2025-06-11
Cgil abbandonata da operai e precari. Fumarola (Cisl): «Voto inappropriato»
La leader della Cisl, Daniela Fumarola (Imagoeconomica)
Seggi «affollati» solo nelle grandi città: dove il lavoro manca nessuno segue più il sindacato rosso, in rotta con le altre sigle.I quesiti referendari, quelli sul lavoro, avrebbero dovuto essere tagliati su misura per i precari, per i disoccupati, per chi vive in una situazione di marginalità. Sembra ancora di sentire i proclami della sinistra, l’arringa di piazza del leader della Cgil, Maurizio Landini, che si sbraccia chiamando a raccolta le fasce più deboli del mercato del lavoro. Andando ad esaminare, però, i risultati della consultazione popolare nel dettaglio, emerge che a questa chiamata quei diretti interessati hanno risposto picche, hanno cioè disertato le urne. Forse intuendo che i referendum, in realtà, celavano il tranello di una finalità essenzialmente politica e che l’interesse dei promotori era assolutamente altro rispetto alla precarietà occupazionale. La cartina tornasole di questo ragionamento è che, invece, all’appello «accorato» della sinistra e della Cgil, di correre alle urne quasi fosse in gioco la democrazia, hanno risposto e nemmeno tanto in massa i «Ztl people» , i residenti dei centri storici delle grandi città e, tra queste, i centri urbani del Nord. Il resto delle città e le zone più periferiche hanno disertato il voto o optato per il no. Molti elettori, inaspettatamente secondo Pd e Cgil, hanno scelto di sostenere le riforme del diritto del lavoro e di non farsi strumentalizzare. Un messaggio inviato soprattutto a Landini affinché torni a fare sindacato.Ed è quanto gli manda a dire anche la leader della Cisl, Daniela Fumarola, che ieri, intervenendo al congresso della Fnp, la categoria dei pensionati, ha espresso «rammarico» per l’uso «inappropriato del referendum per temi importanti come lavoro e cittadinanza». Assicurando che la Cisl «continuerà a lavorare perché la legge venga modificata in Parlamento e anche per affrontare i temi del lavoro nelle sedi opportune con la contrattazione, il confronto e la concertazione per dare risposte al tema della qualità del lavoro».Sono le stesse considerazioni, espresse in percentuali, uscite dalle urne. Non a caso, l’affluenza più alta, secondo i dati elaborati da YouTrend, è stata al Nord: Firenze (47,0%), seguita da Torino (41,4%), Milano (36,8%), Bologna (47,7%), Roma (36,2%). Lapidario il commento del direttore di YouTrend, Lorenzo Pregliasco: «La politicizzazione dei quesiti, al di là del merito, ha allontanato una parte che non è militante. Inoltre, spingere sul pedale identitario non è bastato a mobilitare in forze l’elettorato dell’opposizione». Sintomatico il risultato nel Mezzogiorno, lì dove la precarietà occupazionale morde di più. I risultati sono stati sotto la media nazionale: 23,1% in Sicilia, 27,7% in Sardegna e 29,9% in Campania.Le percentuali dell’affluenza nelle due roccaforti dem, Toscana (39,1%) ed Emilia-Romagna (38,1%) la dicono lunga sul fatto che i quesiti siano stati un discorso tutto interno alla sinistra sganciato da qualsiasi considerazione sui contenuti e, di conseguenza, sulle reali esigenze del mercato del lavoro. Il consueto strabismo politico che continua a penalizzare la sinistra nei consensi.Altro dato significativo è la differenza tra grandi e piccoli centri. Nelle città con oltre 350.000 abitanti ci sono stati 7 punti percentuali in più di affluenza della media di tutti i Comuni. Secondo le analisi questo si spiega col fatto che nei grandi centri hanno votato gli elettori del Pd o vicini alla rete della Cgil. L’ennesima conferma che il sindacato di Landini ha perso consapevolezza del suo ruolo e della terzietà che dovrebbe caratterizzare un’associazione di difesa degli interessi dei lavoratori.Così, mentre salta da un comizio all’altro, alcuni contratti sono al palo. Il settore pubblico «oggi ha a disposizione 20 miliardi per tre tornate contrattuali ma siamo fermi perché c’è qualche sigla che non intende rinnovare questi contratti», dice sibillina la Fumarola. E ricorda a Landini la concretezza dei problemi. A cominciare dal salario minimo legale che «rischierebbe di schiacciare verso il basso tutti coloro che rientrano in un’applicazione contrattuale garantita per circa il 98%. Il tema è riportare all’interno della contrattazione i lavoratori al di sotto dei 9 euro, tenendo presente che contrattazione significa non solo salario, ma welfare, diritti e tutele». Altro richiamo è sul tema dell’aumento della produttività che «deve essere redistribuita sulle buste paga. Per farlo c’è bisogno di un investimento molto forte su formazione e competenze». Altro argomento è quello della sicurezza sul lavoro sul quale «non bisogna dividersi». Fumarola ha ricordato che «il confronto di venerdì al ministero del Lavoro sul tema della salute e sicurezza è importante perché per noi il tema è la prima pietra di un cantiere che bisogna aprire. È il primo comandamento». Questo richiede «obiettivi condivisi. Sarebbe ingiusto e poco qualificante per chi fa sindacato non trovare il modo per individuare strumenti allo scopo di permettere di lavorare in sicurezza. Ribadiremo che serve un investimento in formazione per lavoratori e imprese e nelle scuole, più ispettori, allargare la patente a crediti ad altri settori».
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)