giovanni Galbiati, amministratore delegato di Fratelli La Bufala, format della ristorazione specializzato in cucina napoletana. «Dallo scorso fine settimana il panico si è diffuso con un calo delle presenza della clientela all'interno dei nostri ristoranti un po' in tutta Italia ma fortunatamente il servizio delivery ha sostenuto il fatturato perché negli ultimi giorni abbiamo rilevato un incremento delle consegne a domicilio». Ad essere cliccati sono poi i servizi di spesa online delle grandi catene come Esselunga, che sta avendo richieste cinque volte superiori al normale, e Carrefour (partner anche di Glovo e Supermercato24) il cui un traffico è dieci volte più alto della media. O come Amazon Prime Now (il cui fornitore meneghino sono i supermercati Unes) che in questi giorni ha inviato una mail ai propri clienti per avvertirli che le fasce di consegna per gli ordini potrebbero essere ridotte o non disponibili per i prossimi giorni. E le precauzioni? Esselunga tiene a far sapere alla propria clientela che predilige l'e-commerce che «per maggiore sicurezza, gli autisti non entreranno nelle case, e le spese saranno consegnate davanti alla porta».Idem per Cortilia, sito di spesa online: nella mail spedita agli iscritti viene aggiunto che non verrà chiesta la firma dei clienti al momento della consegna e che il ritiro delle scatole usate è momentaneamente sospeso». Anche Glovo ha rafforzato le procedure standard: «Tutto quello che arriva a casa tua è contenuto in sacchetti chiusi riposti all'interno di zaini che i nostri corrieri sono stati invitati a mantenere come sempre igienizzati», si legge nella comunicazione inviata alla clientela, e «non verrà richiesta la firma digitale». Aggiunge Edgardo Ratti, co-managing partner dello studio legale internazionale Littler ed esperto di diritto del lavoro: «Uffici chiusi o in smart working non hanno risparmiato neppure le imprese che sono specializzate nella consegna di cibo a domicilio. Il che rilancia il tema della sicurezza. Bisogna ricordare l'importanza di un'adeguata formazione circa i comportamenti più opportuni dal punto di vista sanitario, per sé stessi e per i clienti». Sullo sfondo, conclude Ratti, resta il grado di tutela da assicurare ai riders: «Vedremo se tra i provvedimenti promessi dal governo a favore del mondo del lavoro ce ne saranno anche per questo comparto».