
I legali esperti in scandali avevano già presentato, per conto di un rifugiato, un esposto alla Cpi nel 2019. Citando Renzi e Gentiloni.Abbiamo i nuovi Luigi Li Gotti, avvocati affamati di telecamere pronti a saltare sul caso del momento. Sono l’israeliano Omer Shatz (docente di Diritto internazionale e direttore del Dipartimento legale pro-migranti Front-Lex), ma soprattutto lo spagnolo Juan Branco, noto alle cronache per gli scandali che ha cavalcato e di cui parleremo tra breve. Ebbene questi giovani legali, Branco è un classe 1989, ieri hanno fatto sapere di aver inviato una denuncia di 23 pagine al procuratore generale della Corte penale internazionale dopo quella dieci volte più corposa depositata nel 2019 e riguardante la strage di migranti in mare che sarebbe avvenuta tra il 2014 e il 2019. I due professionisti fecero sapere di aver denunciato l’Unione europea e in particolare l’Italia, la Germania e la Francia per crimini contro l’umanità (gli stessi contestati oggi al generale libico Osama Almasri), colpevoli di aver «volontariamente causato più vittime con l’abbandono di Mare nostrum».Shatz e Branco accusano Bruxelles di aver cambiato linea sui migranti dopo la caduta del leader libico Muhammar Gheddafi, lasciando i disperati sui barchini in balia dei marosi «al fine di dissuadere altri in simili situazioni dalla ricerca di un rifugio sicuro in Europa». Per i due accusatori questa decisione ha trasformato «il Mediterraneo centrale nella rotta migratoria più letale del mondo, dove tra il gennaio del 2014 e la fine del luglio 2017, sono morte oltre 14.500 persone». Sono gli anni in cui in Italia governa la sinistra e pure in Europa, tanto che Shatz e Branco chiamano in causa Emmanuel Macron, Angela Merkel, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, gli ex ministri ministro dell’Interno Angelino Alfano, Marco Minniti e, ultimo, della lista, anche Matteo Salvini. La denuncia che colpisce così duramente la sinistra all’epoca ottiene solo qualche trafiletto sui giornali italiani. Da allora non sembra che nessun dei politici citati sia finito sotto processo davanti alla Corte internazionale. Ma la notizia è improvvisamente divenuta ghiotta quando, dopo aver letto del caso Almasri, i due avvocati hanno deciso di integrare, così sembra, la loro vecchia querela che era finita ad ammuffire in un cassetto. Improvvisamente la notizia ha occupato tutti i principali siti d’informazione. «Almasri fascicolo all’Aja sull’operato del governo italiano» ha subito rilanciato l’Avvenire. «”Ostacolo all’amministrazione della giustizia” […] è questa l’accusa al governo italiano» ha trillato l’inviato del quotidiano dei vescovi Nello Scavo. Che ha specificato: «A scrivere ai giudici internazionali attraverso i suoi legali è stato un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito in Libia». Scavo ha anche dovuto ammettere che, secondo la Corte, «non ci sono casi contro il governo italiano o indagini su pubblici ufficiali italiani» e che «qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni». La vecchia testimonianza del cittadino sudanese sarebbe finita tra gli allegati dell’atto d’accusa che ha portato alla richiesta di arresto di Osama Almasri.Ma in quella dichiarazione il generale viene citato quasi incidentalmente. Il migrante lo nomina quando racconta di essere stato fatto prigioniero dalla Guardia costiera libica mentre tentava di partire per l’Italia: «Fummo portati a Zawiya e trasferiti in una prigione dove fummo tenuti in container accanto a un edificio a più piani. Le guardie ci hanno detto: "Ognuno di voi deve pagare 2.000 dinari e noi ti porteremo al punto dove sarai recuperato. Paga o se non hai soldi, ecco un telefono, chiama la tua famiglia perché ci mandi i soldi. Un agente può riscuotere i soldi a Tripoli. Chi non