2024-11-14
Maurras e l’elogio della Grecia classica contro la Rivoluzione francese
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Charles Maurras (Getty Images)
In un saggio ripubblicato di recente, il teorico del nazionalismo francese difende i valori della classicità dalla appropriazione indebita che ne fecero Rousseau e i giacobini.Il nome di Charles Maurras, uno dei più importanti agitatori culturali europei dell’inizio del Novecento, è caduto da diversi anni in uno strano oblio: troppo coinvolto con i fascismi per essere ricordato dalla cultura ufficiale, ma troppo poco organico agli stessi per finire nel pantheon della destra più o meno radicale. La casa editrice milanese Oaks ha tuttavia ristampato di recente alcune sue opere che rendono nuovamente disponibile ai lettori contemporanei un pensiero certo «scorretto» e a tratti superato, ma sempre splendidamente formulato e argomentato. Uno di questi volumi è Lo spirito classico della rivoluzione. Scritti di politica e letteratura. Prima di entrare nel merito, ricordiamo tuttavia per sommi capi chi è stato Maurras.Nato nel 1868, un secolo esatto prima delle rivolte che egli avrebbe sicuramente fulminato con scritti al vetriolo, Maurras fu il principale teorico del movimento nazionalista e monarchico dell'Action française, movimento politico francese sorto intorno alla omonima rivista fondata nel 1899 e trasformata poi in quotidiano (1908-44). Espresse le sue teorie politiche in molti saggi, tra cui Enquête sur la monarchie (1901) e Mes idées politiques (1937). Ebbe parte attiva nell'affare Dreyfus, conquistandosi un ruolo da protagonista nella pubblicistica nazionalista a tinte anche antisemite. Fu il maestro di tutta una generazione di intellettuali, da Drieu La Rochelle a Rebatet e Brasillach, che poi formarono l’ossatura del collaborazionismo intellettuale. Laddove questi ultimi condividevano con i fascismi l’entusiasmo per una certa modernità energica, veloce e dinamica, Maurras fu invece un nemico risoluto di tutto il pensiero moderno. Condannato dalla Chiesa di Roma (1926), si sottomise nel 1939. Sostenne il fascismo italiano, ma non Germania hitleriana, che incarnava ai suoi occhi il riemergere dell’eterno nemico tedesco della Francia. Dopo la disfatta del 1940 divenne tuttavia uno dei più autorevoli consiglieri del maresciallo Pétain. Condannato nel 1945 alla reclusione perpetua per la sua collaborazione col governo di Vichy, fu graziato nel 1948. Morirà nel 1952.Propugnatore di una Francia cattolica e nazionalista, Maurras fu tuttavia anche un grande ammiratore del classicismo e con una segreta vena «pagana». Da qui alcuni dei saggi raccolti nel volume pubblicato da Oaks. Come quello, che dà il titolo al volume, in cui Maurras rifiuta l’identificazione tra lo spirito rivoluzionario del 1789 e la classicità, dovuta a certi riferimenti estetici e culturali che animarono la rivolta giacobina. Ma per il teorico francese i due mondi non potevano essere più diversi: «Un errore deplorevole dovuto, forse, a pregiudizi da professore o da ex allievo, ha condotto il nostro maestro, Taine, a qualificare classico lo spirito che preparò la rivoluzione. Se riflettiamo un po' possiamo capire come l'antichità classica vi ebbe una parte infima. Nella bibliografia rivoluzionaria non troviamo come libri classici che la Repubblica di Platone e le Vite parallele di Plutarco, incluse perché il padre e dottore delle idee rivoluzionarie, Rousseau, ha attinto dai due libri non la sostanza, ma alcune forme di linguaggio».Se non fu il classicismo, allora qual era il mito fondatore della rivoluzione francese? Maurras traccia una genealogia precisa, che rappresenta anche un valido atlante delle sue personali idiosincrasie: «La rivoluzione è venuta da tutt'altra parte: la Bibbia della Riforma, gli statuti della Repubblica di Ginevra, i teologi calvinisti, il vecchio fermento individualista della Germania, al quale la Svizzera trilingue serviva già da intermediario europeo, infine gli slanci personali di una sensibilità non trattenuta dal costume ereditario, né da uno studio approfondito, né da una ragione molto sana: ecco le umili cause delle idee che nacquero nello spirito di Rousseau».Di tutt’altra pasta era invece lo spirito classico, di cui Maurras tesse l’elogio nelle pagine veramente ispirate in cui racconta il suo viaggio in Grecia. L’Ellade, nel testo, cessa di essere una terra in carne e ossa per divenire un’idea: «Ciò che io lodo non sono proprio i greci, ma l'opera dei greci; e la lodo non in quanto greca, ma in quanto bella. Non perché sia greca noi ci avviamo verso la bellezza, ma perché è bella noi corriamo verso la Grecia».
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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