2021-10-18
«Chi è contro il certificato non si sente libero di dirlo»
Marco Melandri (Mirco Lazzari gp/Getty Images)
Il campione delle moto Marco Melandri: «Sono sceso in piazza, è giusto manifestare in una democrazia. Mi oppongo al pass, non ai vaccini. Però s'è creato un clima che non tollera il dissenso».Fare polemica «davvero, non mi interessa». Dopo che sui social ha preso posizione contro il green pass, Marco Melandri se ne è sentite dire tante. Selvaggia Lucarelli gli ha fatto la morale, accusandolo di «disinformazione gravissima», che «non si può perdonare a un personaggio pubblico» perché quel che scrive «può costare vite umane». Se «Macho» parla oggi con La Verità è perché il suo è un ragionamento che non si riassume in un titolo acchiappa-clic, così come la sua storia. «Di andare in tv o in radio a parlarne non mi va: verrei solo strumentalizzato». Campione del mondo di motociclismo della classe 250 nel 2002, nella sua carriera Melandri ha corso sulle piste di tutto il mondo, collezionando successi. Esordio a 15 anni su una 125, ha in tasca 44 vittorie. «La mia vita, una delle cose più belle del mondo», ricorda oggi con emozione. Vive a Pinzolo, si è trasferito in Trentino nel 2018, una scelta fatta per vivere accanto alla figlia, Martina, nella natura. L'accento resta quello di sempre, romagnolo doc.Chi è oggi Marco Melandri?«Un ex professionista dello sport, senza rimpianti perché ha dato il massimo, sempre. Oggi so che se anche ho fatto scelte sbagliate era perché, allora, di alternative non ne avevo. Lo sport continua a far parte della mia vita: il divertimento oggi è sulla sella di una bici enduro, in mezzo ai monti». Persino tra i commenti sul green pass c'è qualche fan che non si rassegna e chiede: tornerà sulla moto?«Lo escludo. Non ne ho nostalgia, no, devo dire la verità. Sono una persona diversa rispetto a quando correvo: a un certo punto ho capito che si può vivere senza stress».Troppa pressione?«Ho iniziato da bambino, a 8 anni, la pressione per me è sempre stata una cosa naturale, normale. Ma che tu lo voglia o no, il tempo passa inesorabile, ed è la vera risorsa scarsa della vita. Era arrivato per me il momento di cambiare, bisogna essere realisti».Oggi le due ruote restano comunque un mestiere: è una delle voci tecniche di Dazn per il MotoGp. «Alta professionalità e divertimento, sono contento. Squadra giovane, sono il più vecchio». Con un certo gusto del rischio, visto il clima, qualche giorno fa ha scritto su Instagram che è giusto manifestare, pacificamente ovviamente, in dissenso sulle nuove norme del certificato. «Venerdì ho partecipato anch'io a un corteo. Non ho nessuno a cui rendere conto, voglio semplicemente poter dire che, per me, quel che sta accadendo non va bene. Anche scendendo in piazza. Ho amici vaccinati e amici che hanno scelto di non farlo: parlo con tutti, si tratta di una scelta personale, null'altro». Non le manda a dire, parla di dittatura. «E cos'altro è quella che stiamo vivendo? Non era questa una Repubblica democratica fondata sul lavoro? Perché oggi occorre pagare per lavorare, se si fa una scelta diversa dal vaccino? Ma la prego, è importante chiarire: io non sono un no vax. Occorre dirlo, perché oggi se sei contro il certificato ti definiscono in modo improprio. Si tratta invece di una scelta delicata, con possibili innegabili effetti collaterali. Occorre rispetto per le decisioni di ciascuno sulla propria salute». Lei, classe 1982, non si è vaccinato. «No, anche perché di recente ho avuto il Covid». Quando?«A marzo sono arrivati febbre alta e mal di testa. Ho fatto i test fai da te, quelli che vendono nelle farmacie, erano positivi e ho aspettato che diventassero negativi per alcuni giorni di seguito prima di uscire di casa. Curandomi da solo, con i consigli di dottori amici: secondo il medico di base non avrei dovuto prendere nemmeno un antinfiammatorio. I protocolli sono troppo rigidi, tanti dottori hanno paura, e anche questo è un problema di cui si parla troppo poco». Quindi non ha fatto nessun tampone molecolare.«Esatto. Avessi dovuto aspettare la burocrazia, visti i ritardi di questo sistema, avrei perso giorni preziosi. Dopo tre settimane sarebbe iniziato il mondiale di MotoGp e non volevo perderlo». Perciò niente green pass?«Non ce l'ho. Se vuole le racconto come è andata perché ben fa capire l'assurdità di come vanno le cose». Prego.