paga, lo trasferiremo nella prigione di Osama"». Stop. L’Espresso, che pubblicò la dichiarazione del rifugiato sotto forma di colloquio, svelò l’identità dell’uomo, Alnoor Mohammadiaen Adam, e aggiunse, rispetto al testo contenuto nella denuncia solo questa frase: «Mia moglie è morta 48 ore dopo (l’arrivo in Italia, ndr) per gli stenti e le violenze che aveva subito». Il poveretto avrebbe sperimentato le carceri libiche nel luglio del 2016, quando la pratica migratoria era gestita dal ticket Renzi-Angelino Alfano: «Siamo stati trattenuti per 15 giorni, io e mia moglie siamo stati separati. Non voglio parlare di ciò che le è successo. Alla fine, mia moglie è riuscita a chiamare i suoi fratelli che hanno mandato soldi per farci uscire. I 15 giorni sono stati molto difficili. Avevamo un bicchiere d'acqua al giorno. Se chiedevamo di più, ce ne davano meno di un bicchiere d'acqua, "affinché non ci disturbi chiedendoci di andare in bagno". Anche il cibo era disgustoso. Hanno assunto alcuni di noi come lavoratori presso datori di lavoro locali, per 35 dinari al giorno, avvisando i datori di lavoro di non lasciarci scappare. […] Dopo 15 giorni ci hanno rimessi in mare».All’epoca la storia ebbe poca eco. Quotidiani e tg non diedero spazio alla questione, a parte rarissime eccezioni. Adesso il rifugiato avrà ben altra visibilità, nonostante l’asciuttezza delle sue accuse e l’assenza di contestazioni specifiche ad Almasri. Che, forse, saranno state aggiunte nell’aggiornamento della denuncia. Insomma, come è successo con l’esposto di Li Gotti, quello di ieri sembra un caso mediatico costruito a tavolino, attraverso una rete internazionale di giornalisti e avvocati sempre a caccia di riflettori.Come il giovane Branco che ha iniziato molto presto la sua carriera mediatica. Il trentaseienne, figlio di una psicanalista spagnola e di un produttore cinematografico portoghese, dopo aver studiato nelle migliori scuole di Francia ed essersi perfezionato a Yale, ha dato scandalo. Ha collaborato con Julian Assange, con Wikipedia, con l’ex premier di destra Dominique de Villepin, con i socialisti di Francois Hollande, si è candidato alle elezioni con l’estrema sinistra di La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ha manifestato con i gilet gialli di cui è diventato legale, è considerato molto legato alla Russia e si è fatto arrestare in Africa come sobillatore di folle.La classica biografia del radicale figlio di papà. È stato al centro anche di casi scabrosi come quello che ha portato alle dimissioni del pupillo di Macron, il candidato sindaco di Parigi Benjamin Griveaux. Branco è stato accusato di essere stato la mente dietro allo scandalo pornografico che ha affondato la carriera del politico. Branco, che aveva assistito all’assalto dei gilet gialli all’ufficio di portavoce del governo di Griveaux (venne salvato dalla polizia), avrebbe favorito la diffusione di un video che candidato, intento a masturbarsi, aveva inviato all’amante Alexandra De Taddeo. La donna si era poi fidanzata con l’artista russo rifugiato in Francia, Piotr Pavlensky, noto per performance come la crocifissione del proprio scroto sulla Piazza Rossa a Mosca. Branco sarebbe diventato complice di entrambi nella diffusione del filmato e loro avvocato dopo l’arresto della coppia. «Piotr Pavlenski? Un uomo coraggioso che ha mostrato ai francesi la fragilità di un potere che sembrava impossibile scuotere», dichiarò Branco ai media. «Ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto senza odio. Abbiamo solamente mostrato un disaccordo tra gli atti e le parole (Griveaux è un difensore dei valori della famiglia, ndr). L’abbiamo fatto in maniera selvaggia. Pavlenski ci è andato giù pesante, perché era il solo modo per far uscire questo genere di informazioni». Aurélie Filippetti, ex