
I 22 tunisini, già cacciati, erano approdati di nuovo a Trapani Manfred Weber (Ppe) vede Kais Saied: «Niente prestito senza intesa col Fmi».Nonostante le condizioni meteo avverse, tanto che le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza non hanno potuto pattugliare le acque Sar, a Lampedusa dalla notte di martedì il flusso migratorio si è ridotto ma non si è fermato. Due barchini, con complessivi 99 passeggeri salpati da Sfax (Tunisia), sono riusciti ad approdare. La Procura di Agrigento ha subito aperto un fascicolo, perché risulta inimmaginabile che i due barchini siano riusciti ad arrivare quasi a riva con il forte vento e il mare mosso. Il sospetto è che possano essere stati trainati da motopescherecci tunisini almeno fino al confine con le acque territoriali italiane. E proprio ieri l’assetto di Frontex ha agganciato un peschereccio di 15 metri con 270 migranti salpati da Zuara (Libia). Subito dopo ne sono approdati altri 89. In totale, in 24 ore, hanno fatto ingresso in territorio italiano altre 458 persone. Ma la preoccupazione maggiore è per i tunisini che ci riprovano. Gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento ne hanno arrestati 22 tra Lampedusa e Porto Empedocle. Nove sono risultati destinatari di decreti di espulsione e 13 di decreti di respingimento. Su disposizione del pm di turno sono finiti ai domiciliari, alcuni nell’hotspot di Lampedusa, altri nella tensostruttura di Porto Empedocle. Il flusso tunisino è ancora costante. Ieri il presidente Kais Saied durante un incontro a Cartagine con il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber, ha insistito sulla necessità di adottare un approccio comune per affrontare la questione della migrazione irregolare: «Un approccio basato sullo sradicamento delle cause della migrazione irregolare piuttosto che sulla gestione delle conseguenze». L’incontro si è concentrato sul partenariato strategico e sulla stretta cooperazione tra la Tunisia e l’Unione Europea, nonché sulla necessità di aumentare le opportunità di investimento in Tunisia. Saied ha inoltre ribadito la necessità di «lottare contro le organizzazioni criminali coinvolte nella tratta di esseri umani nel nord e nel sud del Mediterraneo». Weber alla fine dell’incontro ha confermato: «Quella della migrazione è una sfida comune di Ue e Tunisia, che dobbiamo affrontare insieme». Ma, allo stesso tempo ha precisato che l’Ue non darà il suo placet al prestito da 900 milioni di euro finché il Fondo monetario internazionale e Tunisi non troveranno un accordo. Weber, prima di partire per Tunisi, aveva preparato la visita con il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e aveva parlato con il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. Anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era a conoscenza della missione del leader del Ppe.Ieri, a Roma, durante una riunione riservata alla quale, insieme alla autorità italiane, hanno preso parte esponenti di vertice dei servizi segreti tunisini, della Marina militare e di altre autorità, sono stati mostrati i dati dell’attività di prevenzione delle partenze: 45.610 migranti sono stati recuperati in mare o nel momento in cui tentavano di salpare, mentre sono state sequestrati 2.108 barchini. I dati sono stati considerati dalle autorità italiane come sorprendenti. E non è un caso che Meloni e Saied si siano sentiti a telefono. I due leader si sono confrontati sulla necessità di continuare ad aumentare gli sforzi per rafforzare la lotta contro la migrazione illegale. Meloni ha assicurato il costante sostegno alle autorità tunisine anche nel contesto europeo. «L’Italia», ha spiegato Meloni, «sta subendo una pressione migratoria come non si vedeva da molti anni, anche a seguito degli avvenimenti, recenti e meno recenti, nel Sahel, con quantità di arrivi imponenti». Per Meloni l’unico modo per intervenire in modo efficace è «discutere con i Paesi del Nord Africa e coinvolgere l’Europa nel suo complesso». E ha annunciato di aver «deciso di dare piena applicazione al decreto Cutro, in tema di rimpatri». Una cabina di regia sull’immigrazione si riunirà a Palazzo Chigi ogni settimana, sotto la direzione del sottosegretario Alfredo Mantovano. Repubblica ieri sembra aver cercato di mettere zizzania nel governo, scrivendo che Matteo Salvini ne sarebbe rimasto fuori. La scelta di Meloni di convocare in seduta permanente il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, formalmente esclude il dicastero delle Infrastrutture, non previsto per statuto. Il leader del Carroccio è anche vicepremier e potrebbe partecipare in questa veste. Ma fonti della Lega, citate dal quotidiano romano, avrebbero fatto sapere che, ritenendo Mantovano «un accentratore», Salvini si sarebbe limitato a chiedere i risultati quando se ne sarebbe presentata l’occasione, sentendosi libero di criticare l’operato del governo. In realtà, ieri pomeriggio, le agenzie di stampa hanno precisato che Salvini è permanentemente invitato e che «parteciperà a ogni riunione». Il Belgio intanto ha sospeso la possibilità per gli uomini soli richiedenti asilo di essere ospitati nei centri di accoglienza del Paese. E il governo è stato attaccato dalla Rete degli avvocati progressisti: «Il messaggio che passa è che gli uomini single sono meno umani di chi ha famiglia o dei minorenni». Già in passato i tribunali Ue avevano condannato il Belgio per non aver favorito il rifugio in diverse occasioni. Tuttavia il governo sembra fermo su questa decisione.
Tampone Covid (iStock)
Stefano Merler in commissione confessa di aver ricevuto dati sul Covid a dicembre del 2019: forse, ammette, serrando prima la Bergamasca avremmo evitato il lockdown nazionale. E incalzato da Claudio Borghi sulle previsioni errate dice: «Le mie erano stime, colpa della stampa».
Zero tituli. Forse proprio zero no, visto il «curriculum ragguardevole» evocato (per carità di patria) dall’onorevole Alberto Bagnai della Lega; ma uno dei piccoli-grandi dettagli usciti dall’audizione di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler in commissione Covid è che questo custode dei big data, colui che in pandemia ha fornito ai governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi le cosiddette «pezze d’appoggio» per poter chiudere il Paese e imporre le misure più draconiane di tutto l’emisfero occidentale, non era un clinico né un epidemiologo, né un accademico di ruolo.
La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.
Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.
Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.






