2024-09-18
Libri, mafia e flop: chi sono i pm anti Salvini
Calogero Ferrara finì sul «New Yorker» perché fece estradare un quasi omonimo di un trafficante eritreo. Marzia Sabella voleva un gettone da 1.000 euro per presentare un suo volume, il Csm la bloccò. Luigi Patronaggio era nel pool che inquisì il generale Mori.«Quando lo incontro sta seduto con i piedi sulla scrivania, indossa occhiali turchesi e fuma un sigaro Toscano». Calogero Ferrara, uno dei grandi accusatori di Matteo Salvini, è così famoso da essersi meritato sette anni fa qualche pennellata di colore dal prestigioso The New Yorker. La storia raccontata dall’inviato Ben Taub però era poco edificante, riguardava uno scambio di persona. Durante l’operazione Glauco, nell’intento di blindare il potente trafficante di migranti eritreo Medhanie Yehdego Mered, la procura di Palermo fece estradare dal Sudan il quasi omonimo Medhanie Tesfamarian Berthe, che non era seduto sull’oro dei disperati perché di mestiere faceva il falegname e vendeva latte. La rivista ultra chic ci andò giù pesante, ricostruì il pasticcio italiano (con la collaborazione degli inglesi) con la lente d’ingrandimento, titolò «Come non si risolve la crisi dei rifugiati» e parlò di «fallimento dell’azione penale nel contrasto al disastro umanitario». Con tono caustico fece sorridere mezza America. Grazie alla prova genetica e a una perizia sulla voce, dopo tre anni di carcerazione preventiva il tribunale siciliano dovette mandare assolto il falegname per scambio di identità.Il sostituto procuratore Ferrara, descritto nell’articolo come «sicuro e ambizioso, un uomo sui 40 anni con i capelli castani e ricci, la barba corta e una voce profonda e roca» ha comunque una carriera di prim’ordine. Palermitano di 53 anni, è componente della direzione distrettuale Antimafia, dei gruppi specializzati in materia di terrorismo, traffico e tratta di esseri umani. Sul fronte dell’immigrazione è ritenuto un esperto, nel 2013 si occupò della tragedia di Lampedusa (368 morti) e fu coinvolto nell’organizzazione di un team di investigatori di alto livello per smantellare la tratta dei migranti. Si è fatto le ossa nella ex Jugoslavia come procuratore del tribunale internazionale per i crimini di guerra, in particolare in Kosovo. Quando non è in prima linea si concede distrazioni letterarie. Ha scritto con il criminologo Francesco Petruzzella due libri. Il primo è La mafia che canta, originale viaggio fra i neomelodici che fiancheggiano la malavita in musica, esaltando la violenza e la sopraffazione. Il secondo, uscito prima dell’estate, si intitola L’armata del diavolo sempre sul tema Cosa Nostra. «Proprio per non spegnere la fiamma dell’indignazione». È di stanza a Palermo dal 2000, collega dell’altra titolare dell’accusa nel processo al vicepresidente del Consiglio, Marzia Sabella. Nata a Bivona, in provincia di Agrigento, 59 anni fa, quest’ultima è figlia di avvocati e sorella di Alfonso Sabella, noto pm del pool Antimafia all’epoca di Giancarlo Caselli, poi responsabile delle carceri di Bolzaneto durante il G8 di Genova ed ex assessore di Roma Capitale nominato dallo sventurato sindaco piddino Ignazio Marino. Marzia Sabella diventa famosa a fine anni Novanta indagando sui pedofili del quartiere Ballarò di Palermo e istruendo il primo processo, con un perimetro accusatorio che sarà punto di partenza per la legge contro la pedofilia. Poi passa a occuparsi di mafia, entra nel pool che cattura Bernardo Provenzano, scala le gerarchie e conosce il mondo politico romano: dal 2013 al 2017 (governi Letta, Renzi e Gentiloni) fa parte della Commissione parlamentare Antimafia, chiamata dalla presidente Rosy Bindi. Quando torna a Palermo la mafia non è più una priorità, sulle prime pagine ci sono gli sbarchi, l’emergenza clandestini, quel ministro che vuole chiudere i porti e l’urgenza di «difendere i confini del diritto». L’anno scorso è stata al centro di una curiosa querelle: invitata a presentare al Salone del libro di Torino il suo libro Lo sputo (come Ferrara, non scrive solo requisitorie) non rinuncia al gettone di 1.000 euro e il Csm le nega l’autorizzazione a partecipare alla manifestazione.In una prima fase, il magistrato più determinato a contrapporsi alla politica salviniana sull’immigrazione clandestina è stato Luigi Patronaggio. Nel 2018 fu l’ex procuratore di Agrigento (oggi a Cagliari) a salire sulla nave Diciotti e a prefigurare l’ipotesi di «trattenimento illecito di persone a bordo», prodromo del sequestro di persona. L’anno successivo aprì un fascicolo sulla vicenda della motovedetta speronata dalla Sea Watch di Carola Rackete e chiese l’archiviazione dell’attivista tedesca «perché aveva il dovere di portare i migranti in porto». Poi indagò Salvini per la Open Arms.Patronaggio è un pezzo da 90. Ex funzionario delle Poste, protagonista delle inchieste su mafia e appalti, ha nel suo carnet nomi eccellenti. Quando era a Palermo indagò Angelino Alfano, chiese la condanna di Marcello Dell’Utri e durante il tormentone della presunta «Trattativa» Stato-mafia, fece parte del pool che inquisì il generale Mario Mori, assolto definitivamente dopo un calvario giudiziario. Patronaggio è stato vice di Roberto Scarpinato, oggi senatore del Movimento 5 stelle, che lo stima enormemente. Per dare un segnale sulle sue convinzioni riguardo ai migranti ne fece assumere sei, appena sbarcati, dal tribunale di Agrigento.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.