2023-11-08
La Cei convoca un tavolo sul fine vita
Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei (Imagoeconomica)
I vescovi organizzano un gruppo di lavoro negli stessi giorni in cui il governo italiano si attiva per salvare la bimba inglese. Dibattito necessario, ma servono parole chiare.Curiose coincidenze sui tavoli della vita. Da una parte si stava levando il caso per tenere in vita la piccola paziente inglese, Indi Gregory, la bambina nata nel febbraio del 2023 affetta da una malattia del Dna mitocondriale i cui medici, nel suo «best interest», intendono togliere il respiratore che la tiene in vita. Dall’altra parte la Segreteria della Cei, i vescovi italiani, convocavano per il prossimo 13 dicembre un tavolo di lavoro su «rilevanti questioni di natura etica». Mettendo al centro della sessione… il fine vita.La convocazione, secondo quanto apprende La Verità, è stata inviata dal sottosegretario don Gianluca Marchetti, il 2 novembre, quando già non solo il Bambin Gesù aveva dato il suo placet ad accogliere e curare la piccola, ma persino il governo italiano si era impegnato a pagare le cure. I convocati sono «alcuni rappresentanti di associazioni di ispirazione cattolica» e l’obiettivo è quello di un tavolo di lavoro e confronto che possa essere periodicamente convocato.Il giorno dei morti, o meglio della commemorazione dei fedeli defunti, in una strana cronotassi degli eventi, la lotta per la vita si imbatte su un tavolo convocato dai vescovi. Di certo c’è bisogno di un dibattito sui temi della vita, ma la speranza è che non diventi un fuoco di paglia. Perché proprio il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, qualche mese fa dalle colonne del Riformista si era arrampicato sui vetri della difesa della vita arrivando a sostenere che, pur non essendo personalmente d’accordo col suicidio assistito, riteneva «che una mediazione giuridica possa costituire il maggior bene comune concretamente possibile nelle condizioni in cui viviamo». Non a caso il quotidiano, diretto dal cattolico di scuola boy-scout Matteo Renzi, aveva giustamente titolato l’intervento: «Sul suicidio assistito è arrivato il momento di una legge».La materia è complessa e sulla sofferenza c’è poco da speculare, ma davvero questo incrocio di date e tavoli appare sintomatico. Se poi guardiamo il taglio medio in cui Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha collocato sulla prima pagina di ieri la notizia della cittadinanza italiana che il governo ha conferito alla piccola Indi, c’è da chiedersi se a guidare le vicende degli uomini è una più alta Provvidenza o un certo caso.Al tavolo convocato sul fine vita dovrebbe trovare posto anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, il quale si spera possa spegnere appunto eventuali fuochi di paglia e tenere fede alle sue parole pronunciate sul fine vita. «La Chiesa», ha scritto in un suo editoriale per Famiglia cristiana, «è una madre che non sopporta la sofferenza dei figli. Una madre non vuole alcun accanimento. Una madre accompagna con amore, togliendo la sofferenza, non la vita».Alla piccola Indi, che la sua vita ha iniziato da poco, spetta davvero un tavolo per la vita. Quella che ha come suo unico best interest di essere vissuta, così com’è, con l’amore dei suoi genitori, senza troppe circumnavigazioni dialettiche, ma solo, appunto, con l’amore che l’accompagna. Questo tavolo convocato il 2 novembre dai vescovi, con una tempistica sinistra rispetto alla cronaca, deve poter gridare ai quattro venti questa insostituibile esigenza. Se non vuole farlo all’unisono con le parole di Giorgia Meloni, lo faccia perlomeno con quelle del padre della piccola Indi, Dean Gregory: «Il mio cuore si riempie di gioia», ha dichiarato commosso, «perché gli italiani hanno dato a me e mia moglie Claire speranza e fiducia nell’umanità».Lo facciano le associazioni di ispirazione cattolica convocate dai vescovi, insieme ai vescovi. Ricordino a tutti che i cattolici italiani, se a volte sembrano non mostrare più troppa fiducia nel Creatore, almeno la hanno ancora nei confronti dell’umanità. Per evitare di pensare a sinistre coincidenze tra la convocazione di tavoli sul fine vita e la battaglia per la vita della piccola Indi, si eviti appunto che tutto si trasformi in qualche fuoco di paglia. Come ad esempio certe altre dichiarazioni del già citato monsignor Paglia che in occasione della vicenda di un altro piccolo paziente inglese, Alfie Evans, si avventurò in altre parole che sembravano far intendere l’estensione del campo dell’accanimento terapeutico fino a quello dell’eutanasia passiva. Al tavolo dei vescovi probabilmente si discetterà di una legge sul fine vita in Italia. C’è da chiedersi se gli assoluti morali («non uccidere») non corrano il rischio di finire affogati in un mare di dialogo pluralista, onde di calcoli politici e venti di buonismo. Perché la vita di Indi e quella di tutti gli uomini, da un tavolo cattolico non merita questo.