2022-10-18
La Cei: «Manteniamo l’impegno del reddito di cittadinanza»
Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei (Imagoeconomica)
Il rapporto della Caritas segnala il massimo storico dei livelli di povertà in Italia.In Italia ci sono due milioni di poveri assoluti pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. È cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani. L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%). Malgrado la crescita del Pil registrata nel 2021 la povertà assoluta ha confermato i massimi storici toccati nel 2020, l’anno dell’inizio della pandemia da Covid. E soprattutto malgrado il reddito di cittadinanza, che è stato percepito da è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%). A dare i numeri sul disagio sociale è il 21° Rapporto della Caritas su povertà ed esclusione sociale dal titolo «L’Anello debole» presentato ieri nella Giornata internazionale di lotta alla povertà. E a rimarcare il bluff del reddito di cittadinanza che doveva «abolire la povertà» è stato il cardinale Matteo Maria Zuppi, il presidente della Cei, che nel suo video messaggio ha sottolineato: «Una cosa che mi ha colpito del Rapporto, e speriamo che il governo sappia affrontare con molto equilibrio, è il problema del reddito di cittadinanza che è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c’è un aggiustamento da fare ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione».Il Rapporto che prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di ascolto su tutto il territorio nazionale, analizza anche i livelli di povertà in proporzione all’età: la percentuale di poveri assoluti si attesta al 14,2% fra i minori (quasi 1,4 milioni bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65 (valore sotto il la media nazionale). L’altro dato interessante è quello sulla povertà intergenerazionale o ereditaria e si usa la metafora dei cosiddetti sticky grounds e stichy ceilings. I «pavimenti e soffitti appiccicosi» cioè quelli che impediscono ai giovani di riscattarsi da situazioni sociali difficili. E se 6 giovani su 10 sono «poveri intergenerazionali», in Italia, se si nasce in una famiglia povera, occorrono 5 generazioni per salire la scala sociale (la media Ocse è di 4,5 anni).Come ha denunciato il cardinal Zuppi, «l’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo e pochi sono interessati ad aggiustarlo. Il problema non è soltanto cercare di fare quello che si può, ma bisogna fare quello che serve, quello che si deve, quello che ci viene chiesto, quello che è necessario per rispondere alle tante domande».La rete Caritas ha erogato nel 2021 quasi un milione e mezzo di interventi. Tre quarti degli aiuti riguardavano la spesa alimentare e circa il 5% sussidi economici per il pagamento di affitti e bollette che con i rincari per la transizione energetica hanno assorbito, oltre tre quarti delle spese e sono destinati ad aumentare. Sempre il Rapporto sottolinea che nel 2021 è cresciuta l’incidenza dei disoccupati o inoccupati che passa dal 41% al 47,1%; parallelamente si contrae la quota degli occupati che scende dal 25% al 23,6%. Risulta ancora marcato anche nel 2021 il peso delle povertà multidimensionali, come ha sottolineato il presidente di Caritas italiana, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, il 54,5% dei beneficiari ha manifestato due o più ambiti di bisogno. In tal senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità), le difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori. Nel capitolo finale il Rapporto offre alcune proposte di rafforzamento della capacità di presa in carico dei Comuni, anche attraverso il potenziamento delle risorse umane e finanziarie a disposizione e un miglior coordinamento delle azioni. Particolare attenzione secondo la Caritas va data ai nuovi progetti finanziati dal Pnrr, tra cui Gol (Garanzia occupabilità lavoratori), un programma pensato per rafforzare i percorsi di occupabilità di disoccupati, lavoratori poveri o fragili/vulnerabili, beneficiari di Rdc e di ammortizzatori sociali in costanza o assenza di rapporti di lavoro; si tratta di 3 milioni di persone da formare o riqualificare entro il 2025, di cui il 75% saranno donne, disoccupati di lunga durata, giovani under 30, over 55.
L'infettivologa Chiara Valeriana