2025-05-29
Il Chelsea di Maresca vince la Conference League
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Enzo Maresca solleva il trofeo della Uefa Conference League vinto con il Chelsea a Breslavia contro il Betis Siviglia (Getty Images)
Con il trofeo vinto nella finale di Breslavia contro il Betis Siviglia, battuto 4-1 in rimonta, il club londinese entra nella storia essendo l'unico ad aver conquistato tutte e cinque le competizioni Uefa: Champions, Europa League, Supercoppa europea, Coppa delle Coppe e, da oggi, anche la Conference. Primo titolo per il tecnico italiano.Il Chelsea entra nella storia del calcio europeo conquistando la Conference League e diventando così l’unico club ad aver vinto tutte e cinque le competizioni Uefa: Champions League, Europa League, Supercoppa Europea, Coppa delle Coppe e, da oggi, anche la Conference. A Breslavia, nella cornice dello Stadion Wrocław colorata dai tifosi inglesi e spagnoli, la squadra di Enzo Maresca ribalta lo svantaggio del primo tempo e nella ripresa travolge 4-1 il Betis Siviglia nella notte perfetta che incorona anche il suo giovane tecnico al primo trionfo in carriera da allenatore.Non era cominciata bene per i Blues. Anzi, per tutto il primo tempo il Chelsea è sembrato l’ombra di sé stesso, schiacciato dalla freschezza e dalla brillantezza del Betis, che aveva colpito con merito al 9’ con Ezzalzouli, al termine di una splendida giocata di Isco. L’ex Real Madrid ha messo in mostra tutta la sua classe con una finta che ha mandato al bar mezza difesa inglese, prima di servire il numero 10 biancoverde per il diagonale dell’1-0. Solo un paio di interventi prodigiosi di Jorgensen hanno impedito al Betis di raddoppiare e forse anche triplicare prima dell’intervallo. Gli uomini di Pellegrini, sostenuti da una curva caldissima, hanno giocato un primo tempo perfetto, sulle ali dell’entusiasmo.Ma nel secondo tempo il copione si è completamente rovesciato. Maresca ha cambiato volto alla partita inserendo Reece James - acclamato dalla curva londinese per tutto il primo tempo - e Sancho. E al 65’ è arrivato il pareggio con Enzo Fernandez, lucido nell’inserimento e puntuale a deviare di testa il cross velenoso di Palmer. È stato l’inizio del crollo andaluso. Poco dopo, al 70’, ancora Palmer, premiato come miglior giocatore della partita, ha pennellato un assist perfetto per Jackson che, con il petto, ha messo dentro il 2-1. In cinque minuti il Chelsea ha ribaltato tutto. Il Betis non si è più ripreso. La squadra, che nel primo tempo aveva dominato, si è sciolta come neve al sole. All’83’ Sancho ha firmato il 3-1 con un gran destro a giro, poi Caicedo ha calato il poker al 91’ su assist del solito instancabile Fernandez. Festa totale per i Blues, che sugli spalti hanno ballato con i tifosi sulle note di Freed from desire, l’ormai consueto inno delle notti di gloria. Maresca, al primo trofeo da allenatore, si prende la scena con un trionfo che, come si è augurato lui stesso durante la conferenza post partita, potrebbe essere l'apertura di un nuovo ciclo per il Chelsea. Dopo mesi difficili, ha plasmato una squadra capace di crescere partita dopo partita fino a dominare in finale, oltre alla qualificazione alla prossima Champions League ottenuta grazie al quarto posto in Premier League.Onore, però, al Betis. Per una notte ha accarezzato il sogno di un trofeo europeo che manca da sempre. Lo ha fatto con coraggio, gioco e anima. Quell’anima che affonda le radici negli anni bui del manquepierda, quando tra il 1947 e il 1958 il club cadde nella terza divisione spagnola, ma trovò lì la sua identità. «Il Betis si costruì un morale indistruttibile a prova di sconfitte», scrisse Joaquín Romero Murube. Ed è stato così anche a Breslavia: nonostante il crollo, i tifosi biancoverdi hanno continuato a cantare, chiudendo la serata con una commovente sciarpata che ha unito squadra e pubblico nel nome di un amore incondizionato.Il Chelsea ha vinto e ha sollevato al cielo il trofeo. Ma il Betis, anche perdendo, ha ricordato a tutti cosa significa esserci comunque: «¡Viva er Betis manque pierda!».
Alice Weidel (Getty Images)
Benedetta Porcaroli (Ansa)
Benedetta Scuderi, Annalisa Corrado, Arturo Scotto e Marco Croatti (Ansa)