«In luglio decido di sottopormi al test sierologico. Il risultato è molto chiaro: il valore degli anticorpi è alto. Mi chiama quindi l'igiene pubblica, mi chiede dove avessi preso il virus e come sia andata. Spiego tutto, finisce lì. Qualche settimana e li richiamo io: era spuntata la novità del green pass, ho chiesto di poterlo avere. Mi hanno risposto che a loro non risultava che io mi fossi ammalato. Proprio loro, che mi avevano chiamato dopo il test. Sarebbe una barzelletta, se ci fosse qualcosa da ridere». Per avere il pass dovrebbe quindi vaccinarsi?«Così mi han detto, ovviamente. Ho chiesto di rimando: ma non si fa per avere gli anticorpi? Cosa mi serve se gli anticorpi li ho già? Nessuna risposta. Io non avrò studiato, ma questa mi pare una presa in giro». Non converrebbe far l'iniezione e togliersi il pensiero?«No, perché alcuni casi in famiglia, a seguito dei quali ci siamo sottoposti tutti a esami, attestano che siamo predisposti a trombosi geneticamente. Quindi, grazie, ma no. E non mi risulta che chi abbia ripreso il Covid per la seconda volta abbia, statisticamente, subito gravi conseguenze: ho cercato i dati, non li ho trovati. Evidentemente non sono significativi». Ha scritto che la fanno incazzare quelli che le chiedono una foto insieme e si abbassano la mascherina. «C'è chi ha educazione, ma tanti la tolgono e mi dicono: tanto sono vaccinato. Come se questo fosse una garanzia. Non ho paura, mi fa arrabbiare la mancanza di rispetto». Qualche giorno fa era a Dubai. Sotto una sua foto, davanti al mare, su Instagram la scritta «libertà». «Ero lì per vacanza. Dubai è un posto dove la gente usa il buonsenso e si vive senza le assurde restrizioni che ci sono qui, senza alcun certificato. Gliene racconto un'altra. Di ritorno a Milano Malpensa ho pagato 20 euro per sottopormi a un tampone rapido privato, seguendo come è ovvio le regole. Ci hanno assicurato che avremmo avuto il pass. Iniziava il weekend, non ci è mai arrivato, non ci hanno più risposto al telefono. La persona che era con me non ha potuto prendere il Frecciarossa per tornare a casa, perché le hanno impedito di salire». Come ha fatto?«Treno regionale, stipato di persone, in piedi per tre ore senza distanziamento. Perché sui regionali il pass non è obbligatorio. Capisce che poi a uno viene da chiedersi se quanto stanno facendo sia davvero per la salute della gente, o se sia invece per avere un controllo sempre più stringente su tutti noi».Da tre giorni occorre il codice anche per andare a lavorare. «Devi averlo per scegliere il rappresentante di una classe di 12 alunni delle elementari, ma non per andare a votare i politici. Non mi sembra ragionevole. Va bene, basta un tampone ogni due giorni, ma non sono disponibili: ho cercato di prenotarne uno perché devo andare a Milano per lavoro, non ho trovato posto in nessuna farmacia nel raggio di chilometri. Non mi parlino di mettere un freno alla pandemia, quando si sa che anche i vaccinati prendono e possono trasmettere il virus». Con meno rischio di ospedalizzazione.«Bene, quindi è una protezione personale, nulla più». Pronto ai tre tamponi a settimana?«Dove lavoro io i tamponi si fanno ogni 24 ore, vaccinati e non, perché hanno trovato dei vaccinati positivi che erano asintomatici. E hanno contagiato altri vaccinati. Quindi, per non saper né leggere né scrivere, fanno tamponi a tutti. Giusto così, anche se penso che lo Stato dovrebbe fornire tamponi gratis a ogni azienda all'ingresso visto che il vaccino è gratis». Quanti follower ha perso dopo le sue esternazioni?«Non così tanti, a dire il vero. Degli insulti non mi preoccupo: su Internet puoi trovare di tutto, da sempre. Non sa in quanti mi hanno scritto in privato per dirmi che ho ragione». Sportivi? Gente nota? «Non farò mai i nomi, ma le assicuro c'era gente nota e con credibilità, che evidentemente non ha voglia di entrare in una bagarre mediatica, ma la pensa come me». Nel suo ragionamento ha coinvolto anche sua figlia, i bambini. «Sì, perché tutto questo li sta toccando profondamente. Sento gli amichetti di mia figlia giocare al parco e parlare di vaccini e certificati, e mi arrabbio perché gli adulti stanno scaricando su di loro la propria frustrazione. Se hai il pass sei buono, se non lo hai sei cattivo: li vedo cominciare a ragionare così, da razzisti, loro che devono ancora scoprire la vita e che per colpa dei grandi iniziano a dividere le persone».Presto un vaccino per i bambini. «Ai quali imponiamo le mascherine per 6, 8 ore consecutive, anche se c'è uno studio che dimostra come su oltre 90.000 bambini non sia stato riscontrato nemmeno un caso di trasmissione del Covid? E i rischi di miocarditi? Piuttosto, mia figlia, la terrò a casa».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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