ministra della Cultura, ha definito Branco, suo vecchio stagista, un giovane «manipolatore e megalomane», ma anche «rusé», furbo, machiavellico, come ha ricordato Il Foglio.Le prodezze del giovane Branco non sono finite. Mentre era a scuola, avrebbe creato uno blog in cui i compagni venivano sottoposti a insulti sessisti e omofobi. Uno dei bersagli sarebbe stato il futuro ministro dell'Istruzione e premier Gabriel Attal. Nell'ottobre 2016 Branco avrebbe offerto assistenza legale al terrorista Salah Abdeslam quando non era ancora iscritto all'albo degli avvocati. Di fronte a cotanto curriculum non è facile prendere sul serio la sua denuncia. Comunque vale la pena ricordare che cosa lui e il collega Omer Shatz abbiano inserito nel loro esposto. L'atto di accusa, di 242 pagine,non contesta direttamente all'Ue e agli Stati membri di aver materialmente commesso i crimini contro i migranti, ma evidenzia che «avevano la conoscenza piena e in tempo reale delle conseguenze letali» delle loro decisioni. L'obiettivo delle cancellerie europee sarebbe stato quello di scoraggiare le partenze, senza curarsi delle vite umane messe in pericolo. Sul banco degli «imputati» finiscono anche i politici italiani. Di Alfano, per esempio, si ricorda che, il 16 aprile 2014, annunciò che Frontex avrebbe dovuto assumere «un ruolo guida nel dirigere e coordinare il pattugliamento nel Mediterraneo». Nel giugno dello stesso anno, Renzi espresse l'intenzione dell'Italia di «chiedere formalmente che Mare Nostrum diventasse una parte operativa di Frontex», iniziativa che avrebbe segnato il passaggio dalla missione italiana, stando all'esposto, «a un'operazione europea molto più limitata». Il dem Minniti avrebbe preso un impegno «diretto» con la Libia, «concludendo un accordo che avrebbe avuto effetti devastanti per migliaia di migranti». Anche Minniti sarebbe stato «consapevole delle condizioni nei centri di detenzione libici», ammettendo nel 2017 che c’era «un problema delle condizioni di vita di coloro che vengono salvati dalla Guardia costiera libica e riportati in Libia». Nel dossier trova spazio anche il testo di una sua lunga intervista. Gentiloni è accusato di avere firmato «il protocollo d'intesa con la Libia per il rafforzamento delle politiche di contenimento dei flussi migratori» e di avere «collaborato attivamente con le autorità libiche, anche dopo il forte aumento delle violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione libici». A Salvini viene imputato di aver «spinto per l'adozione di politiche estremamente restrittive, arrivando a impedire l'operazione di salvataggio delle Ong» e, nel 2018, di aver offerto «motovedette e addestramento alla Guardia costiera libica». Chissà se, dopo sei anni, e con la destra al governo, Branco e Shatz riusciranno finalmente a ottenere soddisfazione.
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Regole da adottare, ruolo degli idrocarburi e il contributo dell’atomo saranno i temi centrali dell’intervista del direttore Belpietro al ministro Pichetto Fratin. Poi tavole rotonde con esperti e manager attivi nel settore. Tutto l'evento sarà trasmesso in diretta streaming sui nostri canali social e sito web.
Clicca qui sotto per consultare il programma completo dell'evento con tutti gli ospiti che interverranno sul palco.
Evento La Verità Lunedì 15 settembre 2025.pdf
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)
Intanto la vedova dell’attivista promette battaglia: «Non sapete cosa avete scatenato».
L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.
Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier alla kermesse dell’Udc: «È morto un uomo che faceva paura perché era convinto delle sue idee. A chi non ha argomenti resta solo la criminalizzazione». Poi infilza Odifreddi: «Ad alcuni è lecito sparare?».