2024-01-23
Cei in soccorso del Papa sulle benedizioni gay
Matteo Zuppi sdogana «Fiducia supplicans», un’apertura che arriva pochi giorni dopo il rigetto firmato da 11 vescovi olandesi. Tra i quali, secondo il vaticanista americano Allen, ci sarebbe uno dei nomi forti del prossimo conclave: il cardinale Willem Eijk.La Dichiarazione Fiducia supplicans, che ha aperto alle benedizioni per coppie «irregolari» e dello stesso sesso raccoglie il placet del cardinale Matteo Zuppi che ieri ha introdotto i lavori del consiglio permanete dei vescovi italiani a Roma. È un documento, ha detto l’arcivescovo di Bologna, «che si pone nell’orizzonte della misericordia, dello sguardo amorevole della Chiesa su tutti i figli di Dio, senza tuttavia derogare dagli insegnamenti del magistero».La linea è quella espressa anche dal cardinale Víctor Manuel Fernández, il prefetto della Dottrina della fede, che ha specificato nel suo comunicato stampa dello scorso 4 gennaio che nelle benedizioni veloci («10-15 secondi») ed extraliturgiche non si mette in discussione il matrimonio né si approva l’unione «irregolare». Ma è questione pastorale. Così ha ribadito ieri anche il cardinale Zuppi, dicendo che si tratta del «valore pastorale della verità cristiana», perché, come ha scritto il cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, su Avvenire, «pensare in questi termini la verità e il suo annuncio non toglie nulla alla sua integrità, ma rende consapevoli dello stretto nesso tra volontà salvifica di Dio e condizione storica dell’uomo».I vescovi italiani si mettono così dalla parte del sostegno a Fiducia supplicans, sebbene tra gli oltre 200 monsignori ci sono senz’altro voci dubbiose, tuttavia si può ben pensare che non si registreranno dichiarazioni disallineate. Parlando degli operatori di pace, Zuppi ha fatto un cenno al fatto che le «nostre Chiese devono abolire il linguaggio della discordia e della divisione, devono avere parole di pace, chiamando i fedeli a nutrire pensieri e sentimenti di pace». Il cenno non è casuale e non riguarda solo la questione della guerra, su cui il presidente dei vescovi italiani è certamente impegnato, ma va a colpire anche il punto dolente della frammentazione che si registra all’interno del popolo di Dio, questione che preoccupa molti presuli.L’apertura alla benedizione delle coppie «irregolari», però, ha riattivato la faglia sismica intraecclesiale che scuote l’unità. Dopo il rifiuto dei vescovi africani di compiere le nuove benedizioni sul suolo dell’Africa, voce profonda di una «periferia» ecclesiale di gran peso, di rilievo è stata la dichiarazione degli 11 vescovi di Olanda che il 17 gennaio hanno dichiarato che «non vogliono negare a nessuno il sostegno e la forza di Dio. È possibile dire una preghiera per i singoli credenti che si trovano in una relazione irregolare». Il passaggio sottile ma preciso la dice lunga: non si benediranno le «coppie», ma solo singole persone, utilizzando con attenzione la terza persona singolare per sottolineare il punto.L’Olanda non è una «periferia» emergente, ma è uno dei principali avamposti della secolarizzazione in Occidente e nel mondo. Nei Paesi Bassi le chiese diventano ristoranti, discoteche, palestre, e proprio il cardinale Willem Jacobus Eijk, già primate d’Olanda, disse una decina di anni fa che le chiese chiudono al ritmo di «cento all’anno, mille negli ultimi dieci anni». Il Paese dei tulipani è sempre meno noto per i suoi fiori e sempre di più per le sue conquiste «civili» come eutanasia, liberalizzazione delle droghe, utero in affitto, matrimonio omosessuale. La dichiarazione dei vescovi olandesi è, quindi, una interessante novità nel dibattito, perché l’equilibrio e la diplomazia del comunicato in un certo senso sanciscono proprio la posta in gioco. Non è quella di essere contro il Papa, né di voler rifiutare un giusto approccio pastorale, ma rileva la faglia che scuote la Chiesa non da oggi e non da Fiducia supplicans.Il dissenso alla benedizione pastorale delle coppie gay e «irregolari» non è originato da differenze «culturali» o scarsa capacità di comprensione e nemmeno può essere ridotto al vociare ululante di tifoserie buone per i social. C’è qualcosa in più. Qualcosa che sottotraccia lavora ai fianchi il dibattito ecclesiale, qualcosa che già era emerso chiaramente nel doppio Sinodo sulla famiglia del 2014-2015, a dire il vero già dalla relazione introduttiva al concistoro del febbraio 2014 del cardinale Walter Kasper e poi riemerso ad esempio durante la fase di «rinnovamento» dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.La discordia e la divisione sul cambio di paradigma della teologia e della dottrina morale ha una lunghissima storia, così come il problema spesso irrisolto del rapporto tra dottrina e pastorale. Si vorrebbe far pensare che in fondo tutto sia solo frutto di una errata comprensione dei media e delle semplificazioni giornalistiche, in realtà la polarizzazione è innanzitutto intraecclesiale.Il vaticanista americano di lungo corso John Allen Jr, sul portale cattolico statunitense Crux, ha fatto un analisi a partire dalla dichiarazione dei vescovi olandesi, concentrandosi sul ruolo del cardinale Willem Eijk, medico, bioeticista e teologo di rango, spesso critico proprio rispetto a talune aperture pastorali di questi anni. Secondo Allen il porporato olandese sarebbe un possibile candidato conservatore in un prossimo conclave. Allo stesso modo, però, si potrebbe dire che il placet del cardinale Zuppi di ieri rappresenta l’avanguardia del collegio cardinalizio più liberal.Ma il limite di una interpretazione solo politica è enorme. Proprio la crisi aperta dalle benedizioni pastorali per coppie «irregolari» ha svelato che non c’è questo alla base delle «discordie e delle divisioni» tra le chiese. Il terreno su cui si gioca il futuro della Chiesa è proprio nel rapporto tra dottrina e pastorale, quella sottile linea rossa su cui si consuma non tanto la vittoria di un partito ecclesiale quanto il compito affidato dal fondatore, la salvezza delle anime.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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