2020-09-24
La svolta epocale
sui migranti è la solita presa in giro
Più passano i giorni e più si intuisce qual è la merce di scambio con cui Giuseppe Conte ha ottenuto i famosi 209 miliardi, ovvero i quattrini con cui spera di conservare la poltrona per altri tre anni. Giuseppe Liturri ha già spiegato sul nostro giornale che i fondi dovranno essere anticipati da noi stessi, per poi essere rimborsati da Bruxelles: denaro che però verrà sganciato solo se verranno rispettate le direttive dell'Unione Europea. In poche parole, significa che non solo avremo i soldi con il contagocce, ma pure che l'Europa vorrà mettere il naso nel modo con cui li spenderemo, stabilendo, bontà sua, le riforme che dovremo varare e imponendo le regole da rispettare, pena non vedere un centesimo dei tanti promessi. Ciò fa capire che non ci aspetta una passeggiata lastricata di miliardi, ma al contrario niente di buono, perché le decisioni e le politiche da adottare sono sottratte al nostro Parlamento e alla nostra sovranità, come prima e più di prima. In prospettiva infatti, l'Italia si trasformerà in una Repubblica in libertà condizionata, dove la politica sarà al guinzaglio non dell'Europa, ma di alcuni Paesi europei che già oggi sono nostri concorrenti, e in futuro lo saranno ancora di più.C'è stato un tempo in cui la Germania era considerata la locomotiva europea, in grado di correre a una velocità doppia degli altri. Per molti era il Paese da prendere ad esempio: determinato, rapido, efficiente, capace di integrare centinaia di migliaia di immigrati e di dare loro un lavoro. Oggi però la situazione è un po' diversa e non soltanto perché si scopre che gli stranieri accolti così amorevolmente da Frau Merkel non si sono integrati e a volte vivono di sussidi, bensì perché, impipandosene delle regole di Bruxelles che vorrebbe tornare a imporre bilanci statali senza deficit e debiti, i tedeschi comunicano che non hanno intenzione di rispettare i parametri di Maastricht almeno fino al 2024. In pratica, Berlino manda in frantumi il disegno stesso dell'Unione. Perché senza aspettare vertici a tre o a 27, dice che farà quel che le pare, ignorando le norme comunitarie e facendo soprattutto gli affari propri. Ovviamente questa non è una buona notizia, perché mentre a noi si legano le mani, dietro il ricatto dei soldi che dovremmo ottenere, altri invece se le tengono libere, per fare ciò che ritengono più utile, magari anche quanto è contrario ai nostri interessi. Sì, insomma, a noi offrono soldi in cambio di sottomissione. La Germania invece, i soldi se li prende dove vuole e non ammette obiezioni dagli occhiuti guardiani dei conti comunitari. Un approccio che ovviamente fa la differenza, fra un'economia a sovranità limitata e un'altra che la sovranità la esercita come le pare. Tuttavia, non c'è solo la questione delle condizioni che vengono imposte dall'alto, con la collaborazione del commissario che abbiamo scelto di spedire a Bruxelles per rappresentarci, ossia Paolo Gentiloni.No, c'è anche di più e riguarda la questione migranti. Ricordate le tante chiacchiere riguardo alla redistribuzione dei profughi? L'Europa ci aiuterà, anzi l'Europa si farà carico di prendersi una parte degli extracomunitari sbarcati sulle nostre coste, dicevano Conte e compagni. Beh, belle speranze, perché alla fine non ci sarà nessuna redistribuzione. Il metodo Ursula non ha funzionato e alle parole non seguiranno i fatti. Ognuno farà per sé e chi non vorrà farsi carico degli immigrati potrà continuare a farlo, perché il cosiddetto accordo di Dublino (quello in base al quale del migrante deve farsi carico il Paese europeo dove chi va in cerca di accoglienza è arrivato) rimane in vigore e non è scalfito da alcuna mediazione.Oh, certo, a Palazzo Chigi proveranno a presentarlo come un passo avanti, ma in realtà dietro le parole non c'è nulla. La formula usata certo è originale, nel senso che da un lato si dice che ogni Paese europeo deve farsi carico dei profughi, ma poi nella sostanza si certifica che chi rifiuta non può essere costretto a farlo. Al massimo, gli si può comminare una multa, che poi multa non è, infatti la si è voluta chiamare sponsorizzazione. In pratica, se non vuoi i migranti, ne sponsorizzi il rimpatrio, pagando il biglietto del ritorno a casa. Il problema è che i rimpatri sono pochi e dunque anche le spese, sempre che l'Europa riesca a farle pagare, si riducono a briciole. In poche parole, ammesso e non concesso che i 209 miliardi arrivino, non solo ce li farà sudare, ma indirettamente ce li farà pagare.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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